Sinistra e Unione Europea, anche Enrico Borelli si schiera: "Ecco perché dico basta ai Bilaterali"
Con un articolo apparso stamane sul Corriere del Ticino, il segretario di UNIA Ticino si smarca: Ho il diritto di dirmi contrario a questa libera circolazione senza subire ridicoli accostamenti alla destra nazionalista, a Christoph Blocher o all’UDC"
BELLINZONA - "Ecco perché dico basta ai Bilaterali". Titolo eloquente che aggiunge un nuovo tassello al dibattito interno alla sinistra e ai sindacati ticinesi sui rapporti tra Svizzera e Unione Europea. A firmare l'articolo, pubblicato stamane dal Corriere del Ticino, un pezzo da novanta: il segretario di UNIA Enrico Borelli. Borelli, che è pure tra i fondatori di Forum Alternativo (una sorta di corrente di sinistra all'interno del PS), comincia il suo articolo con una lode della Libera Circolazione. Almeno per quello che è il principio. Sulla carta, in teoria. Un accordo, scrive, che mira realizzare "un mondo senza frontiere e dunque una società fondata sull’uguaglianza e autenticamente libera". Ma la realtà è un'altra: "La libera circolazione in vigore in Europa non è purtroppo quella delle persone descritta in entrata, ma quella della forza lavoro sfruttata da un padronato senza scrupoli. È una realtà che tocchiamo con mano anche in Svizzera, dove l’applicazione dell’accordo ha sin qui prodotto un costante imbarbarimento delle condizioni di lavoro e d’impiego: termini quali «dumping», «sostituzione di manodopera», «messa in concorrenza» o «caporalato», quasi sconosciuti fino a una dozzina di anni fa, sono entrati a far parte del linguaggio comune".Borelli critica duramente le misure d'accompagnamento rivelatesi "totalmente inadatte a contrastare le distorsioni del mercato del lavoro" e punta il dito contro la classe politica e padronale a cui "manca la volontà di correre ai ripari. Di fronte a questa indisponibilità e al disastro che ogni giorno come sindacalista mi tocca osservare nelle realtà lavorative, non potrò che oppormi a qualsiasi nuovo accordo con l’Unione europea in materia di libera circolazione".Nell'articolo di Borelli non manca l'autocritica: "Sono convinto che il movimento sindacale svizzero abbia sbagliato ad accontentarsi delle misure adottate dal Parlamento, sia nel 1999 sia e soprattutto nel 2004, quando vennero solo lievemente rafforzate alla vigilia della votazione sull’estensione dell’accordo ai Paesi dell’Est Europa: in quell’occasione si sarebbe dovuto esigere molto di più in cambio di una rinuncia al referendum"."Sono queste - conclude Borelli - le situazioni che occupano e preoccupano un sindacalista, che ritengo abbia il diritto di dirsi contrario a questa libera circolazione senza subire ridicoli accostamenti alla destra nazionalista, a Christoph Blocher o all’UDC, le cui posizioni antieuropeiste peraltro sono più di facciata che di