CRONACA
Bufera alla RSI, la Lega chiede le dimissioni di Canetta e dei vertici. Lorenzo Quadri: "Hanno arrecato danni incalcolabili all'azienda, quindi dovrebbero andarsene"
Bordate del Mattino contro i vertici di Comano e Besso

LUGANO – “Canetta, dimetteRSI!”, è il titolo in prima del Mattino di oggi, che parla addirittura di "purghe staliniane". Il settimanale leghista dedica ben tre pagine alla bufera che sta investendo la RSI e chiede, appunto, le dimissioni del direttore, Maurizio Canetta.

I toni del domenicale sono durissimi: “Da un giorno all’altro, nel “triste sito” di Comano e Besso è scoppiato il finimondo! Dipendenti anche di “lungo corso” sono stati sbattuti fuori come delinquenti, con tanto di accompagnamento coatto alla porta ad opera del servizio di sicurezza!”.

In terza pagina ci sono invece le picconate del direttore del Mattino, Lorenzo Quadri, secondo il quale “la fiducia della maggioranza dei cittadini ticinesi nei confronti di quello che è il nucleo del mandato pubblico della RSI, ossia l’informazione al di sopra delle parti, è evaporata”. Il riferimento è alla prossima votazione sull’iniziativa popolare che propone l’abolizione del canone radiotv.

“Quali altri argomenti ha ora la RSI per convincere i ticinesi a schierarsi dalla sua parte? – scrive Quadri -. Il suo ruolo di importante datore di lavoro: 1100 posti non sono noccioline. Ma, trattando come dei delinquenti decine di collaboratori che hanno servito l’azienda per lunghi anni, la radiotelevisione pubblica butta a mare anche questo atout, e si rende odiosa all’opinione pubblica. Non c’è stato solo “un danno d’immagine”, come teme (?) il presidente CORSI Gigio Pedrazzini. L’immagine è proprio devastata. I vertici che hanno gestito così male la contingenza occupazionale hanno arrecato un danno incalcolabile all’azienda e quindi dovrebbero andarsene”. 

Qualche taglio occupazionale, conclude Quadri, “non avrebbe suscitato scandalo se la RSI avesse avuto il buon senso di cominciare a lasciare a casa frontalieri, neo-permessi B, esponenti di gruppi familiari assunti in base al grado di parentela e protetti politici”. 

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