CRONACA
"Ce la siamo vista brutta". Lo staff dell'Ateneo del vino di Mendrisio nelle fauci del terremoto. Il racconto di "quei 30 secondi" del gerente Mirko Rainer
Rainer e alcuni collaboratori del ristorante si trovavano ad Amatrice per una missione di beneficenza: "Io sono caduto due volte. Era come stare su un'onda: con la terra che si alza e si abbassa. Ho visto la nostra macchina, che pesa tre tonnellate, rimbalzare come una pallina. E il ponte che abbiamo attraversato per entrare in Paese è crollato...". LE FOTO DELLA SPEDIZIONE

AMATRICE/MENDRISIO - Sono le 7.40 di domenica mattina quando il centro Italia è percorso da una scossa di terremoto apocalittica. Una scossa così potente non si registrava dagli anni '80, in un Paese che in quasi 30 anni ne ha appuntate tantissime: 6,5 di magnitudo. 

 

 

Mirko Rainer, gerente dell'Ateneo del Vino di Mendrisio, con alcuni suoi collaboratori si trovava proprio lì, nelle larghe e rabbiose fauci del sisma. Ad Amatrice per la precisione. 

 

Il ristoratore e il suo staff erano nel borgo laziale per portare a termine una missione di beneficenza. Dai giorni successivi al 24 agosto, quando il piccolo paese che ha dato i natali all'amatriciana è stato distrutto dal sisma, nel ristorante di Mendrisio hanno messo da parte 10 franchi per ogni bottiglia venduta per quest'opera di solidarietà. Merito della generosità dei clienti dell'Ateneo, che hanno speso un po' di più, e della loro, che hanno guadagnato un po' di meno. Obbiettivo: dare un aiuto concreto al ristorante Roma, raso al suolo dalle scosse estive.

 

Raccolti i soldi hanno chiesto al proprietario del Roma, nel frattempo convertito a una sorta di catering di fortuna per tirare a campare, cosa gli occorresse come attrezzatura di prima necessità. Una lavastoviglie, la risposta. E allora l'hanno comprata. E siccome avanzavano ancora un po' di soldi hanno aggiunto altri due piccoli macchinari.

 

Sabato notte scatta la missione di consegna. "Era forse l'ultimo giorno buono prima del periodo natalizio perché poi per l'attività al ristorante diventa impossibile muoversi", racconta Rainer a Liberatv . "Così sabato notte, finito il servizio, siamo partiti. Avevamo messo in conto, considerate le notizie degli ultimi giorni,  di poter fare i conti con qualche scossa ma nessuno si attendeva niente del genere".

 

 

E invece no. Pochi istanti dopo aver consegnato le attrezzature, nel momento in cui le staavano deponendo nel magazzino (nella foto di apertura), la terra trema: "Abbiamo sentito un boato incredibile. Non riuscivamo più a stare in piedi. Dagli scaffali hanno cominciato a cadere le casse d'acqua. Qualcuno ha urlato "fuori, fuori di qui!". Siamo corsi fuori ma non riuscivamo a stare in piedi. Io sono caduto due volte uscito dal magazzino. Era come stare su un'onda: con la terra che si alza e si abbassa. Ho visto la nostra macchina, che pesa tre tonnellate, rimbalzare come una pallina. È durato una trentina di secondi e quando la scossa è finita l'auto si era spostata di tre metri".

 

Uno spavento clamoroso. Tanto che quando Rainer ci racconta quel che ha vissuto - è ormai sera e Mendrisio è più vicina di Amatrice - l'emozione è ancora vibrante e l'adrenalina a mille. "Trenta secondi possono essere lunghissimi e sento ancora quel boato nelle orecchie. Ce la siamo vista brutta".

 

E quel che hanno visto dopo è stato ancora peggio. Hanno infatti osservato anche il crollo del campanile della Chiesa di Sant'Agostino: "Quella è stata una delle cose più scioccanti. Eravamo a distanza di sicurezza ma quando vedi crollare un campanile ti fa pensare". E poi la disperazione della gente, degli anziani in particolare, già sfibrati da mesi di scosse. 

 

 

Ma il passaggio più inquietante del racconto di Rainer riguarda un ponte. Quel ponte che avevano attraversato per entrare nel Paese e che dovevano riprendere per far ritorno a casa. Non c'era più. Crollato. L'unica via di comunicazione per riprendere la strada lungo la costa adriatica era interrotta. E solo per una questione di fortuna e di tempo, sospira Rainer, "non ci siamo finiti sopra quando è crollato".

 

Da qui la decisione di puntare in fretta verso Roma come via di fuga per tornare a casa. Una scelta saggia che ha consentito alla spedizione ticinese di rientrare a Mendrisio, pur facendo il giro largo.

 

Ma nelle orecchie, alla sera di questa domenica bestiale, non c'è solo il boato del terremoto. Ma anche i ringraziamenti di chi ha toccato con mano la generosità dei ticinesi: "Non sapevano cosa dire. Hanno ringraziato tutto il Ticino e in particolare i clienti dell'Ateneo". 

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