16 domande sui corsi di riqualifica per i disoccupati. Un'interrogazione di Tiziano Galeazzi solleva una marea di dubbi su qualità, efficacia e costi. E dà voce alle lamentele di chi è obbligato a seguirli
Il deputato UDC: "Basti citare i corsi per la preparazione dei curriculum vitae, corsi che vengono proposti anche a coloro che sono perfettamente in grado di prepararli, a quelli per sapere come vestirsi o portare la cravatta o ai colori dei vestiti da mettere in vista di un colloquio di lavoro, al modo di esprimersi, di sedersi, di salutare..."
foto:TiPress/Carlo Reguzzi
BELLINZONA – Ma i corsi di riqualifica professionale destinati ai disoccupati servono davvero? E perché tanta gente si lamenta della loro qualità? Sono in sostanza le domande che il deputato UDC Tiziano Galeazzi pone al Governo in un interrogazione firmata anche dai colleghi de La Destra Lara Filippini e Sergio Morisoli, dalla pipidina Sara Beretta Piccoli e dai leghisti Daniele Casalini, Boris Bignasca, Lelia Guscio, Massimiliano Robbiani, e Felice Campana.
“Diversi iscritti ai programmi dell’Ufficio regionale di collocamento si lamentano per le tipologie di riqualifiche professionali a cui sono obbligati a partecipare – si legge nell’atto parlamentare -. Alcuni utenti dei corsi, si sono esposti anche pubblicamente mentre molti altri hanno manifestato le loro perplessità nonché malessere in forma più discreta e riservata anche presso i servizi sociali. Sebbene suddette lamentele siano di vario genere, sembra che il comune denominatore sia proprio l’organizzazione dei corsi ad hoc confezionati non per i singoli, ma per la massa. Non vengono infatti presi in considerazione i settori specifici ed economici di provenienza, cosi come le fasce d’età e neppure le conoscenze professionali individuali degli iscritti alla disoccupazione.
Sembrerebbe inoltre che a diverse persone che hanno frequentato e che frequentano ancora questi corsi venga negata la possibilità di presentarsi a dei colloqui di lavoro oppure a degli stages presso potenziali datori di lavoro. Questo perché vige l’obbligo assoluto di frequenza dei corsi di riqualifica che, stando ad informazioni raccolte, i programmi proposti lasciano alquanto desiderare sia a livello didattico che organizzativo. A titolo di esempio, basti citare i corsi per la preparazione dei curriculum vitae, corsi che vengono proposti anche a coloro che sono perfettamente in grado di prepararli, a quelli per sapere come vestirsi o portare la cravatta o ai colori dei vestiti da mettere in vista di un colloquio di lavoro, al modo di esprimersi, di sedersi, di salutare o a come fare una foto per il CV.
Senza dimenticare, pare, le ore passate in aula a far nulla o quasi, senza possibilità di poter organizzare individualmente un incontro di lavoro. Risulta poi, in alcuni casi, esser pure negata la frequentazione di corsi specifici di settore, laddove l’utente abbia manifestato la propria intenzione di pagarli di tasca propria, senza far capo a soldi o aiuti pubblici. Risulterebbe altresì che coloro che frequentano questi corsi di riqualifica professionale non figurerebbero nemmeno più nelle liste di disoccupazione ufficiali cosa questa che deve far riflettere assai su quello che è in realtà il tasso ufficiale di disoccupazione cantonale”.
Seguono le domande al Consiglio di Stato:
1) Il Consiglio di Stato è a conoscenza di lamentele riguardanti l’organizzazione generale di questi corsi di riqualifica? In caso affermativo, si elenchino esattamente i punti negativi più sensibili di cui è venuto a ha avuto conoscenza negli ultimi 3 anni.
2) Risulta vero che è venuta a mancare la possibilità a diversi iscritti ai corsi di frequentare stages o prove lavorative, presso potenziali datori di lavoro perché erano obbligati a restare in classe ?
3) Risulta al Consiglio di Stato che queste classi/corsi raggruppino tutte le persone, indistintamente dai settori economici di provenienza, dall’età e dalle specifiche esperienze professionali o di studio?
4) Il Consiglio di Stato ritiene corretto e adatto il programma di riqualifica attualmente in vigore (di massa) basato su nozioni basilari (descritte sopra) e proposto indistintamente a tutti, senza un minimo di verifica delle capacità individuali?
5) Risulta vero che durante le lezioni vi siano “ampi spazi di tempo libero” quando questo dovrebbe essere razionalmente e rigorosamente meglio impiegato?
6) Corrisponde al vero che coloro che frequentano questi corsi di riqualifica vengono tolti parzialmente dalle percentuali ufficiali della disoccupazione cantonale? Se sì, se ne chiede il motivo, ritenuto che sono solo momentaneamente impegnati per i corsi, ma risultano per logica ancora in disoccupazione effettiva e alla ricerca di un posto di lavoro.
7) Mediamente quante persone frequentano questi corsi durante un anno?
8) Che successo hanno questi corsi durante l’anno? Elencare il numero di partecipanti annuale e quanti di loro dopo tali corsi, trovano impiego. (ultimi 5 anni)
9) Quanti di coloro che hanno frequentato il corso di riqualifica negli ultimi anni, hanno trovato posto di lavoro proprio presso la/le società che hanno il mandato cantonale di svolgere questi corsi? (ultimi 5 anni)
10) Quanto costano al Cantone questi corsi pro persona all’anno?
11) Qual è il metodo di scelta della/le società che tengono questi corsi di formazione/riqualifica?
12) Gli addetti ai lavori (coach) sono persone che hanno esperienza e qualifiche sufficienti per poter operare in questo campo di formazione? Se sì, chi e come vengono controllati e verificati dal mandatario? (in questo caso il Cantone)
13) La società o le società che organizzano i corsi vengono scelte tramite concorso pubblico o mandato diretto?
14) Elencare la o le società che hanno ottenuto tale mandato pubblico (ultimi 5 anni).
15) Vi è conferma dell'aiuto economico (limitato nel tempo) a tutte le aziende che assumono personale proveniente dagli URC?
16) Sull'arco dell'anno a quanto ammonta il totale erogato a codeste aziende? (ultimi 5 anni).