Roberto Badaracco: "Le dimissioni di Sganzini sono una grossa perdita per tutta Lugano. Non ha digerito alcuni commenti eccessivi sull'inchiesta amministrativa"
Il municipale riconosce il lavoro svolto negli anni dall'ormai ex direttore della Divisone cultura. "Ha lavorato tanto – dice –. E i risultati gli stanno dando ragione, ho cercato di fargli cambiare idea, ma non c’è stato verso"
LUGANO – Lorenzo Sganzini ha rassegnato ieri le dimissioni dalla carica di direttore della Divisione cultura del Comune di Lugano. Un po' a sorpresa e un po' no. Perché chi ha condiviso con lui gli ultimi mesi di lavoro, forse, poteva immaginarselo.
L'inchiesta amministrativa sullo scandalo appalti pubblici al LAC ha portato "soltanto" al richiamo formale del Municipio a Sganzini e al direttore del centro culturale Michel Gagnon, ma probabilmente tanto è bastato per incidere nella scelta dell'ormai ex direttore della Divisione culturale.
"L’inchiesta amministrativa sui mandati – dichiara il municipale Roberto Badaracco al Cdt – lo ha segnato. Lui è stato corretto, motivando la sua scelta con ragioni personale". "Secondo lui – prosegue Badaracco – è stato trattato ingiustamente. Io questo non lo so. Tutto sommato è uscito con un richiamo amministrativo, non ci sono state sanzioni. Ma gli hanno dato sicuramente fastidio alcuni commenti eccessivi".
Roberto Badaracco riconosce il lavoro svolto negli anni da Lorenzo Sganzini. "Ha lavorato tanto – dice –. E i risultati gli stanno dando ragione. È una grossa perdita per la città. Ho cercato di fargli cambiare idea, ma non c’è stato verso".
Il quotidiano ha intervistato anche chi, in tempi non sospetti, Sganzini lo ha criticato, come la Lega che sulle pagine del Mattino aveva definito la situazione "umiliante".
Il consigliere comunale Lukas Bernasconi ha detto al Cdt di non essere "né triste né felice". "Il Municipio – continua – ha preso la sua decisione e non è da noi avere un atteggiamento punitivo".
Infine specifica: "Non volevamo che gli errori commessi passassero in silenzio, ma non abbiamo mai chiesto la testa di nessuno".