CRONACA
Locarno, il Lungolago compie vent'anni. Bruno D'Addazio: "Quel venerdì 9 febbraio del 1996 ho realizzato il mio sogno. E adesso, che la festa cominci!"
Martedì prossimo, 9 febbraio, il "Lungo" apre le porte con una maxi festa. E il patron racconta il segreto di vent'anni di successi

LOCARNO – Un sogno durato vent’anni. E che continua giorno dopo giorno. Era il 9 febbraio del 1996 quando Bruno D’Addazio accolse i primi clienti nel suo nuovo locale. Lo chiamò “Snack-Bar Lungolago”. Era un venerdì.
Quel giorno dal forno uscirono le prime pizze, e i primi piatti dalla cucina. Potrebbe essere un bel gioco tentare di indovinare quanti litri di birra, di caffè o di vino, o quanti cocktail, sono stati serviti da allora… Ma nessuno avrà la controprova della risposta esatta.

Martedì prossimo, 9 febbraio, al Lungo ci sarà una grande festa: una serata in tema arabesco con aperitivo offerto a partire dalle 18. “Tutta la popolazione è invitata”, precisa D’Addazio.
Ci saranno danzatrici del ventre, artisti con le spade e piatti di ispirazione araba. E anche la musica avrà un accento orientale. Il ristorante sarà regolarmente aperto, ma evidentemente è bene prenotare con un certo anticipo. C’è da scommettere che non ci sarà poca gente…

D’Addazio proveniva da un’esperienza di maître d'hôtel, che lo aveva poi portato a Locarno, come gerente dell’allora famoso Bar Regina, in faccia all’imbarcadero.

Nel ’96 il Lungolago esisteva già, ma era uscito malconcio dall’alluvione di tre anni prima. D’Addazio ebbe l’opportunità di riprenderlo e non ci pensò due volte: fece il grande passo e si mise in proprio. Così, quel venerdì 9 febbraio realizzò il suo sogno.

Ristorante? Pizzeria? Bar? Come definire il Lungolago? “Optai per ‘snack-bar’ – racconta il patron -, un concetto che rifletteva bene l’offerta che avevo in mente di proporre: dalle pizze al buon vino, rivolgendomi a un pubblico ampio, senza preclusioni”.

Un locale “people”, insomma, ma non nel senso negativo del termine. “People” inteso come gente, come persone, come popolare in senso positivo.

“Quando ho iniziato l’avventura – racconta D’Addazio - in quella zona di Locarno non c’era nulla: non c’erano nemmeno i lampioni… E il porto che c’è ora non era ancora nemmeno un’idea”.

Pian piano il Lungolago è entrato nelle abitudini dei locarnesi diventando un luogo di ritrovo per moltissime persone, giovani e meno giovani. E per tutti è diventato “il Lungo”. E per tutti Bruno è diventato “il Baffo”…

“Siamo riusciti a crearci subito una clientela affezionata – spiega D’Addazio -: pensate che molti nostri fedelissimi frequentano il Lungolago da vent’anni, da quei giorni di febbraio in cui abbiamo aperto. È stata una scommessa, ma posso dire che abbiamo puntato sui numeri giusti”.

Il giorno dell’apertura, il team del locale era composto di sole sette persone, compreso “il Baffo”. Oggi, vent’anni dopo, al Lungolago lavorano mediamente una trentina di collaboratori, con punte massime di trentotto in estate.

Dubbi? Timori? Ripensamenti? “Mai avuti – dice orgoglioso il patron -. Quando i sogni si realizzano non c’è spazio per queste cose”.

D’Addazio ristrutturò il locale danneggiato dall’esondazione del lago e lo rimise a nuovo. Qualche mese fa, in novembre, il secondo grande intervento: dal 26 di quel mese il Lungolago si è vestito a nuovo per poter festeggiare degnamente i suoi vent’anni. Ma è rimasto sempre il buon vecchio Lungo.

Certo, negli anni, le proposte gastronomiche si sono moltiplicate, la cantina si è ampliata, in particolare dopo l’arrivo del sommelier Alessandro Mandelli, mentre Leonardo Pezzano dava la sua impronta al “Laguna Bar”, grazie ai suoi cocktail e alla sua creatività.

Nel frattempo è stato realizzato un piccolo “giardino d’inverno”, coprendo un’ala del locale, così da garantire la quiete al vicinato. “Grazie anche alle autorità cittadine – dice D’Addazio - che ci hanno permesso di apportare modifiche per noi importanti, e progettate per tutelare la quiete del vicinato”.

Con gli abitanti del quartiere ci fu qualche problema negli anni caldi della “movida”, quando non lontano dal Lungolago aprì il Bar Simba, e la zona divenne meta di intensi via vai notturni. Ma poi le cose rientrarono e oggi, spiega il patron, con il vicinato abbiamo un’ottima intesa.

Uno degli elementi che hanno contribuito alla notorietà del locale è stata l’organizzazione di eventi. “Il top – ricorda D’Addazio – lo abbiamo raggiunto nel 2008, ospitando la finale di Miss Italia nel Mondo, tra Svizzera, Francia e Liechtenstein, che è stato in assoluto l’evento più grande di questi vent’anni”.

Per finire, in due parole, il segreto di tanto successo: “Direi – spiega il patron - un mix che comprende un’offerta gastronomica a 360 gradi, un locale che si rinvolge a tutte le fasce di età e a tutte le tasche, dove nessuno si sente a disagio. Una proposta che ogni sera inizia con l’aperitivo e prosegue, dopo cena, al Laguna Bar, che è il regno di Leo. Ma direi, soprattutto, la professionalità dei miei collaboratori, alcuni dei quali sono con me da ben diciannove anni: la brigata di cucina guidata dallo chef Stefano Jelusic, il pizzaiolo Gabriele Mele, il team di servizio ai tavoli… E la scelta di avere un sommelier come Ale. Ecco, questi sono gli ingredienti del nostro successo”.

E il momento più bello di questi vent’anni? “Faccio fatica a individuarne uno, sono stati vent’anni fantastici. Senza un solo giorno di pentimento. Ma con tanto, tanto lavoro, naturalmente”.

emmebi

 

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