CRONACA
"Il Fi...Power" esiste e lotta insieme a noi! Ma il potere maschile è più pericoloso. L'uomo può ricorrere alla violenza, la donna no (e comunque non ne avrebbe bisogno). Ma sulle molestie no alla caccia alle streghe"
Bombastica intervista alla sessuologa Kathya Bonatti partendo dalla provocazione dello scrittore milanese Massimo Fin a margine dello scandalo Weinstein: "Ha ragione lui. Il "Fi...Power è il rovescio della medaglia della molestia maschile. Ci sono tante, ma tante, ma tante donne che sarebbero disposte a vendere l’anima al diavolo pur di avere un tornaconto. Quindi è giusto parlarne perché è così che stanno le cose. E sulle "relazioni pericolose" vi consiglio di...."
di Andrea Leoni

LUGANO - “Sono d’accordo con Massimo Fini: il “Fi…Power” esiste. Però…”. La sessuologa Kathya Bonatti non si trincera dietro alcuna ipocrisia quando le chiediamo una riflessione sulla teoria esposta dallo scrittore milanese
.

 

 

“Invece di indignarsi - aveva aggiunto l’intellettuale - quando si parla di "Fi...Power" le femministe o comunque i tanti teorici delle pari opportunità dovrebbero prestare a questo aspetto qualche attenzione, perché questo atteggiamento lede innanzitutto i diritti e le aspettative di quelle donne che sul posto di lavoro si comportano con correttezza. E’ la mortificazione della tanto decantata meritocrazia. Ma questo non si può dire. E’ tabù. Viene considerata un’intollerabile offesa all’immagine della donna che è ridiventata, come nell’Ottocento ma per motivi diversi, un essere angelicato, depurato di ogni bruttura morale. Si batte quindi sempre e solo il tasto del potere di ricatto maschile sul luogo di lavoro. Che c’è, naturalmente, ma è più limitato, se non altro perché può essere esercitato solo dall’alto in basso ed è verificabile, mentre il "Fi...Power" è diretto a tutto campo e praticamente indimostrabile”.

 

Kathy Bonatti cosa ne pensa delle riflessioni di Massimo Fini?

“Sono perfettamente d’accordo con lui sull’esistenza e sul potere di quello che definisce “Fi…Power”. È il rovescio della medaglia della molestia maschile, anche se con alcune differenze. Prima di entrare nel merito però bisogna fare una distinzione fondamentale: un conto è la molestia, un altro è l’abuso. La molestia, a mio avviso, va perseguita con severità soltanto quando c’è una forma di ricatto o si sfocia in altri tipi di reati come lo stalking. Altrimenti il rischio della caccia alle streghe è molto grande: ormai si rischia di incriminare qualcuno soltanto perché butta l’occhio su una scollatura. Mentre l’abuso, dove cioè si verifica una coazione, va combattuto con la massima durezza possibile”.

 

Fatta la premessa, cosa si può dire nel merito?

“Che qualcuno ci provi è naturale, anche se può dare fastidio il modo. Fa parte dell’energia della vita. La maggior parte degli amori nascono sui luoghi di lavoro. E non si può arrivare al paradosso che un complimento un po’ forzato o un’occhiatina fuori posto, diventi una molestia. Ci sono donne che  utilizzano l’arma della seduzione per ottenere vantaggi economici o sociali. E questo è il risvolto della medaglia, di cui parlavo prima. La differenza sta che il potere dell’uomo è più pericoloso, perché può sfociare nella coazione e più facilmente nel ricatto, mentre le donne hanno meno possibilità, e direi neppure il bisogno, di ricorrere alle varie forme di violenza”.

 

Fini sostiene che parlare del “Fi…Power” è tabù e che esiste la percezione diffusa di ritenere le donne un “essere angelicato”: è d’accordo?


“È la realtà. Ci sono tante, ma tante, ma tante donne che sarebbero disposte a vendere l’anima al diavolo pur di avere un tornaconto. Quindi è giusto parlarne perché è così che stanno le cose. Che piaccia o no gira tutto intorno alla sessualità. E Fini ha ragione quando dice che c’è una grande ipocrisia nel toccare questo tasto”.

 

Però, diceva lei, rispetto al potere maschile il “Fi…Power” fa meno danni.
“
Esattamente. Perché per gli uomini hanno quasi sempre la possibilità di scegliere se accettare o meno le attenzioni di una donna. Mentre per le donne non è così. Gli uomini hanno molte più opzioni di difesa. Il maschio se decide di fare del male, può farlo, anche solo per una supremazia fisica. La donna no o comunque molto meno: utilizza un altro tipo di linguaggio. Da un punto di vista statistico emerge chiaramente come gli uomini commettano molti più crimini e siano più pervertiti sotto l’aspetto criminologico.. E la maggior parte di questi uomini sono sposati. Detto questo, e ci tengo a sottolinearlo, nell’ambito delle molestie, quando non c’è di mezzo un ricatto, le donne hanno la possibilità di sottrarsi, di scegliere di dire di no. Negare questo dato di fatto significa negare l’intelligenza del mondo femminile”.

 

Quali consigli si sente di dare per le “relazioni pericolose”, o le molestie, sul posto lavoro?

”Il primo consiglio è quello di evitare “relazioni pericolose” sul posto di lavoro. Nel mio libro “Partner manipolatori” segnalo tutta una serie di trappole a cui è necessario prestare attenzione in questo ambito. Poi è fondamentale avere stima di sé, essere capaci di dire di no, e di accettare i “no” dell’altra persona. Questo è davvero il punto decisivo”.

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