Il risultato positivo è dovuto ad un cambiamento nelle varie attività con una pronunciata e costante presenza capillare di agenti della Polizia cantonale sul terreno, in collaborazione con i partner della sicurezza (Polizie comunali e Guardie di confine), al costante lavoro di prevenzione e di analisi svolto quotidianamente nonché all’introduzione di mezzi tecnici e investigativi più performanti. In generale tutto il territorio cantonale, escluse alcune limitate zone, ha beneficiato della diminuzione dei fu
BELLINZONA - In Ticino anche nel 2016 i furti hanno fatto segnare nuovamente una importante diminuzione. Lo scorso anno i furti (4’364, esclusi i furti di veicolo) sono infatti ancora diminuiti del 14%. A questo risultato hanno contribuito tutte le categorie, da quelli con scasso (1’557, -14%), a quelli senza scasso (2’340, -9%), a quelli commessi nei veicoli (467, -32%). Nello specifico fronte dei furti con scasso nelle abitazioni, la diminuzione è stata del 14% poiché sono passati dai 1’093 del 2015 ai 941 del 2016 (dal 2013 al 2016 si registra un -60%, da 2'328 a 941).
Per quanto riguarda la totalità dei furti nelle abitazioni (compresi quelli senza scasso) la diminuzione è stata del 7%, dai 1’457 del 2015 ai 1’355 del 2016. Il 25% dei furti con scasso nelle abitazioni sono tuttavia solo tentati; la percentuale era del 35% nel 2015. Il risultato positivo è dovuto ad un cambiamento nelle varie attività con una pronunciata e costante presenza capillare di agenti della Polizia cantonale sul terreno, in collaborazione con i partner della sicurezza (Polizie comunali e Guardie di confine), al costante lavoro di prevenzione e di analisi svolto quotidianamente nonché all’introduzione di mezzi tecnici e investigativi più performanti. In generale tutto il territorio cantonale, escluse alcune limitate zone, ha beneficiato della diminuzione dei furti.
Le indagini che hanno maggiormente impegnato la Sezione reati contro il patrimonio (RCP) nel 2016 sono legate a bande, composte da nomadi, albanesi e romeni, dedite ai furti con scasso in abitazioni e provenienti dalla vicina Italia e dalle nazioni dell'Est. In quest’ambito una complessa inchiesta condotta nel corso del 2016 ha permesso di porre fine alle attività criminali di una banda composta da oltre 20 autori, alcuni minorenni. Oltre una cinquantina i colpi da loro messi a segno in Svizzera con ingente refurtiva composta da denaro e gioielli. La base della banda era ubicata in un campo nomadi di Roma e da lì si spostavano verso nord utilizzando veicoli noleggiati in Svizzera. L’inchiesta, partita dal Ticino e non ancora conclusa, ha permesso di effettuare numerosi arresti pure in altri cantoni svizzeri. Un’altra indagine ha portato all’arresto di alcuni individui facenti parte di una banda dedita allo scasso che ha messo a segno 35 furti in poco più di due mesi. Valore della refurtiva circa 300'000 franchi. Un’importante inchiesta ha permesso inoltre di arrestare tre scassinatori albanesi che colpivano nella zona del Malcantone in abitazioni, case di vacanza e rustici. Gli scassinatori agivano in banda in un territorio molto vasto e si spostavano esclusivamente a piedi in zone boschive, anche impervie. Lo sforzo investigativo, che ha permesso di chiarire circa 110 furti avvenuti nel 2016 e una ventina tra il 2014 e il 2015, e sul terreno, con appostamenti e dispositivi congiunti, è stato notevole. Il loro fermo ha permesso di interrompere le scorribande. Le aziende e i negozi non sono stati risparmiati dai malviventi. Particolarmente alcuni rivenditori del settore si sono visti alleggerire di diverse biciclette molto costose. Gli autori dei furti, di origine rumena e facenti parte di due distinti gruppi organizzati, si sono pure impossessati di alcuni volanti di prestigiose auto. Alcuni di loro sono stati identificati in fase di indagine. Per quanto riguarda i borseggi, è stata sgominata una banda che ha agito su tutto il territorio nazionale in modo meticoloso e sistematico (45 i reati commessi tra furti e prelievi di denaro contante). Si tratta di cittadini e cittadine bulgare cheComunicato stampa Furti in forte diminuzione in Ticino anche nel 2016 2 / 2
Bellinzona, 28.03.2017
agivano nei supermercati, estremamente mobili ed organizzati da riuscire in una sola giornata a spostarsi in più cantoni della Svizzera. Alcuni componenti di questa banda sono stati condannati mentre altri sono ancora ricercati.
Le inchieste nell’ambito delle opere d’arte sono state una dozzina. In questo settore si evidenziano tre rogatorie provenienti da Francia, Italia e Svizzera (rogatoria intercantonale). Quest’ultima concerneva alcuni reperti archeologici egizi. Grazie alla collaborazione con il CCPD di Chiasso è stato restituito al legittimo proprietario un dipinto del famoso artista Giovanni Antonio Canal detto il Canaletto. L’opera è stata sequestrata diversi anni fa. A livello locale è stato dissequestrato un dipinto di Filippo Franzoni che in passato era stato indicato come falso. Gli accertamenti esperiti hanno però permesso di ricostruirne la storia ed i passaggi di proprietà fino ai primi decenni del secolo scorso. Un‘ulteriore indagine ha portato alla luce il tentativo di vendita di alcune uova Fabergé. Le stesse, indicate come provento di un furto commesso all'estero, sono in realtà risultate delle copie dozzinali.
Al capitolo truffe dei falsi nipoti, si può affermare con soddisfazione che il fenomeno è sensibilmente diminuito grazie all’attività di contrasto e informazione effettuata negli scorsi anni. Le truffe portate a termine si sono praticamente azzerate ed i tentativi commessi tramite telefonate provenienti dall'estero si sono ridotti a poche decine. Il fenomeno è comunque ben presente negli altri cantoni della Confederazione e nel nord Italia e quindi bisogna continuare ad essere vigili. I risultati fin qui ottenuti premiano e gratificano il lavoro degli inquirenti e spronano a non abbassare mai la guardia. Parallelamente si è pure indagato su altre casistiche. Le vittime, persone anziane, venivano avvicinate da uomini che si fingevano impiegati di aziende elettriche o del gas. I finti impiegati, avanzando pretesti diversi e utilizzando a volte delle apparecchiature specifiche, riuscivano ad entrare in casa. Raggiunto lo scopo, chiedevano alle vittime di nascondere denaro e gioielli in un luogo indicato come sicuro. Dopodiché si impossessavano della refurtiva. In quest’ambito si segnalano tre colpi riusciti ed altrettanti tentativi. In relazione ai rip-deal, alcune inchieste aperte nel 2015 sono continuate anche lo scorso anno. Una in particolare, relativa ad un bottino di 60 chili di oro, è ancora in corso in collaborazione con gli inquirenti italiani. Un rip- deal è stato portato a termine ad inizio novembre 2016 in un albergo del centro di Lugano. Vittime due cittadini stranieri residenti oltralpe che hanno consegnato 100'000 franchi in cambio di 86'000 euro, risultati poi dei "fac-simile".
I casi di skimming (acquisizione illecita di dati) commessi in Ticino a danno di persone che utilizzano bancomat o altri apparecchi automatici funzionanti con carte di credito sono stati 5. Due nel Sopraceneri, nella prima parte dell'anno, e tre ad inizio novembre 2016 nel Luganese. Si segnala un nuovo sistema, non più basato sull'applicazione di un lettore dati sulla parte esterna del bancomat. Si tratta di un sottile lettore che viene introdotto nella fessura d'inserimento delle carte di credito che legge i dati senza ostacolare la normale funzione di immissione e di espulsione della carta. Nei casi in cui è stato usato questo stratagemma, tre lettori sono stati sequestrati e neutralizzati. Gli accertamenti hanno permesso di stabilire che i due autori, a volte in collaborazione con un complice, hanno effettuato skimming in sette altri cantoni svizzeri. L'inchiesta ha permesso di identificare in due cittadini bulgari gli autori dei reati, su cui pende un mandato di cattura.