Il generale Franco Angioni sugli attentati: "Quello che stiamo affrontando ora è solo un'avanguardia di quello che dovremo affrontare nei prossimi anni se non ci muoviamo in fretta e con intelligenza. Il problema non è l'Isis, ma la sua influenza ideologi
Angioni traccia un quadro del rischio terrorismo in Europa dopo l'ultimo attentato a Barcellona. Il problema, spiega, non è l'Isis: "È la sua influenza ideologica che rischia di permanere anche qualora dovesse essere fisicamente eliminato. La sua eliminazione fisica non risolverà il problema, anche perché abbiamo imparato che queste organizzazioni e queste sigle cambiano ma il problema resta"
Foto: il generale Angioni con Oriana Fallaci
ROMA - "Quello che stiamo affrontando ora è solo un'avanguardia di quello che dovremo affrontare nei prossimi anni se non ci muoviamo in fretta e con intelligenza".
Lo afferma, dopo gli ultimi massacri, il generale italiano Franco Angioni, esperto di comando in Medioriente, di strategia militare, consulente del Ministero della difesa ed ex deputato alla Camera in una coalizione di centrosinistra, in una intervista ad affaritaliani.it.
Angioni traccia un quadro del rischio terrorismo in Europa dopo l'ultimo attentato a Barcellona. Il problema, spiega, non è l'Isis: "È la sua influenza ideologica che rischia di permanere anche qualora dovesse essere fisicamente eliminato. La sua eliminazione fisica non risolverà il problema, anche perché abbiamo imparato che queste organizzazioni e queste sigle cambiano ma il problema resta".
Il generale afferma che l'Italia non è esente dal pericolo, ma è tra i paesi meno a rischio di altri perché “il suo piccolo colonialismo lo ha pagato duramente. Altri, invece, si sono arricchiti. Mi riferisco a Francia e Gran Bretagna, per esempio. In quei casi le prime generazioni arrivavano in madrepatria con orgoglio. Ma le seconde e le terze generazioni sono state dimenticate e abbandonate. Da lì nasce il germe della rivendicazione. L'Italia al momento è fuori da questo ragionamento perché praticamente non abbiamo seconde o terze generazioni ma anche noi facciamo parte di quella schiera di paesi padroni verso i quali è forte un sentimento di rivalsa. Non possiamo dunque sentirci esenti da pericoli. Dobbiamo tenere la guardia alzata, anche noi siamo un obiettivo. Se continuiamo a trascurare questo fatto tra 10 anni potremmo essere costretti a pagare un conto molto elevato".
"Se non prendiamo provvedimenti adesso - conclude il generale - tra 5 o 6 anni avremo un grande malessere in casa che dovrà essere affrontato per forza di cose in maniera più cruenta di quanto invece non potrebbe essere affrontato adesso. I cittadini vanno allevati alla disciplina e vanno trattati tutti, e sottolineo tutti, alla stessa maniera. Le prime, seconde o terze generazioni, non devono sentirsi ospiti, spesso mal sopportati: devono sentirsi cittadini uguali a tutti gli altri, con tutti i diritti e i doveri del caso".