CRONACA
Ecco gli iron man della montagna. La sfida: 133 chilometri di corsa e 9'500 metri di dislivello
Questa sera parte da Airolo la seconda edizione del Trail Ticino. Una corsa massacrante di oltre 20 ore tra Leventina e Valle Maggia. Parla Marco Gazzola, che sarà tra i protagonisti

di Marco Bazzi

AIROLO – Partiranno questa sera alle 10 da Airolo. Percorreranno 133 chilometri correndo su è giù per le montagne tra Leventina e Valle Maggia. In venti-trenta ore copriranno un dislivello di 9'500 metri, dal Naret al Leit, dal Cadlimo al Ritom. Più che scalare l’Everest di corsa. Con poche soste e senza dormire.

Sono gli "iron man" della montagna, che parteciperanno alla seconda edizione del Trail Ticino. Arrivano da mezza Europa. E tra gli iscritti quest’anno pare ci sia anche un cinese.

Tra loro c’è Marco Gazzola, 42 anni, di Claro, che da 8 corre in montagna su lunghe distanze e per la prima volta si lancia in questa sfida. L’anno scorso era via e non ha potuto partecipare al Trail.

Gazzola, ci spiega come si fa a correre per 133 chilometri in montagna senza quasi fermarsi?

“La ricetta non ce l’ho. Si parte e passo dopo passo si arriva, non penso a quante ore e quanti chilometri farò, mi gusto l’ambiente notturno e quello che vedrò durante il giorno. Il piacere di essere in montagna.”

Sì, ma… sono 133 chilometri…

“Guardi, stasera saremo spinti dall’entusiasmo e dall’adrenalina della gara. Poi verso 5 cinque e mezza di sabato mattina, quando inizia ad albeggiare, diventa giorno, e in serata si spera di arrivare al traguardo. Ventitre, ventiquattro ore… 23 ore, sabato sera in serata per i primi la gara sarà conclusa. Chiaro, c’è anche chi se la prenderà più comoda calcola di metterci più di trenta ore. C’è anche chi si ferma qualche ora a dormire nei rifugi. Io no, mi fermerò solo per ristorarmi un po’.”

Lei si ritiene un "iron man"?

“Ma no, io corro fin da ragazzo. Giocavo a hockey e per mantenermi in forma correvo. Poi, circa otto anni fa ho  iniziato a correre su distanze lunghe. Per me è una passione”.

Lei abita a Claro e lavora a Rivera. È vero che ogni tanto va in ufficio di corsa?

“Più che altro il contrario. Dopo il lavoro ogni tanto torno a casa di corsa”.

Come ci si prepara a una sfida del genere che per la maggior parte della gente è roba da marziani?

“Oggi cercherò di riposare il più possibile, e di dormire qualche ora nel pomeriggio. Per il resto mi alleno molto: cinque volte a settimana correndo da una a quattro ore, e faccio lunghe escursioni. A volte mi alleno con l’amico Stefano Bernardoni, di Dalpe. Ci sarà anche lui questa sera. L’anno scorso è arrivato tra i primi, sfidando un violento temporale notturno”.

Sì, sappiamo che ogni tanto parte da Dalpe e va a bersi il caffè alla capanna del Campo Tencia ci corsa. Un’oretta ed è su. La gente normale ci mette due ore e mezza andando di buona lena…

“Ogni tanto ci andiamo insieme. Portiamo i giornali al gerente della capanna e poi scendiamo…”.

Diete particolari?

“Nessuna. Non sono uno che segue diete speciali, anzi mi reputo una buona forchetta e un buon bicchiere. È chiaro che questa sera prima di partire non mi mangio le costine. Magari domani sera, quando arrivo al traguardo”. 

Scusi, ma a un certo punto non si inizia ad aver male dappertutto?

“Certo, se tutto va bene a un certo punto del percorso si cominciano ad avere dolori articolari, se va male ti vengono le fiacche o ti capita qualche infortunio. È chiaro che dopo un po’ il fisico risente della sforzo. Infatti, forse al traguardo non ci arriveremo tutti. Io cercherò di arrivarci”.

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