Il direttore di Libero: "Non appena scorgo un millepiedi e similari li inondo di veleno e non demordo finché la vittima o le vittime non giacciono stecchite, affidando a mia moglie l' onere di sbatterle nel water, il luogo più idoneo ad accoglierle. Altro che la padella o la friggitrice”
Solo una moda passeggera o siamo davvero alla vigilia di una rivoluzione nelle abitudini alimentari in Occidente? Il dibattito è aperto tra favorevoli e contrari. E tra chi non si rassegna all’idea di cibarsi di insetti c’è Vittorio Feltri.
Il direttore di Libero ha firmato un articolo in cui, con il suo stile inconfondibile, si scaglia contro le larve nel piatto: “A me - scrive Feltri - certi manicaretti fanno schifo anche solo a parlarne. Se vedo un ragno in casa mia strillo come una bambina, sono colto da una sorta di terrore irrazionale e chiedo aiuto affinché l' ospite sgradito sia allontanato dai miei occhi. Gli insetti sono brutti, rivoltanti. Non li uccido personalmente perché da morti mi fanno ancora più senso che da vivi. Ma non amo averli tra i piedi”.
“Nelle mie stanze - prosegue Feltri - abbondano bombolette di insetticidi. Non appena scorgo un millepiedi e similari li inondo di veleno e non demordo finché la vittima o le vittime non giacciono stecchite, affidando a mia moglie l' onere di sbatterle nel water, il luogo più idoneo ad accoglierle. Altro che la padella o la friggitrice”.
“Masticate voi, gente evoluta - conclude il direttore di Libero - questa robaccia, tuttavia fatelo lontano da me altrimenti vi vomito in faccia e svengo sul vostro tavolo pur sapendo di non essere migliore di uno scarabeo. Lascio ai fighetti inseguitori di ogni moda i bacherozzi di cui fingono di essere ghiotti, se li divorino pure in quantità industriali, ma non mi vengano a dire che il benessere fisico e mentale si ricava da un piatto di pidocchi del pube in casseruola. Preferisco morire domani satollo di spaghetti cacio e pepe che campare a lungo riempiendomi lo stomaco di blatte oscene”.