Da un anno è in cura: prima l'intervento, poi otto mesi di chemioterapia e sei di radioterapia: "Giravo con un maglione sotto la camicia perché gli altri non si accorgessero di nulla"
ROMA - “Oggi sto bene ma ancora non so come finirà la partita”. Gianluca Vialli parla per la prima volta della malattia che sta combattendo da quasi un anno: il cancro. L’ex centravanti della Juventus, tra i più popolari commentatori televisivi, ha rotto il silenzio in una lunga intervista al Corriere della Sera, in cui parla del suo nuovo libro, dove ha deciso di rivelare la sua dolorosa esperienza.
Un’esperienza, racconta Vialli, di cui “avrei fatto volentieri a meno. Ma non è stato possibile”. “E allora - spiega - l’ho considerata semplicemente una fase della mia vita che andava vissuta con coraggio e dalla quale imparare qualcosa. Sapevo che era duro e difficile doverlo dire agli altri, alla mia famiglia. Non vorresti mai far soffrire le persone che ti vogliono bene: i miei genitori, i miei fratelli e mia sorella, mia moglie Kathryn, le nostre bambine Olivia e Sofia. E ti prende come un senso di vergogna, come se quel che ti è successo fosse colpa tua. Giravo con un maglione sotto la camicia perché gli altri non si accorgessero di nulla, per essere ancora il Vialli che conoscevano. Poi ho deciso di raccontare la mia storia e metterla nel libro”.
Prima l’intervento per asportare il tumore, poi otto mesi di chemioterapia e sei di radioterapia. “Oggi - confida l’ex calciatore - sto bene. Anzi, molto bene. E’ passato un anno e sono tornato ad avere un fisico bestiale. Ma non ho ancora la certezza di come finirà la partita. Spero che la mia storia possa servire a ispirare le persone che si trovano all’incrocio determinante della vita. E spero che il mio sia un libro da tenere sul comodino, di cui leggere una o due storie prima di addormentarsi o al mattino appena svegli. Un’altra frase chiave, di quelle che durante la cura mi appuntavo sui post-it gialli appesi al muro, è questa: noi siamo il prodotto dei nostri pensieri. L’importante non è vincere; è pensare in modo vincente. La vita è fatta per il 10% di quel che ci succede, e per il 90% di come lo affrontiamo. Spero che la mia storia possa aiutare altri ad affrontare quel che accade.Vorrei che qualcuno mi guardasse e mi dicesse: è anche per merito tuo se non ho mollato”.