È Andrea Tamborini la vittima del pirata della strada. Tornava dal suo lavoro a Locarno. E un lettore ci scrive: "Nulla potrà riportare a un figlio suo padre e a una moglie suo marito. Che almeno questo rimorso possa perseguitare fino alla fine dei suoi g
Un nostro lettore: "Egregio direttore, non so se lei sia toccato negli affetti da questa tragedia e se sia ciò a indurla a prendere a cuore questa tragedia, ma so che queste sue denunce sono importanti: complimenti!"
Un nostro lettore, Dario Pedrazzini, che abita, come scrive, “a 300 chilometri dal Ticino”, ci ha inviato una testimonianza appassionata
. La pubblichiamo con un paio di precisazioni.
La prima è: no, non ho alcun legame di parentela e nemmeno di conoscenza con la vittima. Ho preso a cuore questa storia semplicemente perché questa storia mi ha straziato il cuore, come penso e spero a moltissimi ticinesi.
La seconda precisazione riguarda ‘Via Sicura’, citata da Pedrazzini. Sicuramente qualcuno ci dirà: voi che avete fatto una battaglia contro ‘Via Sicura’ adesso vi scagliate contro un pirata della strada… Allora è bene ricordare che la battaglia di liberatv è sempre stata contro gli eccessi assurdi di ‘Via Sicura’, contro quelle che abbiamo chiamato ‘le purghe’, non contro la pirateria stradale o a favore di chi viola gravemente e consapevolmente le norme sulla circolazione. In questo caso siamo comunque ben oltre: ‘Via Sicura’ non c’entra. Anzi, semmai dimostra di non essere nemmeno un deterrente contro i criminali della strada.
Detto questo, con il consenso dei famigliari in ossequio alla legge sulla protezione delle vittime, e anche considerato il fatto che le generalità del 36enne ucciso venerdì pomeriggio a Sigirino, sono state pubblicate dal giornale di Varese ‘La Prealpina’, sveliamo la sua identità.
da qualche anno con la moglie. Laureato in Scienze naturali e biomediche, aveva lavorato prima in un laboratorio analisi a Zurigo e poi si era trasferito in Ticino per riavvicinarsi alla famiglia. Lavorava in una clinica del Locarnese, probabilmente la stessa dove pochi giorni prima dell’incidente sua moglie aveva dato alla luce il loro figlio.
E ora la lettera di Dario Pedrazzini…
Alla sua implicita domanda inserita nella frase d’apertura del suo articolo riguardante il COGLIONE che ha assassinato un suo coetaneo in autostrada, le posso rispondere che pure io (come spero molte altre persone) non riesco a non pensarci… eppure abito a quasi 300 km di distanza … eppure non conoscevo la vittima! Ma se avesse investito un mio conoscente? Un mio parente?
Come lei ben scrive, come devono sentirsi i famigliari della vittima? Come deve sentirsi sua moglie che aspettava il ritorno a casa per magari raccontargli la giornata del piccolo appena nato? Cosa dirà a suo figlio che crescerà senza aver potuto conoscere il padre? E perché? Perché un COGLIONE ha creduto di potersene infischiare delle regole di convivenza comune che una società deve darsi… Ma perché quel COGLIONE non si è schiantato qualche minuto prima contro quel guardrail centrale dell’autostrada e non ci è rimasto?
Adesso aspettiamo il lavoro della giustizia, vedremo se la tanto decantata severità di “Via Sicura” sanzionerà come si deve questo COGLIONE, oppure se egli troverà qualche stratagemma per evitare la giusta pena. Ma anche se fosse sanzionato correttamente nulla potrà riportare ad un figlio suo padre e ad una moglie suo marito.
Quanto meno, che questo rimorso possa perseguitare fino alla fine dei suoi giorni questo COGLIONE!
Meriterebbe una riflessione anche quanto da lei scritto nel paragrafo dove si chiede perché nessuno l’abbia fermato prima di salire in macchina. Il vivere in una società come la nostra dovrebbe portare le persone ad assumere un ruolo responsabile, di controllo reciproco… invece assistiamo ad un continuo deresponsabilizzarsi.
Non so se lei sia toccato negli affetti da questa tragedia e se sia ciò a indurla a prenderla a cuore, ma so che queste sue denunce sono importanti: complimenti!
In questa triste e piovosa giornata le auguro una serena domenica".