LUGANO – La Lega dei ticinesi ha immediatamente reagito con un duro comunicato stampa alla decisione del Governo di bocciare l’accordo quadro con l’UE.
“Ricordiamo – si legge nella nota di via Monte Boglia - che un paio di settimane fa il gruppo parlamentare PLR alle Camere federali, comprensivo dei rappresentanti ticinesi, si è espresso a favore dell’immondo trattato coloniale. Il Consiglio di Stato, rispondendo alla consultazione aperta sul tema, ha deciso all’unanimità di respingere l’accordo quadro istituzionale.
Tale accordo prevede, come noto, la ripresa dinamica cioè automatica del diritto UE, i giudici stranieri, l’applicazione della direttiva europea sulla cittadinanza, la fine delle misure accompagnatorie alla devastante libera circolazione delle persone… ed è solo l’inizio.
Il No del Consiglio di Stato è ovviamente la risposta auspicata da chi, come la Lega, difende la sovranità e l’indipendenza della Svizzera dai balivi di Bruxelles.
Dunque, tutto è bene quel che finisce bene? Non proprio: quella decisione governativa presa all’unanimità puzza di ipocrisia e di opportunismo a chilometri di distanza. Il triciclo PLR-PPD-PS mai ha mosso un dito a difesa della sovranità elvetica. Al contrario: l’ha sempre svenduta. Non per nulla il gruppo parlamentare del PLR alle Camere federali, dove siedono anche i rappresentanti ticinesi, un paio di settimane fa ha deciso di appoggiare l’accordo quadro, unendosi quindi al suo ministro degli esteri binazionale Ignazio Cassis nel reggere servilmente la coda agli interessi di bottega della grande economia targata PLR; interessi che collidono con quelli dei cittadini ticinesi, degli artigiani e delle PMI del nostro cantone.
Il PLR sostiene quindi la svendita della Svizzera all’UE e la rottamazione dei nostri diritti popolari tramite accordo quadro. C’è motivo di ritenere che questa sarà, alla fine, la posizione di tutta la partitocrazia PLR-PPD-PSS.
L’unanimità all’interno del CdS nell’esprimersi contro l’accordo quadro, pertanto, non è un’inversione di rotta, ma semplicemente una mossa di politichetta pre-elettorale. Non c’è stato alcun rinsavimento all’interno della partitocrazia ticinese. Se il termine per la consultazione fosse scaduto dopo il 7 aprile, quindi dopo le elezioni cantonali, poco ma sicuro che l’esito sarebbe stato assai diverso. E si sarebbe assistito al copione consueto: i due “ministri” leghisti contro gli altri tre, coalizzati a sostegno della genuflessione all’UE.
I consiglieri di Stato di PLR-PPD-PS non sono diventati improvvisamente “sovranisti”. Semplicemente, vogliono prendere in giro i cittadini sperando, in questo modo, di scongiurare un’emorragia di voti alle ormai prossime elezioni cantonali.
Per cui, ci auguriamo che gli elettori ticinesi non si faranno trarre in inganno da simili grossolani specchietti per le allodole. La partitocrazia spalancatrice di frontiere e cameriera dell’Ue non si è minimamente ravveduta. E la dimostrazione arriverà presto. Quanto scommettiamo che, dopo le elezioni cantonali, quando si tratterà di decidere sul blocco dei ristorni dei frontalieri, assisteremo al collaudato scenario: due leghisti contro il triciclo?”.