Niente di nuovo nelle dichiarazioni di Toni Brunner secondo il presidente dell’UDC ticinese: “Penalizzati? Non direi. Seguiamo una linea politica chiara. La lega è diventata partito di governo, naturale non possa più permettersi di fare opposizione"
LUGANO – Non c’è niente di nuovo nelle dichiarazioni di Toni Brunner secondo il presidente dell’UDC ticinese Gabriele Pinoja. La lettura di quanto sta avvenendo a livello cantonale da parte del presidente nazionale non era delle più entusiaste: Brunner, dalle colonne del CdT (vedi suggeriti) si rammaricava insomma per la mancata alleanza con la Lega.
Un’analisi che non lascia sorpreso Pinoja: “Brunner pensa per il 99% alle elezioni nazionali, non alle cantonali. E giustamente, da buon presidente, si aspetta dal Ticino la massima forza di centro destra per avere ancora tre consiglieri nazionali. Un ragionamento che fila, ma che, ripeto, è unicamente legato al contesto federale. Ed è giusto sia così, perché Brunner è presidente nazionale”, commenta raggiunto da Liberatv.
E pensando all’appuntamento di ottobre, e all’auspicio di rivedere correre unite Lega e UDC, Pinoja risponde di non aver mai escluso nessuno scenario: “Semplicemente, noi abbiamo fatto delle proposte, a livello cantonale, che non sono state accettate dal movimento e loro hanno fatto delle controproposte che non sono state accettate da noi. Ma non ho mai detto che alle nazionali non vorrei più la Lega. È lei anzi ad aver presentato finora la questione come un ‘pacchetto unico’. È perciò la Lega che dovrà decidere, poi noi vedremo cosa fare”.
Se a livello nazionale la porta resta aperta, torniamo a quello cantonale e partiamo dal ‘paradosso’ tutto ticinese messo in luce anche da Brunner: insomma, il voto del Cantone rispecchia spesso le posizioni dell’UDC, eppure il partito non riesce a imporsi come forza trainante. “La sezione locale – risponde Pinoja – soffre di due situazioni ben diverse rispetto a quello che esiste nel resto della Svizzera. Da una parte c’è la forza del PLR che in Ticino è del 10% superiore che a livello federale, dove raggiunge il 15%. E qui le due componenti, liberale e radicale, sono unite: fattore che toglie una parte dei consensi, liberali, che potrebbe essere dell’UDC. Dall’altra c’è evidentemente il fenomeno Lega, partito che, se a livello cantonale fa un po’ come vuole, a livello nazionale abbraccia spesso i principi dell’UDC, che d’altronde, nell’area di centro destra, è il partito più grosso in Svizzera”.
Speriamo quindi, aggiunge, “che almeno a livello nazionale continuino a pensarla come noi. Mentre a quello cantonale dovrebbero darsi una linea un po’ più continua. E in futuro vedremo, tutto dipenderà dai risultati di aprile…”
Pinoja ribadisce però che l’UDC ticinese resta forte e convinta della nuova alleanza siglata ne La Destra. “Questa idea è frutto di una linea politica ben chiara: delle volte ci siamo trovati bene con la Lega, altre meno. Soprattutto negli ultimi quattro anni, in cui ci sono stati un po’ di problemi. D’altronde loro sono diventati un partito di governo e non si può mica pretendere che con due rappresentanti in Consiglio di Stato facciano pura opposizione come l’UDC. E tutto questo è più che legittimo. Quindi, semplicemente, noi abbiamo fatto delle scelte a livello cantonale che ci sembrano molto giustificate, di opposizione chiara a tutto il Governo, perché secondo noi nell’ultima legislatura non ha lavorato bene”.
Le parole di Brunner incarnano però un sentore comune e parlano di una scelta controproducente per l’UDC: con tutti i dovuti distinguo, le ultime proiezioni davano la nuova coalizione de La Destra tra il 4 e il 5.5%. Eppure, proprio su queste percentuali, Pinoja conclude con una lettura diversa.
“Se mi dicono che siamo al 5% per il Consiglio di Stato (e ci sono ancora le schede senza intestazione che vengono ridistribuite, e si sale di un buon punto, e sappiamo benissimo che in Gran Consiglio otteniamo di più) sarebbe un successo e non mi preoccupo di questo. Anzi, speriamo allora sia così. Però io credo che oggi in Ticino nessuno riesca a fare un pronostico garantito. Che conta quindi è solo il 19 aprile. Vedremo. Speriamo tutti in positivo: se va bene saremo tutti felici, se no saremo felici uguali. La vita va avanti no?”, chiude con una battuta Pinoja augurando “a tutti tanta fortuna per queste elezioni, ma proprio a tutti: partiti e candidati”.