CRONACA
La bufera dei licenziamenti, il voto sul canone, il ruolo della CORSI, il futuro dell'OSI e molto altro ancora. Pedrazzini a tutto campo sulla RSI
Il presidente della CORSI: " Fiducia verso il futuro, consapevolezza che abbiamo competenze personali, risorse finanziarie, indici d’ascolto elevati, ma allo stesso tempo grande umiltà e volontà di ricucire con il Paese"

di Luigi Pedrazzini*

La prima assemblea della nuova legislatura della CORSI ha un carattere un po’ particolare. Siamo qui infatti a approvare l’attività e i conti dell’esercizio 2015, l’ultimo del precedente quadriennio, ma nel frattempo sono stati rinnovati gli organi societari: il Consiglio regionale, il suo comitato e il Consiglio del Pubblico.

È inevitabile, in queste condizioni, che la mia relazione vada a sottolineare aspetti della nostra attività, senza troppo badare ai confini temporali, e a considerare anche problematiche che non hanno un nesso diretto con l’esercizio 2015. Come potrei fare diversamente, visti gli accadimenti di questi ultimi mesi? Si limitasse a commentare soltanto vicende dell’anno passato, la mia relazione verrebbe verosimilmente giudicata poco attuale e poco attenta agli interessi di questa assemblea.

La revisione della LRTV

Prendo comunque le mosse da un fatto legato al 2015, e cioè dalla votazione popolare del giugno dello scorso anno sul cambiamento di sistema relativo alla percezione del canone televisivo. Gli elettori della Svizzera italiana, al pari di quelli della Svizzera tedesca, hanno respinto la proposta di revisione della legge sulla radio televisione; se sul piano nazionale si è comunque arrivati a un risultato globalmente positivo, anche se molto risicato, il merito va soprattutto ai Cantoni di lingua francese, che hanno accolto la proposta a larghissima maggioranza.

Commentando il voto svizzero italiano non ho nascosto un certo disagio che taluno ha voluto leggere come atteggiamento poco sensibile verso le cittadine e i cittadini del Ticino e delle vallate italofone dei Grigioni. Non erano certo queste le mie intenzioni.

Mi preoccupava, piuttosto, il rischio che oltralpe questo risultato diventasse motivo per giustificare una revisione della chiave di riparto delle risorse SSR, chiave che, come ben sapete, è molto vantaggiosa per la Svizzera italiana (percepiamo oltre il 20% delle risorse, alla cui raccolta, sul piano nazionale contribuiamo attorno al 5%).

Per capire meglio le motivazioni di quel voto, e anche per contrastare un’interpretazione superficiale e interessata, il CCR, in accordo con la direzione della RSI, ha dato mandato all’osservatorio politico della Svizzera italiana (che opera sotto il cappello dell’Università di Losanna) di effettuare un sondaggio d’opinione. I risultati - solidi perché rappresentativi di un campione importante di popolazione - ci dicono che il No svizzero italiano costituisce solo in minima parte un giudizio negativo sulla RSI o un’opposizione al servizio pubblico; esso è stato per lo più giustificato come rifiuto di un sistema di incasso del canone percepito come una nuova tassa iniqua (annoto che alla medesima conclusione era precedentemente arrivata, per l’insieme della Confederazione, l’analisi VOX condotta con l’università di Berna).

Il sondaggio, sul quale non mi soffermo oltre perché sarà compiutamente presentato al termine dei nostri lavori, riconosce che esiste un consenso allargato attorno alla RSI, così come una forte consapevolezza della sua importanza per il nostro territorio; non mancano però risultati critici, così come occorre ricordare che le opinioni sono state raccolte prima della cosiddetta “bufera”.

Al di là dei risultati del sondaggio è bene prendere atto che anche nella Svizzera italiana, al di là delle voci tradizionalmente critiche verso la RSI, va costituendosi un fronte pronto a dare sostegno a iniziative di ridimensionamento e smantellamento del Servizio Pubblico (con conseguenze, non ci stanchiamo di ripeterlo, deleterie per la comunità Svizzera di lingua italiana).

Il dibattito sul Servizio Pubblico

Non mancheranno le occasioni di confronto. Da qualche mese la commissione federale dei media, voluta dalla CF Doris Leuthard ha pubblicato il suo rapporto sul futuro del Servizio Pubblico. In buona sostanza non prospetta importanti cambiamenti rispetto alla situazione attuale. Nelle prossime settimane, prima dell’estate, sarà lo stesso Consiglio federale a dire la sua, con un documento che verrà dibattuto dal Parlamento. Difficile prevederne i contenuti, auspicabile, dal mio punto di vista, che vengano seguite le indicazioni della commissione federale dei media.

Poi, però, la palla passerà nel campo del Parlamento, dove l’opposizione all’attuale modo di concepire il servizio pubblico, soprattutto in Consiglio Nazionale, non mancherà di far sentire la sua voce, anche se il dibattito avrà carattere consultivo. Le cose diventeranno più concrete - perché il parlamento avrà forza decisionale – quando si tratterà di rinnovare la concessione SSR e di decidere il destino dell’iniziativa popolare NO Billag (che altro non significa che NO SSR).

Anni decisivi, dunque, per il futuro del Servizio Pubblico Radiotelevisivo, per la SSR e per la RSI, anni che richiedono, da parte di chi, come noi, crede nella necessità di un servizio pubblico performante, un impegno accresciuto e responsabile.

Le sfide SSR

Impegno accresciuto e responsabile perché il dibattito sul futuro del Servizio Pubblico avviene in un contesto che vede la SSR e le sue unità d’impresa, come lo è la RSI, impegnate su diversi altri fronti che richiedono decisioni difficili e suscettibili di indebolirla, anche agli occhi dei suoi sostenitori.

Un primo fronte è quello della sfida finanziaria. A differenza del passato i margini di manovra si sono assottigliati. Per rimanere fedele alla sua missione di servizio pubblico la SSR deve forzatamente investire nelle nuove tecnologie (e nei prodotti a esse collegati), ma le risorse, vista l’attuale congiuntura economica, non possono essere cercate e trovate in un aumento del canone o dei proventi commerciali: è necessario trovare spazi all’interno delle risorse esistenti, risparmiando, ottimizzando, razionalizzando e anche, nel segno della riforma delle strutture decisa alcuni anni fa, che ha dato peso a una visione centralistica dell’azienda SSR sul piano nazionale, coordinando, armonizzando e centralizzando (e lascio a voi d’immaginare quali preoccupanti quesiti sollevano questi gerundi in un’azienda storicamente crescita nel segno del federalismo !).

La “bufera” RSI

In questa situazione finanziaria già difficile di suo, sono arrivate due decisioni, una giuridica (relativa al non assoggettamento all’IVA del canone), l’altra politica (riconoscimento di una maggiore percentuale del canone alle radiotelevisioni private da parte del Consiglio federale), che hanno imposto alla direzione generale, con il consenso del Consiglio di Amministrazione, un importante piano di risparmio, denominato progetto “16 +”, che ha comportato anche il sacrificio di numerosi posti di lavoro.

L’esecuzione di questa decisione, che considero inevitabile per salvaguardare la solidità finanziaria dell’azienda, solidità che a sua volta è premessa per poter mantenere in tutto il Paese una presenza di qualità, di originalità, di attrattività verso il pubblico, ha portato la direzione della RSI a compiere scelte fortemente contestate dai collaboratori e poco comprese nell’opinione pubblica. Anche la CORSI non ha mancato di far sentire, nella debita forma, le sue perplessità, riferite in particolare alle modalità adottate per applicare queste misure, così come non ha mancato, nei limiti delle sue competenze (tema sul quale mi permetterò ritornare), di auspicare un forte e concreto dialogo fra direzione e collaboratori (una delegazione dei quali il comitato della CORSI ha voluto ascoltare nel corso di una sua riunione) per giungere a una composizione della vertenza.

Penso sia a questo punto importante una riflessione, o meglio un invito, all’attenzione di tutti coloro che vogliono il bene del Servizio Pubblico RSI (direzione, collaboratori, ma anche organi e soci della CORSI): i tempi, la complessità delle sfide, esigono senso di responsabilità, disponibilità al dialogo e alla ricerca di soluzioni condivise. Dobbiamo evitare d’incrinare il consenso, di cui il servizio pubblico ha esistenziale bisogno.

Questo invito alla responsabilità - che è anche invito a meglio considerare il quadro di riferimento entro cui deve opere l’azienda, finanziario, tecnologico, di mercato, quadro in radicale mutamento - non vale soltanto riferito alle recenti vicende, ma anche a altre decisioni, in parte già attuate, in parte da adottare, necessarie per rinnovare la logistica dell’azienda, le infrastrutture tecnologiche, i programmi e i vettori attraverso i quali proporre i programmi.

Fa parte di questo senso di responsabilità riconoscere alla SSR il dovere di fare scelte coraggiose, innovative anche se talvolta sembrano rimettere in discussione situazioni che godono di ampio consenso interno e esterno.

Siamo in una situazione quasi paradossale. Da una parte incombe una minaccia politica sul futuro del servizio pubblico, che chiama alla difesa; dall’altra lo stesso servizio pubblico deve rinnovarsi, perché sarebbe davvero magra consolazione quella di vincere la sfida politica, ma di poi perdere il sostegno e l’interesse della popolazione verso la sua offerta di programmi, popolazione fortemente attratta, in particolare quella giovane, da nuovi vettori e da nuove modalità di fare televisione...

A questo paradosso è bene pensare quando si tratta di valutare nuovi progetti tecnologici e logistici (come il progetto Campus a Comano) o nuove modalità di veicolare e offrire i prodotto dell’azienda, come il progetto denominato VPD. L’innovazione e il cambiamento creano disagio, insicurezza, ma sono spesso necessari per uscire dalle pericolose situazioni di stallo.
E credo di non sbagliare se sostengo che la piccola grande storia di successo della RSI, circondata da concorrenti ben più potenti, è una storia di scelte coraggiose e innovative!


Il difficile ruolo della CORSI

In questa situazione assai complessa, che vede la SSR al centro di una serie di sfide congiunte, un’accresciuta competizione commerciale, un’opposizione politica assai determinata, senza dimenticare qualche bordata del “fuoco amico”, ci chiediamo quale deva essere il ruolo delle società regionali e in particolare della CORSI?

Se guardo al recente passato, abbiamo una serie di decisioni adottate qualche anno fa che hanno chiaramente estromesso le società regionali dalle competenze operative e di controllo diretto sul funzionamento dell’azienda e delle unità d’impresa. Nel nostro Paese    persiste però sempre la convinzione che la nostra Cooperativa possa e debba prendere decisioni di carattere aziendale, esprimersi con maggiore incisività e schierarsi pubblicamente anche sulle questioni operative, sui contenuti dei prodotti, sulle scelte organizzative e personali.

Le competenze attribuite alle società regionali dalla riforma delle strutture non interessano più la sfera operativa dell’azienda. Riconoscono, però, altre funzioni che cerchiamo di esercitare nel modo migliore.

La nostra società regionale ha la missione di ancorare la SSR nell’ambito sociale in cui opera – per noi la Svizzera italiana - e di contribuire al suo sviluppo. Tra i nostri compiti c’è quindi anche quello di vigilare affinché, attraverso i programmi prodotti dalla SSR /RSI, siano tutelate le caratteristiche linguistiche e culturali del nostro Paese al sud delle Alpi, e siano affermati i valori dell’italianità in Svizzera.

Ricordo il “preambolo” del nostro statuto, la cui introduzione è stata voluta con forza dall’assemblea dei soci nel novembre 2009, in cui si sottolinea sin dall’inizio che la CORSI – e i suoi soci – intendono impegnarsi per garantire la facoltà e l’autonomia di produzione e diffusione di programmi in lingua italiana in Svizzera per il tramite della RSI, nell’ambito della Concessione e in concreta applicazione dei principi del federalismo.

Compete a tutti i soci della CORSI, e non solo ai suoi organi, dare seguito a questo impegno e attivarsi per concretizzarlo, tenendo conto delle circostanze imposte dall’evoluzione dei tempi, della tecnologia e del comune sentire sociale nella nostra regione. E non ho dubbio che questa missione sarà presa sul serio, anche perché il nostro corpo sociale (lo avrete visto nel Rapporto annuale 2015) continua ad aumentare negli anni, segno di rinnovato e vitale interesse che smentisce coi fatti le funeree diagnosi di qualche giorno fa.

Grazie al lavoro del Consiglio del pubblico, la CORSI esercita e fa conoscere pubblicamente una valutazione dell’offerta RSI già proposta al pubblico. Il CP svolge molto professionalmente i suoi compiti, e approfitto di questa occasione per ringraziare Tiziana Mona che ha presieduto il Consiglio fino alla fine dello scorso anno e Raffaella Adobati Bondolfi che dal 1° gennaio di quest’anno ne è la nuova presidente. L’esistenza del CP e il suo modo di lavorare, concreto, indipendente, approfondito, dimostrano che all’interno della SSR vi è spazio per un’azione libera di verifica dei programmi. I confronti con la direzione della RSI e con i responsabili del palinsesto sono confronti veri, non artefatti, che mirano a migliorare l’offerta e che, in questo senso, dovrebbero essere vissuti in modo più costruttivo dall’azienda!

Per quanto concerne il CR e il suo Comitato, le competenze attribuite loro dagli statuti sono orientate a porre attenzione alle strategie nella politica dei programmi, non alle scelte puntuali, attraverso il lavoro di tre gruppi (concetti di programma,rapporti con il pubblico, procedure di verifica della qualità). Non intendo qui ripetere quando avete potuto leggere nel rendiconto dell’attività 2015; desidero soltanto assicurarvi che in questi gremii cerchiamo di interpretare nel modo migliore la funzione di “ponte” fra l’azienda e il suo pubblico perché siamo profondamente convinti che il successo futuro della RSI, anche sul fronte politico, dipenda in larga misura dalla capacità di far comprendere all’opinione pubblica la complessità delle sfide con cui è confrontata l’azienda e i vantaggi per la Svizzera italiana di disporre di un servizio pubblico capace di proporre un’offerta analoga, per importanza e per qualità, a quella delle altre principali emittenti nazionali.

La CORSI e il dibattito sul servizio pubblico

Ed è qui che la CORSI, intesa come cooperativa che raggruppa l’operatività di tutti i suoi soci, ha un ruolo importante da svolgere, tutt’altro che superato, volto a consolidare la presenza di un servizio pubblico radiotelevisivo forte e federalista, solidale verso tutte le regioni del Paese. Un simile Servizio Pubblico è oggi minacciato da visioni ideologiche e da interessi commerciali che, se condivise da una maggioranza di cittadine e cittadini, non colpiranno tanto un’azienda, quando valori fondanti della nostra Confederazione e il rispetto delle minoranze.

Sostenere il Servizio Pubblico non deve significare sostegno acritico alla RSI. Oltre al già citato lavoro del Consiglio del Pubblico, la CORSI intende promuovere fino in fondo la sua funzione di ponte fra l’azienda e la società, per accogliere e valorizzare gli stimoli della società civile, della cultura, dell’economia, anche della politica, anche dei partiti, di tutti i partiti. Per questo organizziamo puntualmente occasioni di incontro e di discussione su temi e aspetti diversificati dell’attività della RSI, cerchiamo il contatto con la società e le sue componenti, approfondiamo con serietà e indipendenza le proposte dell’azienda, i suoi concetti di programma, le sue offerte.

Facciamo questo lavoro senza necessariamente mirare alla visibilità, perché la CORSI non è un partito né movimento politico, né i suoi organismi sono parlamentini; la CORSI è nata e rimane un elemento della “casa” SSR, e come tale deve stabilire un confronto con l’azienda improntato alla concretezza e al rispetto dei differenti ruoli.

È ovvio che l’efficacia del lavoro della nostra cooperativa sarà tanto più importante, quando maggiore sarà il riconoscimento del suo ruolo da parte della SSR e delle sue unità d’impresa. Non vi nascondo che sotto questo profilo la riforma delle strutture del 2009 ha prodotto delle conseguenze che verosimilmente non erano nelle intenzioni dei promotori della riforma, e in particolare quella di considerare le società regionali come fossero delle componenti esterne al sistema SSR e non quindi degli interlocutori privilegiati.

È bene, su questo punto, che ci sia qualche riflessione all’interno dell’azienda, che già abbiamo provveduto a provocare: siamo convinti che le società regionali possano diventare, grazie al loro importante radicamento nel paese, un elemento insostituibile per rompere l’evidente stato d’assedio di cui è oggetto in questi anni la radiotelevisione del servizio pubblico!
Il futuro dell’OSI

Dicevo in precedenza che in questi anni ogni scelta della SSR viene inevitabilmente ricondotta al dibattito fondamentale sull’esistenza e sul significato del servizio pubblico radiotelevisivo moderno. Occorre perciò saper attentamente considerare le implicazioni sociali, culturali, politiche nel senso lato del termine, delle strategie aziendali e delle decisioni puntuali di questa azienda, ponendo grande attenzione al modo di comunicarle all’opinione pubblica.

Occorre avere sempre ben presente, nella scelta dei programmi, così come nelle decisioni atte a sostenere iniziative e attività di terzi, che l’azienda ha una missione di servizio pubblico, non commerciale, e che è in base a questa missione, e al suo rispetto, che l’azienda dimostrerà la legittimità della sua esistenza come servizio pubblico finanziato da tutti.
Rientra fra le decisioni sensibili, quella di rinegoziare con nuovi termini la convenzione con la Fondazione dell’Orchestra della Svizzera italiana. La CORSI, che è stata con la SSR fra i fondatori dell’OSI, ha sempre affermato con grande chiarezza che il contributo SSR ha un valore determinante, al di là della sua dimensione finanziaria, per il futuro della nostra orchestra, e che perciò non potranno essere accettate soluzioni tali da mettere a rischio l’esistenza dell’OSI.

Consideriamo che la partecipazione della SSR all’esistenza dell’orchestra sia scritta nei fondamenti dell’impegno SSR per la cultura, così come è un dovere per la SSR assicurare, indipendentemente dalla vendita di questo stabile al Cantone, un futuro per le infrastrutture e le competenze professionali sviluppate nel corso degli anni nel nostro ente radiotelevisivo italofono, la cui eccellenza viene riconosciuta da più parti. Per raggiungere questi obiettivi il vostro comitato intende impegnarsi in modo determinato!

Conclusione

Al termine di questa assemblea vi presenteremo i risultati del sondaggio d’opinione svolto dall’UNIL. Già ho detto che vi sono molti elementi che ci permettono, quali soci CORSI, di guardare con fiducia al futuro e ci permettono anche di rivolgere un plauso al direttor Canetta, alla direzione della RSI e ai collaboratori per il lavoro che svolgono quotidianamente.

Non dobbiamo però illuderci: fiducia verso il futuro, consapevolezza che abbiamo competenze personali, risorse finanziarie, indici d’ascolto assai elevati, ma allo stesso tempo grande umiltà e volontà di ricucire una forte legame con il paese e le sue componenti: commentando i risultati della votazione del giugno scorso ho apertamente parlato della “solitudine” della SSR e della RSI perché in risposta alle generose bordate di critica, relativamente poche voci della politica, dell’economia, della cultura, della società in generale si sono levate per difendere l’azienda, la sua importanza culturale, economica, sociale.

C’è motivo di riflessione e soprattutto d’azione, che andrà condotta con disponibilità all’ascolto delle voci critiche e con grande attenzione verso l’art. 3 cpv 1 della concessione, al quale presto in conclusione la mia voce:

Concessione – qualità dei programmi -    La creazione di programmi da parte della SSR soddisfa elevate esigenze sotto il profilo qualitativo ed etico. I singoli settori dei programmi si conformano al mandato e si distinguono per la credibilità, il senso di responsabilità, la rilevanza e la professionalità giornalistica. La SSR garantisce l’inconfondibilità dei suoi programmi e si distingue da emittenti aventi scopo commerciale.

*Presidente della CORSI, discorso pronunicato in occasione dell'assemblea generale

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