CORONAVIRUS
Meno soddisfatti ma più propensi a aiutare gli altri. Il Covid cambia la vita degli svizzeri
Gli indicatori del 2020 parlano di un benessere generale diminuito, con meno speranza di vita e meno PIL pro capite. Durante il primo lockdown è salita la fiducia nel Governo, poi ha conosciuto un calo

BERNA - La pandemia di COVID-19 ha lasciato il segno anche sul benessere della popolazione della Svizzera e ha avuto ripercussioni in molti ambiti della vita. Per esempio, la speranza di vita degli uomini è diminuita quasi di un anno. Nel 2020, il prodotto interno lordo reale pro capite è sceso del 3,1% rispetto all’anno precedente ed è aumentato invece il debito pubblico della Confederazione, dei Cantoni e dei Comuni, superando la soglia dei 300 miliardi di franchi. Finora però la soddisfazione per la vita in generale è scesa solo di poco. Questi sono alcuni dei risultati del sistema di indicatori del benessere elaborato dall’Ufficio federale di statistica (UST).

Il sistema di indicatori del benessere permette di andare oltre il punto di vista strettamente economico cui fa riferimento in particolare il prodotto interno lordo (PIL), estendendolo anche ad altri aspetti degli ambiti sociale, economico e ambientale. Riassume i risultati più importanti per il benessere traendoli sia dalle diverse statistiche di base dell’UST che da alcune altre fonti e viene aggiornato a cadenza annuale. Quest’anno un breve capitolo è dedicato al tema del benessere ai tempi della pandemia di COVID-19. Tuttavia, non sono disponibili dati aggiornati per tutti gli aspetti e per tutti gli indicatori. 

Riduzione della speranza di vita e lieve aumento del volontariato informale

Nel 2020, per entrambi i sessi la speranza di vita è diminuita rispetto all’anno precedente, sebbene il calo sia stato più marcato per gli uomini: per loro la speranza di vita alla nascita era di 81,0 anni (–0,9 anni rispetto al 2019), mentre per le donne era pari a 85,1 anni (–0,5). Sempre nel 2020, le persone dai 65 anni in su hanno dovuto fare i conti con un’alta sovramortalità, a differenza di quanto successo per le fasce di età più giovani. Tuttavia, questo fenomeno non è stato sufficientemente marcato da portare a un calo del rapporto di dipendenza degli anziani (rapporto tra le persone di 65 anni e più e quelle tra i 20 e i 64 anni).

Nel 2020, a causa delle misure sanitarie dovute alla COVID-19, l’accesso della popolazione al volontariato organizzato è stato fortemente limitato. A impegnarsi nell’ambito di associazioni od organizzazioni è stato il 15,9% della popolazione permanente dai 15 anni in su (2016: 19,5%). Si è invece osservato un leggero aumento delle persone che svolgevano volontariato informale, come l’aiuto tra vicini di casa, la custodia di bambini, i servizi di assistenza e cura di conoscenti e di parenti che appartengono a un’altra economia domestica. Nel 2020, il 32,5% della popolazione ha svolto attività del tipo sopracitato (2016: 31,7%). 

Prodotto interno lordo e commercio estero fortemente colpiti dalla COVID

Nel 2020, la pandemia di COVID-19 ha avuto evidenti ripercussioni anche sul settore economico: il PIL reale pro capite è calato del 3,1% rispetto all’anno precedente. Anche l’interdipendenza economica con l’estero si è indebolita: Il grado di apertura dell’economia svizzera è passato dal 52,0% al 47,8%. L’Amministrazione federale delle dogane sottolinea che, rispetto al 2019 le esportazioni sono diminuite del 7% e le importazioni addirittura dell’11%.

Finanze pubbliche: più spese e meno entrate

I vari provvedimenti adottati dalle autorità pubbliche per arginare l’impatto economico, sociale e sanitario della pandemia di COVID-19 hanno peggiorato la situazione finanziaria di queste ultime. Nel 2020 il debito pubblico (Confederazione, Cantoni, Comuni) ha oltrepassato la soglia dei 300 miliardi di franchi, attestandosi a 304 miliardi (+11 mia.). 

Tra il 2019 e il 2020, la quota di debito complessivo rispetto al PIL è aumentata dal 41 al 43%. Tra le altre cose, sono aumentate anche le spese per le prestazioni sociali, in particolare quelle dell’assicurazione contro la disoccupazione. Per quanto riguarda le entrate, si nota che nel 2020 le imposte legate all’ambiente sono diminuite del 3,9% rispetto all’anno precedente. Quasi l’87% di questo calo è riconducibile alle minori entrate generate dall’imposta sugli oli minerali, specialmente benzina e diesel. Tra il 2019 e il 2020, la riduzione della domanda di carburanti ha tra l’altro contribuito alla diminuzione del 9,5% del consumo lordo di energia.

Statistiche sperimentali: la soddisfazione per la propria vita attuale rimane alta, ma scende

Nella statistica sperimentale «COVID-19 e condizioni di vita in Svizzera (SILC)» sono disponibili altri rilevanti risultati riguardo al tema del benessere ai tempi della pandemia di COVID-19. In particolare sono da notare gli aspetti della soddisfazione per la propria vita attuale e la fiducia nel sistema politico. Nel raffronto europeo, la popolazione svizzera di 16 anni e più è molto soddisfatta delle sue condizioni di vita generali. La quota di persone che hanno dichiarato di essere molto soddisfatte della loro vita attuale è rimasta stabile tra il 2019 e il 2020, calando però dal 39,7% rilevato durante il primo confinamento parziale nella primavera 2020 al 36,6% nel 2021. 

Durante questo primo confinamento parziale, la percentuale di persone con un alto grado di fiducia nel sistema politico svizzero era del 54%, significativamente più alta rispetto al 2019 e alle settimane immediatamente precedenti il primo confinamento parziale, quando si aggirava intorno al 47%. Nel 2021, la quota ha nuovamente registrato un leggero calo, attestandosi all’incirca al 51%, ma era ancora significativamente più alta rispetto al periodo precedente il primo confinamento parziale. La percentuale di uomini con un alto grado di fiducia nel sistema politico è superiore a quella delle donne, e la percentuale di cittadini svizzeri è inferiore a quella rilevata per le persone straniere.

 

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