La recensione: è la storia della famiglia Abbot: madre, padre e i loro due figli sopravvissuti per ben 472 giorni all’invasione di mostruose creature che predano ogni forma di vita cacciando con infallibile ferocia. Il loro udito è l’arma più letale, capace di cogliere il più piccolo rumore anche a chilometri di distanza.
È proprio il caso di dirlo: silenzio in sala! È in arrivo un nuovo horror che sta facendo parecchio parlare di se e che sta riscuotendo un grande successo tra il pubblico. Si intitola A quiet place – un posto tranquillo, è diretto dal regista e attore americano John Krasinski e distribuito dalla 20th Century Fox. La prima mondiale si è svolta al South by Southwest di Austin, un interessante e innovativo festival di cinema indipendente, ottenendo grande plauso.
Un genere, quello horror, che negli ultimi tempi non ha dato grandi soddisfazioni agli appassionati. Tutto un po’ già visto. Ma il nuovo lavoro di Krasinski, che ha collaborato anche alla stesura della sceneggiatura con i colleghi Scott Beck e Bryan Woods, promette grandi cose.
Di scena è il silenzio. Un ottimo elemento da utilizzare al cinema a patto che sia narrato e soprattutto recitato a dovere e gli attori, solo sei per l’intero film, hanno saputo ben interpretare la quasi totale assenza di dialoghi giocando su una recitazione fatta di sguardi, di tensioni del corpo, di emozioni svelate sottopelle. Nessun nome per loro, solo un padre, una madre, dei figli, ma capaci di caratterizzarsi.
È la storia della famiglia Abbot: madre, padre e i loro due figli sopravvissuti per ben 472 giorni all’invasione di mostruose creature che predano ogni forma di vita cacciando con infallibile ferocia. Il loro udito è l’arma più letale, capace di cogliere il più piccolo rumore anche a chilometri di distanza. Unica soluzione è dunque vivere nel più totale silenzio per restare vivi. gli Abbott sopravvivono sfruttando il linguaggio dei segni che conoscono bene, perché la figlia maggiore, interpretata da Millicent Simmonds, è sordomuta. Ma un altro figlio è in arrivo e non fare rumore diventa sempre più difficile.
Fin dalla prima scena Krasinski sa trasportare lo spettatore in una dimensione altra. L’assenza di suono disturba la tranquillità e cattura il pubblico, trasformando ogni singolo paio di occhi in un inconsapevole protagonista. La tensione sale e non molla. Accelera, scoppia e cala solo il tempo necessario a costruire una nuova azione.
La metafora del silenzio, necessario a sopravvivere, si pone come netto contrasto ad una società fatta di rumore. Troppo rumore. Una società che, infatti, viene sterminata. Ma il fulcro di questo film è la famiglia. I rapporti che si vanno a costruire e a sviluppare attorno alla comunicazione, resa paradossalmente ancor più intensa e profonda dalla totale mancanza della parola udita. Ci mostra la forza e la determinazione di proteggere i propri figli da un mondo ostile e pericoloso e l’umano desiderio di non arrendersi e osare, perfino, mettere al mondo una nuova vita nonostante tutto. Una particolarità in più: l'attrice Millicent Simmonds è sorda sin dall'infanzia e ricordiamo che Emily Blunt e John Krasinski sono moglie e marito anche nella vita reale .
Il consiglio: avete un amico o un’amica chiacchieroni? Invitateli a vedere A quiet place, chissà che non riusciate a farli stare in religioso silenzio per almeno 95 minuti.
*giornalista - www.cinemany.ch