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PMI svizzere: forte l’esposizione internazionale, tra fattori di successo e opportunità. Consulta lo studio completo
Gli economisti del Credit Suisse hanno pubblicato lo studio «Fattori di successo per PMI svizzere – Prospettive e sfide nell'export», basato su un sondaggio condotto tra oltre 2000 PMI svizzere

ZURIGO -  Circa 7 PMI svizzere su 10 svolgono direttamente o indirettamente almeno un'attività transfrontaliera. Si stima che un quinto delle esportazioni svizzere di merci provenga da PMI. Le esportazioni delle PMI provengono soprattutto dall'industria meccanica, elettrica e metallica (industria MEM), mentre la quota del settore chimico-farmaceutico è relativamente esigua. Inoltre, le PMI interpellate si sono dichiarate a favore di ulteriori accordi di libero scambio, soprattutto con USA, Cina e Russia. Secondo le PMI la piazza svizzera continua a essere interessante, ma in relazione al quadro normativo si confermano molto pessimiste.

È quanto emerge dal nuovo studio pubblicato dagli economisti del Credit Suisse «Fattori di successo per PMI svizzere – Prospettive e sfide nell'export», basato su un sondaggio condotto tra oltre 2000 PMI svizzere. 

All’origine dell'elevato grado di competitività e capacità innovative della Svizzera si collocano le sue imprese efficienti. Il 99,8% delle società svizzere è costituito da PMI. Nella serie di studi «Fattori di successo per PMI svizzere», gli economisti del Credit Suisse analizzano ogni anno la piazza svizzera e le relative condizioni quadro nell'ottica delle PMI. Il tema principale dello studio di quest'anno è l'attività di esportazione. «Da anni le imprese svizzere puntano con ottimi risultati alla specializzazione e allo scambio globale. Le PMI godono di un eccellente posizionamento a livello internazionale e contribuiscono in misura decisiva al successo dell'economia svizzera», sostiene Urs Gauch, responsabile di Affari PMI Svizzera presso il Credit Suisse.
La piazza svizzera è interessante per le PMI ma occorre intervenire sul piano normativo
Secondo le PMI la piazza svizzera continua a essere interessante. Soprattutto fattori quali infrastruttura nonché collaboratori e relative qualifiche sono ritenuti molto importanti per il successo. In base al sondaggio, solo il quadro normativo rappresenta un ostacolo. Data la notevole importanza attribuita dalle PMI alla regolamentazione e a causa del previsto ulteriore peggioramento del quadro normativo in futuro, si ritiene che in questo ambito vi sia un'urgente necessità d'intervento. Alla politica si chiede di alleggerire gli oneri amministrativi ed elaborare nuove norme tenendo conto della posizione delle imprese nell'ambito della concorrenza internazionale.

Forti legami delle PMI con l'estero
L'internazionalizzazione non è un'esclusiva delle grandi imprese: il 69% di tutte le PMI svizzere e l’87% di tutte le PMI industriali svolge almeno un'attività di importazione, esportazione o produzione all'estero oppure collabora con clienti che operano a livello internazionale. Le PMI contribuiscono complessivamente per circa il 20% al totale delle esportazioni svizzere di merci. In termini di struttura settoriale vi sono notevoli differenze rispetto alle esportazioni complessive elvetiche. Contribuendo per due terzi alle esportazioni delle PMI, l’industria MEM e l'industria orologiera ricoprono una quota superiore (incidenza del 45%) rispetto alle esportazioni complessive, mentre il settore chimico-farmaceutico e quello delle materie plastiche contribuiscono per il 42% alle esportazioni totali, ma solo per il 15% circa alle esportazioni delle PMI. I principali mercati di sbocco per le PMI sono i paesi europei, Germania in testa. Negli ultimi 10 anni i paesi emergenti hanno acquisito sempre più importanza tra i mercati target. Oggi una PMI su due che opera nell'industria di punta esporta verso queste aree. I mercati emergenti sono invece meno significativi per l'industria tradizionale e il terziario: quasi un quinto delle PMI dell'industria tradizionale e il 5% delle PMI del settore terziario esporta verso questi mercati.

Le PMI si sentono esposte a una crescente pressione concorrenziale
Quattro quinti delle PMI riportano che la pressione concorrenziale è aumentata negli ultimi dieci anni. L'inasprimento della concorrenza nazionale preoccupa le PMI in misura maggiore rispetto alla concorrenza internazionale (57% contro il 50%). Sono soprattutto le PMI che operano nell'industria di punta a sentirsi esposte alla concorrenza internazionale. Le PMI svizzere sono tuttavia in grado di imporsi tra i concorrenti esteri e si sono dette quasi soddisfatte rispetto ai risultati registrati in termini di fatturato delle esportazioni. L'11% delle PMI industriali interpellate sostiene di essere leader del mercato globale almeno per un prodotto chiave («hidden champion»). Fra i produttori di strumenti di precisione, il 60% delle PMI si definisce «hidden champion». Tale gruppo è seguito a distanza dall’industria orologiera, elettrotecnica e meccanica, con circa il 20% - 30% di «hidden champion».

Le PMI svizzere auspicano un accordo di libero scambio con USA, Cina e Russia 
Uno degli strumenti per favorire il commercio senza dazi e barriere è la stipulazione di accordi di libero scambio. In base all'analisi degli attuali trattati condotta dagli economisti del Credit Suisse, questi non comportano sempre un evidente aumento dei volumi commerciali. L’effetto prodotto dagli accordi di libero scambio sul volume delle esportazioni può infatti essere ridotto da convenzioni già esistenti relative a beni specifici oppure dalle barriere commerciali non tariffarie in essere. Gli accordi di libero scambio consentono invece di risparmiare notevolmente in termini di dazi. Il vantaggio derivato dagli accordi di libero scambio per le PMI svizzere dipende da una serie di fattori. Per i vari prodotti le imprese devono ad esempio esibire una prova dell'origine, che comporta spesso considerevoli oneri amministrativi, al fine di poter beneficiare dell'esenzione dal dazio nell'ambito dei trattati. Dal sondaggio emerge che soprattutto per le PMI di piccole dimensioni la prova dell'origine rappresenta un ostacolo all'attività di esportazione. Gli accordi di libero scambio ricoprono un’importanza maggiore per le PMI e le società più orientate all'export dell'industria chimica, delle materie plastiche, alimentare, nonché del tessile e dell'abbigliamento. Sebbene non tutte le PMI beneficino dei vari accordi in eguale misura, più di un terzo delle aziende interpellate auspica ulteriori accordi di libero scambio. In particolare è considerato importante un accordo con gli Stati Uniti, la Cina, con la quale è già stata siglata una convenzione, e la Russia.

Scenario delle esportazioni fino al 2035: netto aumento della quota delle esportazioni verso i mercati emergenti
Gli economisti del Credit Suisse prevedono che nei prossimi anni la crescita delle esportazioni elvetiche verso l'area dell'euro si attesterà su livelli decisamente superiori a quelli registrati negli anni della crisi finanziaria - ossia su un tasso annuo di quasi 4,5% dal 2014 al 2019. In un'ottica di più lungo termine i mercati emergenti acquisteranno ancora più importanza a causa dell’avanzamento di ampi strati del ceto medio. Entro il 2035 la quota di esportazioni elvetiche verso i paesi BRIC dovrebbe raddoppiare, passando dall'attuale 11% al 22%. In base all'analisi delle tendenze degli economisti del Credit Suisse, tra circa 20 anni la Cina dovrebbe prendere il posto della Germania come principale partner commerciale per la Svizzera. Probabilmente l'importanza dei mercati emergenti non interesserà tuttavia tutte le PMI in eguale misura. Le PMI interpellate che esportano già nei paesi emergenti o che hanno dimensioni piuttosto rilevanti contano maggiormente su un aumento della loro importanza rispetto alle altre PMI. Questa differenza è probabilmente dovuta anche al fatto che il trattamento di tali mercati richiede molto tempo, mezzi, esperienza e contatti personali. Per superare gli ostacoli di accesso a questi mercati è quindi possibile ricorrere alla cooperazione con altre PMI, alla concentrazione su pochi mercati emergenti nonché allo scambio con organizzazioni impegnate nella promozione delle esportazioni e imprese che già operano in questi paesi.

Consulta lo studio completo qui sotto.

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