L'invettiva sulla Bacchica divide i 'social'. Ma il punto è: parliamo di una "Festa del vino" o di una sagra "melting pot"? E che figura ci fanno Borradori e Badaracco dando il patrocinio a una manifestazione "che valorizza la tradizione popolare ed enoga
Il problema di fondo è la coerenza tra propositi e realtà, soprattutto quando c'è di mezzo un finanziamento pubblico. E allora che c'entrano piadina romagnola, uva calabrese, hot dog, crepes alla Nutella, pizza al taglio... con "Lugano città del vino"?
La lettera di un lettore che ha messo il dito nella piaga della Bacchica (e l’ha girato e rigirato, il dito) ha suscitato pareri contrastanti su facebook, dividendo i luganesi. L’articolo metteva in luce l’incoerenza tra un evento che si richiama ai prodotti del territorio, vino in primis, e la realtà della manifestazione svoltasi lo scorso week-end, con bancarelle che vendevano sicilian food, piadina romagnola, crepes alla Nutella, pizza al taglio, hot dog, uva calabrese, frutta pugliese e quant’altro…
Al di là del fatto che Lugano sia stata animata per l’ennesima volta durante questa lunga estate (ma ha senso questo ansioso rincorrere l’animazione a tutti i costi, senza chiedersi che animazione e che tipo di turismo si vuole?), c’è un problema di fondo: non si possono raccontare balle e spacciare una sagra “melting pot” per una “Festa dell’uva”, dichiarando per tre giorni “Lugano Città del vino”. Questo è inaccettabile, soprattutto se la manifestazione è finanziata con un contributo pubblico di 35'000 franchi.
E il punto sta proprio qui, soprattutto se le autorità di Lugano (il sindaco, Marco Borradori, e il responsabile del Dicastero eventi, Roberto Badaracco), ci mettono la faccia, oltre che i soldi.
Ma iniziamo da alcuni commenti pubblicati su facebook: “Un buco nell’acqua”, ha scritto la esercente Valeria Polar. “Concordo: la vera festa d’autunno sarà dal 30 settembre al 2 ottobre”, le ha fatto eco un altro lettore. E un altro ancora: Se dici: promozione dell'enogastronomia ticinese ti aspetti vini, formaggi, pane e gazzose ticinesi, il zincarlin, un bel duo di cicitt… e non di tutto, e solo in un angolo al margine una bandierina rossa e blu con sotto dei vini che spariscono nel mare di vini non ticinesi”.
Per altri lettori l’evento è invece “stato piacevole, molta gente, un ambiente mica male… che poi il criticone che ha scritto si aspettasse altro…”.
Il segretario dell’UDC Eros Mellini scrive: “L’autore della lettera mi dà l’impressione di bere troppo vino, e con la sbornia “cattiva”. Ad aspettarsi solo eventi di alta qualità culturale sono quattro gatti che di turismo non capiscono la classica min…”.
E un altro lettore: “Ma perché dare spazio a queste geremiadi? In città c’era una bella animazione…”.
E il consigliere comunale Marco Bortolin: “Lamentarsi su tutto è diventato lo sport principale dei ticinesi. Peccato perché personalmente ho apprezzato la manifestazione, così come molti turisti e cittadini”.
Possiamo quindi dire che la Bacchica ha diviso l’opinione pubblica. Ma il problema resta quello che abbiamo segnalato all’inizio: la coerenza e il rispetto del significato dell’evento. Altrimenti ci si prende in giro.
Dal depliant della Bacchica riportiamo le frasi con le quali Badaracco e Borradori hanno portato il patrocinio della Città a questa manifestazione.
Badaracco: “Dall’8 all’11 settembre Lugano diventa città del vino e delle tradizioni popolari. Sono molto felice di ospitare nella nostra città la terza edizione di questa importante festa che valorizza la tradizione popolare ed enogastronomica del nostro territorio.
Non sono infatti solo le proposte culturali e le bellezze paesaggistiche ad attirare tanti turisti nel nostro cantone, ma anche la ricchezza e la qualità dei prodotti tipici che il nostro territorio offre”.
Borradori: “Saluto con molto piacere la terza edizione della Bacchica che festeggia l’antico evento della raccolta dell’uva, riservando uno spazio privilegiato alla promozione dei prodotti enogastronomici e artigianali del nostro territorio. La filosofia di questa manifestazione è semplice e invitante in quanto coniuga le tradizioni ticinesi con l’eccellenza dei sapori locali”.
Poi ognuno faccia le sue riflessioni.