L’allarme, nella mattinata di mercoledì, è scattato per via di alcuni messaggini inviati su Snapchat dal giovane ad alcuni amici. il direttore della scuola Adriano Agustoni: "L'allievo aveva ottimi rapporti con tutti, anche con i docenti". Gobbi: "Pelle d'oca"
Il sospiro di sollievo per aver evitato una tragedia, fa a pugni con lo sbigottimento verso un progetto omicida, le cui modalità sono totalmente sconosciute alle nostre latitudini. Sembra una storia di quelle che arrivano da un campus americano. Che in Ticino, anzi in Europa, uno studente abbia architettato un piano per uccidere compagni e docenti della sua scuola, non sembra possibile.
Eppure il comunicato della polizia e del Ministero Pubblico parla chiaro. Nella casa del 19enne sono stati ritrovate armi da fuoco corte e lunghe, cioè fucili e pistole. Non è chiaro se tutte regolarmente registrate, ma molte sì. Come scrive la Regione il ragazzo era un appassionato di tiro.
L’allarme, rivela sempre il quotidiano bellinzonese, è scattato per via di alcuni messaggini inviati su Snapchat dal giovane ad alcuni amici. Messaggi sinistri che hanno fatto scattare l’allarme tra studenti e corpo docente con la segnlazione alla polizia. Era mercoledì. La strage avrebbe dovuto realizzarsi la prossima settimana. Siamo andati a tre millimetri dalla tragedia, ha spiegato alla Regione il direttore della Commercio Adriano Agustoni.
Il direttore, al Corriere del Ticino, ha svelato qualche particolare in più: “Non voglio entrare nei dettagli ma posso garantirle che altri studenti hanno ricevuto input molto strani e qualcuno, per fortuna, si è giustamente allarmato. L’aspetto positivo di questa triste storia è che tutti i sospetti sono stati presi sul serio”.
Il giovane, aggiunge Agustoni, “aveva ottimi rapporti anche con i docenti, anche se ovviamente questo adesso suona strano visto che i bersagli sarebbero potuti essere sia gli studenti che i docenti stessi. Voglio inoltre precisare che l’allievo non aveva nessun contenzioso con la nostra scuola”
Ora l’inchiesta di polizia e magistratura dovrà far luce su tutti i dettagli del caso. A cominciare dal movente per il quale il giovane era pronto a compiere un atto di violenza abominevole.
Alla scuola, invece, il compito di tranquillizzare una comunità sotto shock, tra allievi, famiglie e corpo insegnate.
Ma anche il resto del Cantone dovrà metabolizzare una storia che, per usare le parole di Norman Gobbi, è di quelle da pelle d’oca