Il biker ticinese selezionato per le Olimpiadi malgrado l'infortunio del 9 maggio ad Albstadt. Sorprendente recupero grazie al team di esperti di Ars Medica
Una storia a lieto fine quella di Filippo Colombo, il campione di cross country che il 9 maggio scorso, ad Albstadt, è stato protagonista di una brutta caduta durante la gara di Coppa del Mondo, procurandosi una frattura del bacino che gli ha fatto rischiare di veder sfumare il suo sogno olimpico.
Medaglia d'argento agli Europei e ai Mondiali nella stagione 2018/19, nominato nel 2019 "Miglior sportivo ticinese", Filippo Colombo, 23enne originario di Bironico (come Rocco Cattaneo, Consigliere nazionale e campione svizzero di ciclismo su strada) dal 2020 corre per il team francese Absolute Absalon - BMC, guidato dall'ex campione olimpico di mountain-bike Julien Absalon, e ora figura nella lista dei sedici nuovi nomi che prenderanno parte alle Olimpiadi di Tokyo.
L'epilogo ha dell'incredibile, considerato che l'infortunio, una frattura di 3 centimetri della cresta iliaca, pareva inizialmente escludere per Colombo qualsiasi possibilità di selezione. Grazie al team che l'ha seguito, gli esperti di traumatologia dello sport dottor Jean-Claude Sedran di Ars Medica e Martino Donati del centro Rehability di Lugano, la ripresa è stata ottimale, oltre ogni aspettativa nei tempi e nei modi. La sua partecipazione ai giochi olimpici è stata annunciata a sorpresa a fine Maggio, neanche un mese dopo la caduta, quando Swiss Olympic, intravedendo delle reali possibilità di qualificarsi, ha spalancato le porte a Filippo Colombo.
Abbiamo raccolto la testimonianza dei protagonisti di questa storia.
Filippo Colombo: "Partecipare ai giochi olimpici era il mio obiettivo di quest'anno. Nella prima gara di selezione, lo scorso 9 maggio ad Albstadt, in un punto in cui avevo preso molta velocità, mi sono distratto e sono caduto. Ho subito capito che non avrei potuto finire la gara. Sono intervenuti i soccorritori, che mi hanno somministrato dei forti antidolorifici. Anche se inizialmente non sembrava non così grave, dalle radiografie, in ospedale, si è constatata una frattura di 3 cm della cresta iliaca del bacino. Sono rientrato in Svizzera il giorno successivo per farmi visitare dal medico sportivo della nazionale olimpica, come da regolamento. Il dottor Patrick Noack si è mostrato subito piuttosto pessimista; la sua indicazione iniziale è stata di tre settimane di assoluto riposo. Nessun allenamento, quindi nessuna Olimpiade. Io però non mi sono arreso, ci tenevo troppo, così ho contattato il dottor Jean-Claude Sedran di Ars Medica, ex ciclista professionista che da anni mi segue ed è il mio punto di riferimento in Ticino, e Martino Donati di Rehability, il centro di fisioterapia a Lugano cui mi affido. Quest'ultimo ha fatto sì che il dolore sparisse in fretta, togliendo l'ematoma e consentendomi di dormire, e sette giorni dopo ho potuto riprendere i movimenti e le attività quotidiane. Con il dottor Sedran abbiamo quindi deciso di provare a fare delle radiografie in movimento sulla bici, così da capire quanto si muovesse la frattura, e si è visto che il movimento era minimo, soprattutto in velocità e dunque non sarebbe stato rischioso riprendere gli allenamenti in modo progressivo. Dopo otto giorni soltanto sono tornato ad allenarmi cautamente sui rulli.
Il dottor Sedran ha contattato il Dr. Noack di Swiss Cycling, che ha la responsabilità finale di ammettere gli atleti alle Olimpiadi, il quale, dopo avermi nuovamente visitato, ha comunicato alla Commissione che avevo la reale possibilità di essere selezionato e di tornare in forma al 100% per i giochi olimpici. Mi sono concentrato sulle indicazioni dei medici per riuscire a recuperare nel miglior modo possibile e il 26 maggio, per la prima volta dalla caduta, sono tornato a pedalare fuori. So di non essere ancora al top, ma per il 26 luglio sarò pronto".
Il dottor Jean-Claude Sedran, ortopedico e traumatologo dello sport alla Clinica Ars Medica di Gravesano ed ex ciclista, segue da anni il ciclismo professionistico durante importanti gare internazionali (Giro d’Italia, Milano-Sanremo, etc.).
"Ho conosciuto Filippo 4 o 5 anni fa, in occasione di una sua partecipazione ai Mondiali. Aveva avuto un problema ad un ginocchio, e ciononostante aveva svolto un'ottima gara. Da allora ha scelto di farsi seguire da noi. Pochi giorni dopo la caduta ad Albstadt, il fisioterapista Martino Donati mi ha chiamato dicendomi che Filippo riusciva a camminare e a svolgere le attività quotidiane con poco o nessun dolore. Ho pensato che, a maggior ragione, sarebbe riuscito a pedalare sulla bicicletta. La situazione consentiva di fare almeno un tentativo. E ne valeva la pena; Filippo è il terzo uomo con i risultati migliori in Svizzera, e dato che in gioco c'era la sua qualificazione per le Olimpiadi era importante fornire al medico di Swiss Cycling dei dati che supportassero la sua reale possibilità di essere selezionato.
Gli ho fatto fare il test sui rulli con radiografia in dinamica, per monitorare come si muoveva la frattura. A basso regime non avvertiva alcun dolore, aumentando d'intensità il dolore rimaneva comunque sopportabile. Soprattutto, abbiamo constatato che durante la pedalata la frattura rimaneva molto stabile; anzi, lo era più in velocità che in lentezza, perchè meno sollecitata nel mantenere l'equilibrio. Quindi gli ho dato il benestare a riprendere l'allenamento sui rulli dal mattino successivo, e abbiamo stabilito un piano di allenamento progressivo. Il medico della federazione, quando lo ha visitato due settimane dopo, era incredulo, ma ha dovuto riconoscere che Filippo era quasi completamente ristabilito e che, una volta ricomposta la frattura, non ci sarebbero stati problemi.
I macchinari e le tecnologie disponibili in Ars Medica, oltre alle nostre competenze specifiche dei movimenti del ciclismo, hanno reso possibile escludere qualsiasi rischio legato ad un allenamento precoce, e questo ci ha consentito di andare oltre le normali pratiche mediche in sicurezza. Se non ci fosse stata in gioco un'Olimpiade probabilmente avremmo seguito un iter diverso, ma ne è valsa la pena. L'effetto psicologico e la determinazione di Filippo nel conseguire un obiettivo così importante hanno fatto il resto. Adesso aspettiamo di vedere che risultati avrà; i posti per le medaglie sono probabilmente già occupati, i suoi competitors sono dei veri fuoriclasse, ma lui è molto promettente e sono sicuro che farà bene. Data la giovane età, anche solo il fatto di partecipare ai giochi olimpici gli rende merito ed è per lui un'importante esperienza, e poi chissà che non ci riservi qualche sorpresa...".
Martino Donati, fisioterapista sportivo di Rehability Lugano, anch'egli ex ciclista professionista, è intervenuto nella delicata fase iniziale in cui era necessario far riassorbire l'ematoma della caduta e sciogliere le contrazioni muscolari. Linfodrenaggio, magnetoterapia e crioterapia hanno in poco tempo restituito al biker l'agio nel movimento limitando il dolore.
"Un ragazzo giovane e allenato come Filippo è predisposto a un recupero più veloce" - afferma Donati. "Inoltre la frattura era fortunatamente situata in punto facile da riparare, senza troppe inserzioni muscolari e non coinvolta da trazioni o mobilitazioni eccessive. Io e il dottor Sedran abbiamo esperienza delle traumatologie tipiche del ciclista e, considerato l'entità della posta in gioco, abbiamo tentato il tutto per tutto".
Dal 20 giugno Filippo Colombo ha ripreso la stagione agonistica a pieno ritmo, con la partecipazione ai Campionati Svizzeri. Nelle prossime settimane sarà impegnato in importanti gare come la Coppa di Francia, in cui darà prova del suo livello di preparazione dopo sei lunghe settimane di recupero.