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12.09.2013 - 10:270
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Liberatv, il mandato per la Polizia e la macchina del fango

Ecco la storia dell'incarico ricevuto dalla nostra società per realizzare i filmati sull'attività della Cantonale. E la nostra posizione di fronte alle polemiche che ha innescato negli ultimi giorni

di Marco Bazzi e Andrea Leoni
 
LUGANO - Se finora abbiamo taciuto non è per sensi di colpa, vergogna o incapacità di giustificare l’ingiustificabile, o altre sciocchezze del genere che circolano da giorni nei bassifondi del web.
Abbiamo taciuto perché non volevamo mischiarci e confonderci con gli strilli isterici degli arrabbiati, degli invidiosi, dei moralisti, e di chi grida allo scandalo - o lo fa gridare ad altri - per secondi fini.
Abbiamo pensato che tacere fosse, finora, il modo migliore per non dare aria alla propaganda, a volte scioccamente ideologica e a volte lucidamente interessata, di una parte del mondo politico e mediatico ticinese. Precisiamo che c’è anche chi, ci mancherebbe, si è espresso criticamente sulla questione senza malevolenza.
 
Ma si arriva a un punto in cui il silenzio rischia di venire interpretato come un implicito assenso o come paura. E quando questo accade le bugie diventano verità, le calunnie scoop, e i conati di vomito e di veleno atti di coraggio.
 
Quindi adesso parliamo, o per meglio dire iniziamo a parlare, e lo facciamo in primo luogo per i nostri lettori, che ogni mese sono sempre più numerosi, e per le persone che vorranno ascoltarci in buona fede e senza pregiudizi. Senza farci, ovviamente, l’illusione di convincere chi ha già deciso che questa vicenda è uno scandalo.
 
La macchina del fango
 
Qualcuno ha acceso, qualche giorno fa, quella che Roberto Saviano definisce “la macchina del fango”, con lo scopo di delegittimane giornalisticamene liberatv – il cui successo, evidentemente, sta dando molto fastidio -, e qualcun altro ha aggiunto fango nella macchina per motivi di battaglia partitica che nulla hanno a che vedere con noi.
La macchina del fango funziona così: prendi un singolo elemento – nel caso specifico assolutamente legale e trasparente - e ci costruisci sopra uno “scandalo”. Per far passare un messaggio molto semplice: “avete visto che anche loro sono sporchi come gli altri e che si fanno prezzolare dai politici? Altro che giornalisti indipendenti!”.
 
La genesi del mandato per i filmati della Polizia

Siccome non abbiamo nulla, ma proprio nulla da nascondere, vi spieghiamo come sono andate le cose.
Come fa qualunque impresa che opera sul mercato, liberatv ha proposto delle idee, dei progetti. E lo ha fatto rivolgendosi sia ad enti pubblici sia ad enti privati. Alcuni di questi progetti sono andati a buon fine, altri no, come accade normalmente, in un campo e nell’altro.
Avendo una certa esperienza e qualche capacità in campo televisivo che nessuno, speriamo, ci vorrà negare, abbiamo proposto, in parallelo all’attività giornalistica sul web, la realizzazione di produzioni video di vario tipo.
 
Anche se non è noto, molte aziende mediatiche svolgono e sviluppano servizi paralleli al di fuori del loro “core business”. E così abbiamo fatto anche noi.
Abbiamo quindi proposto, tra gli altri, al Dipartimento delle istituzioni di realizzare alcuni filmati che raccontassero le attività della Polizia cantonale. La Polizia ticinese, infatti, era totalmente sprovvista di materiale e di documentazione video, al contrario di altri corpi della Svizzera che utilizzano questo materiale non per farsi “pubblicità”, come qualcuno propagandisticamente vuole far credere parlando di “spot”, ma a scopo didattico, formativo e informativo.
 
Questi filmati possono essere utilizzati per raccontare la Polizia a chi vorrebbe entrarne a far parte, in serate di sensibilizzazione sui furti, sulla criminalità o sui pericoli della strada, in convegni per la promozione della qualità di vita in Ticino, o in altre occasioni ancora. In questo senso, va puntualizzato che i video saranno di proprietà esclusiva della Polizia, che ne farà l’uso che riterrà più opportuno.
 
Ecco in cosa consiste il progetto
 
Ma di quanti e di che tipo di filmati si tratta? Il progetto si articola su circa un anno di riprese di una dozzina di aspetti dell’attività della Polizia cantonale e dei relativi reparti: dalla “stradale” all’antidroga, dalla gendarmeria ai “gruppi speciali”, dalla scientifica all’istruzione degli ‘aspiranti gendarmi’. I singoli video verranno poi sintetizzati in un documentario riassuntivo della durata di circa mezz’ora.

L’iter istituzionale
 
Il progetto ha seguito un lungo processo di valutazione e di condivisione a livello di Comando della Polizia (non solo con il Comandante) e, successivamente, dipartimentale e interdipartimentale. Infine, ha ottenuto il via libera dal Consiglio di Stato.
A questo proposito, per rispondere a chi, in cattivissima fede, tenta di far passare la tesi di un favore leghista a liberatv, annotiamo che il Governo non è composto da cinque ministri della Lega, come il gruppo interdipartimentale che ha valutato il progetto non è formato da un manipolo di hooligans di via Monte Boglia.
 
I costi del progetto
 
Veniamo ai costi. Possiamo capire che la cifra in sé – 65'000 franchi – per un cittadino comune, per chi non conosce il progetto, e per chi non si intende di produzioni televisive, possa sembrare eccessiva. Ma non è così – è anzi vero il contrario – e vi spieghiamo perché.
 
Se dividiamo la cifra totale per il numero di documentari abbiamo un costo di 5'000 franchi l’uno. La realizzazione di ogni filmato, della durata di una decina di minuti, comporta diverse uscite - di giorno e di notte - seguendo le pattuglie per il loro intero turno di lavoro.
Questo, soltanto per la raccolta delle immagini, delle interviste e di tutto il materiale video necessario alla realizzazione dei filmati. Una volta raccolto il materiale bisogna poi selezionarlo, cercare dati e informazioni integrative, scrivere i testi che leghino le immagini e passare alla fase di montaggio, che comporta diversi altri giorni di lavoro.

La realizzazione delle immagini, il taglio delle interviste, il montaggio e la sonorizzazione sono realizzati in collaborazione con una casa di produzione professionale – ticinese – e sono naturalmente a carico di liberatv.

Ecco, forse visti sotto questa luce, i 5'000 franchi a documentario, e i 65'000 franchi di mandato fanno meno impressione. Aggiungiamo che, nel costo finale rientra anche la realizzazione del documentario riassuntivo, che pure richiederà diverse giornate di lavoro tecnico e giornalistico.

Un regalo a liberatv?
 
A chi si scandalizza per il fatto che, mentre chiede sacrifici generalizzati, il Governo “regala” 65'000 franchi a liberatv per un progetto “inutile”, rispondiamo che quell’uscita finanziaria – per ora solo parzialmente versata - è contabilizzata nel consuntivo 2012, come ben risulta dalla chilometrica lista dei mandati diretti attribuiti l’anno scorso dal Consiglio di Stato e trasmessa già mesi fa alla Commissione parlamentare della Gestione. Quindi, non solo il Governo e l’Amministrazione cantonale, ma anche l’autorità parlamentare di vigilanza erano da molto tempo informati di questo mandato.
 
È naturale che, sull’opportunità di una commessa si può sempre discutere, e ognuno può – se è in buona fede - legittimamente contestarla, meglio se lo fa dopo aver valutato tutti gli elementi e non sull’onda di presunte rivelazioni giornalistiche.
 
Si può sostenere che, se liberatv ha un’idea che viene ritenuta valida a più livelli e che nessuno ha mai proposto in precedenza, il Governo avrebbe comunque dovuto mettere “a concorso” l’idea stessa. Legittimo. Tanto quanto è legittimo che non l’abbia fatto. Ed è pure legittimamente discutibile se quella spesa, come tutte le spese pubbliche, ci stesse o meno.
Però, guardiamoci in faccia e confrontiamoci senza demagogia: chi sostiene che questi 65'000 franchi, se non fossero stati stanziati, avrebbero permesso di attutire le perdite finanziarie del Cantone, e di conseguenza annacquare i sacrifici dei cittadini, o è ignorante perché non sa di cosa parla o è in malafede.
 
Comunque, visto che dal mondo politico si invocano a gran voce tagli e risparmi, e si grida in modo demagogico allo scandalo per il mandato deliberato a liberatv, nei prossimi giorni ci occuperemo dei mandati pubblici diretti. Lo stesso potrebbero fare alcuni deputati che si indignano per questo caso: spulciando gli “annuari” dei mandati diretti scoprirebbero incarichi ben più esosi assegnati a chi lavora nel settore editoriale. E magari qualcuno potrebbe anche trovarci il nome della sua azienda.

E continueremo naturalmente a occuparci anche delle pensioni dei consiglieri di Stato, altro tema che, per come lo abbiamo affrontato, ha fatto saltare a qualcuno la mosca al naso.

Detto della legittimità, aggiungiamo che quello che invece è vile e meschino è gettare fango insinuando nelle persone l’idea che questo lavoro sia stato dettato da amicizie, favoritismi, connivenze e clientelismo politico.
Ma non siamo degli ingenui, e conosciamo bene i sottoboschi della politica, della propaganda e dei suoi megafoni. Come ci sono ben noti, in generale, gli intrecci e gli interessi annodati in un mercato - non solo in campo editoriale - affollato, e popolato da squali e da varia fauna parassita.
 
Diamo fastidio ma andiamo avanti sulla nostra strada
 
Liberatv è il primo esperimento mediatico di questo Cantone senza editori alle spalle e senza agganci più o meno evidenti con altri gruppi editoriali. Evidentemente, il successo di questo portale non è gradito ad alcuni. Sia dal punto di vista giornalistico che da quello pubblicitario. E neppure da un punto di vista politico.
 
Per alcune nostre battaglie di tipo sociale – ad esempio sul mercato del lavoro – siamo stati bollati come leghisti e populisti. La verità è che quello che scoccia ad alcuni è che noi non siamo né leghisti né antileghisti. E in questi tempi di guerra fredda la nostra è una posizione scomoda, che fa venire il mal di pancia ad alcuni rappresentanti - non necessariamente di primo piano e in cerca di un raggio di visibilità - appartenenti ad aree di pensiero che hanno dominato nel secolo scorso.
 
Poco male. Continueremo sulla nostra linea, perché questa linea, giorno dopo giorno, ora dopo ora, ci ha permesso con fatica di costruire un nuovo media, che tra qualche settimana compirà un anno e che ha generato anche un non trascurabile indotto economico per società e collaboratori, rigorosamente ed esclusivamente svizzeri.
 
Continueremo dunque a dire come la pensiamo - a volte anche sbagliando, come accade a chiunque - sui temi che ci stanno a cuore, a dare voce a tutti, compreso a chi ci critica, senza farci né dettare la linea né intimorire da nessuno. Per indole e formazione non ci siamo mai piegati ai padroni del vapore e pensiamo di averlo dimostrato, e di dimostrarlo ogni giorno, con il nostro lavoro.
 

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