Messaggi di dolore. D’amore. Di speranza. Tanti, scritti da penne e da mani diverse. E poi la sua foto, con la paglia in bocca e due grandi ali bianche da angelo. "Finché un giorno c’incontreremo, magari, su quel maledetto treno”. Così gli amici hanno ric
Intanto si conferma come causa della tragedia avvenuta giovedì scorso una fatale distrazione. I funerali del 18 si svolgeranno questa mattina a Giubiasco con rito aramaico
foto: TiPress/Pablo Gianinazzi
GIUBIASCO – “Oggi Giubiasco piange l’addio di un fratello, piange l’addio di un amico. Questi due giorni sono stati l’inferno per noi”.
“Ciao Bro, come va lassù? Spero meglio di noi. Noi siamo qua, tutti riuniti a ringraziarti per quello che abbiamo passato insieme”.
“Ma te lo giuro, non mi arrenderò, questa vita l’affronterò, finché un giorno c’incontreremo, magari, su quel maledetto treno”.
“Sei sempre stato forte e ora noi, uniti più che mai, saremo forti come te”…
Messaggi di cordoglio. Di dolore. D’amore. Di nostalgia. Di speranza. Tanti, scritti da penne e da mani diverse.
E dentro e attorno a questo scenario di lutto, rose, fotografie, cuoricini, una caramella, mazzi di fiori, pacchetti di sigarette, bottigliette e lattine di birra, l’immagine di una Madonna col Bambino… Simboli, segni...
“Ci si rivede, Beppe…”. “Perché tu resterai per sempre nei nostri cuori…”. E poi la sua foto, con il cappellino, la paglia in bocca e due grandi ali bianche da angelo…
Decine di messaggi appiccicati sui tabelloni degli orari alla stazione di Giubiasco. Parole che fanno venire i brividi e che ci ricordano quanto sia fragile la vita.
Là, nella stazione dove giovedì scorso il 18enne Giuseppe Ödün è stato investito mortalmente da un treno. E da quella stazione ieri sera è partita la fiaccolata organizzata dai suoi amici. In duecentocinquanta hanno sfilato in silenzio fino al locale messo a disposizione dalla Parrocchia.
Il funerale di Beppe si svolgerà questa mattina alle 11 nella chiesa di San Giobbe a Giubiasco con rito aramaico.
Intanto la Regione scrive che le testimonianze raccolte dalla polizia confermerebbero la tesi della fatale distrazione. Giuseppe Ödün non si sarebbe accorto che alle 15,30 di giovedì scorso stava arrivando un treno a lunga percorrenza, che viaggiava a 80 all’ora. Aveva le cuffiette al momento dell’incidente e probabilmente stava ascoltando musica. Forse ha confuso quel treno con il TiLo che lui e i suoi compagni aspettavano, senza rendersi conto che non si sarebbe fermato. Chissà…
E un amico ha scritto in sua memoria: “Avevamo programmato un casino di cose. Rimetti le cuffie fratello, e ascolta la traccia”.