Parole e ritratti di Francesca Rizzi, 26 anni, e Antonella Pavin, 48 anni, indagate nell'inchiesta sul "Partito nazionalsocialista italiano dei lavoratori"
MILANO - Si chiama Francesca Rizzi, è una bionda ossigenata di 26 anni che sta a Pozzo D’Adda, un paesino dell’hinterland milanese.
Ha vinto il concorso “Miss Hitler”, indetto sul social network VK (VKontakte), ed è stata definita “l’ariana più bella del mondo”.
La ragazza, che in questi giorni è finita insieme ad altri fanatici nel mirino degli inquirenti italiani – l’inchiesta è stata battezzata ‘Ombre Nere’ – dev’essere un tantino, ma proprio un tantino, squinternata. Invasata non è infatti un termine sufficiente per definire questa specie di Eva Braun del ventunesimo secolo che sembra uscita da un film di fantapolitica ma, purtroppo, esiste in carne ed ossa.
Sulla schiena si è fatta tatuare l’aquila del Reich e una svastica, e secondo gli investigatori, è un punto di riferimento per i neonazisti lombardi e non solo, tanto che in agosto ha rappresentato l’Italia alla conferenza di ultranazionalisti di Lisbona.
Presentatasi in Portogallo come esponente del movimento “Autonomia nazionalista”, ha concluso il suo intervento con un messaggio da brividi: “Per i nostri figli, e per la salvaguardia della razza ariana, organizziamoci contro la tirannia ebraica. Sieg Heil!”. Poi ha levato al cielo il braccio destro, sul quale campeggia il tatuaggio “Dux”.
Secondo gli inquirenti, lei e un’altra ventina di “camerati” indagati dalla Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta per il reato di associazione eversiva e istigazione a delinquere, stavano tentando di mettere in piedi un’organizzazione neonazista.
Miss Hitler era attiva sul social VK con l’account (ora cancellato) Fra-Fra-Fra-Fra-Fra-Fra e postava frasi contro Liliana Segre e Laura Boldrini (“Eccole le due ebree bastarde”), oltre a deliri antisemiti tipo “Questi subumani devono sparire dalla faccia della terra. Con i forni ci vorrebbe troppo tempo”. Argomentava anche che Matteo Salvini “non si può paragonare al Duce”.
Ma l’inchiesta sul nuovo "Partito nazionalsocialista italiano dei lavoratori", che ieri ha portato a 19 perquisizioni, stava per essere compromessa. Una talpa avvisò infatti “Miss Hitler”. “Un mio amico poliziotto di Torino mi ha detto che sono attenzionata dagli sbirri – disse la ragazza ad Antonella Pavin, presunta ideologa del gruppo – dobbiamo essere prudenti, bisogna far sparire le foto dal profilo Facebook Manu Manu o addirittura oscurare il sito”.
La ‘talpa’ era un funzionario della questura Torino che ora è indagato per rivelazione di notizie riservate e accesso abusivo a un sistema informativo.
Da Francesca Rizzi ad Antonella Pavin. Da “Miss Hitler” alla “Sergente di Hitler”. E il delirio continua, anzi si fa ancora più delirante. La Pavin, impiegata di 48 anni e madre di famiglia, abita a Curtarolo, in provincia di Padova, e al Corriere della Sera, il giorno dopo il blitz della polizia a causa sua ha rilasciato un’intervista che da sola varrebbe il ricovero coatto. Qui non siamo nemmeno più nel campo del negazionismo, siamo nel puro delirio mentale. Vale la pena di leggere questa intervista parola per parola, e riflettere. Molto profondamente…
L’intervista della Pavin al Corriere della Sera
Sono una fan di Adolf Hitler, che c’è di male? Avevo del materiale ma mica andavo a sventolare la svastica in pubblico. Sono affari miei ciò che penso in ambito politico.
Sul social network VKontakte scriveva di sperare che qualche ‘spasimante’ uccidesse in diretta Tv l’ex presidente della Camera, Laura Boldrini, per mostrare “in mondovisione come muore un’ebrea”. In altri post annuncia la volontà di dare fuoco ai nomadi...
“Non ho mai fatto del male a qualcuno: non sono una sovversiva, mica faccio le stragi. Quelle sono soltanto frasi scritte su un social network, e se mi va di scrivere qualcosa sono libera di farlo proprio perché nessuno si fa male”.
Su VKontakte si firmava ‘La sergente maggiore di Hitler’...
“Lo dice chi mi accusa. Non è vero”.
Ma prima ha detto di essere una fan del Führer, che significa?
“Non credo all’Olocausto, se è questo che vuole sapere. Non esistevano le camere a gas ad Auschwitz o in altri posti del genere. E nei campi di concentramento non si stava così male: c’erano perfino le piscine. Ci sono le prove di quel che dico... E poi... Prendiamo il Diario di Anna Frank: lo sanno tutti che è un falso. Fu scritto dopo la fine della guerra dal papà di quella ragazza, che era un banchiere ebreo che aveva mandato in rovina moltissime persone”.
Dice un mare di falsità...
“È tutto vero. Come è vero che oggigiorno le banche sono gestite da ebrei e che la lobby sionista governa il fenomeno dell’immigrazione”.
Dicono che suo marito fosse all’oscuro di questa sua ‘passione’, e che l’abbia scoperto con l’arrivo della Digos. Com’è andata?
“Mio marito è leghista ma di certo non gli ho mai nascosto la mia passione politica. Le bandiere, le riviste con la faccia di Hitler... come si può pensare che non abbia mai visto quelle cose? Però si è molto arrabbiato quando gli hanno spiegato che io avrei costituito un partito nazista e che usavo i social per reclutare delle persone con il mio stesso orientamento politico. Ho dovuto spiegargli che erano accuse infondate”.
Quindi le accuse sarebbero false?
“Ma certo. Sono stata tirata in ballo da altri indagati che, in questo modo, cercano di scaricare le loro colpe. Ad esempio dicono che io sarei stata la presidente del Partito nazionalsocialista italiano. Li sfido a trovare la mia firma in calce a un documento”.
Ma lei di quel partito ne faceva parte?
“È nato a fine 2016 e ci sono entrata a febbraio 2017, rimanendoci fino all’anno successivo. Ma mica era un partito vero: era una cosa senza alcuna forza politica, nata su internet. Alla fine ci siamo ritrovati in cinque e non aveva alcun senso continuare... Ma dietro c’erano altre persone, che non conosco ma che tenevano le fila di tutto. Sono loro ad avermi inguaiato”.
La genesi dell’indagine
La rete neonazista è emersa quasi per caso: i poliziotti della Digos di Enna stavano indagando sui colpi di pistola sparati l’anno scorso contro le finestre del centro migranti “Don Bosco 2000” di Pietraperzia, sono arrivati a un giovane della provincia che insultava i gestori della struttura. Il primo indagato di questa storia è lui, si chiama Carlo Lo Monaco, ha 30 anni, è un ragazzo borderline che attualmente è in cella per aver assassinato il padre Armando. I suoi contatti hanno portato alla rete neonazista.
Le prime intercettazioni hanno confermato la pericolosità del gruppo. Il loro motto era: "Invisibili, silenziosi e letali". Dicevano: "Bisogna formarsi militarmente, avere maggior sicurezza uno dell'altro, essere veramente di supporto operativo o anche solamente politico alla bisogna, avere dalla nostra l'effetto sorpresa, avere la conoscenza del territorio, quindi colpire e ritirarsi sui monti". La prima azione doveva essere una molotov contro una sede dell'associazione nazionale partigiani di Roma o Milano.
L’organizzazione
La prima azione progettata era una bottiglia incendiaria contro una sede dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia, a Milano o a Roma. Questa manica di folli voleva reclutare un marocchino per il raid. Era tutto pronto per il nuovo "Partito nazionalsocialista italiano dei lavoratori". Ideologhe le due donne, che diffondevano il 'vangelo' dell'estrema destra via social: Antonella Pavin e Francesca Rizzi. L'addestramento dei nuovi adepti sarebbe stato invece affidato a un ex boss della 'ndrangheta, Pasquale Nucera, 64 anni, referente di Forza Nuova per la Liguria, dove risiede da anni.
Nel giro di pochi mesi, era nata una rete su Facebook e una chat di WhatsApp chiamata "Militia". Ieri mattina sono scattate perquisizioni in tutta Italia, coordinate dal Servizio per il contrasto dell'estremismo e del terrorismo interno della polizia di Stato.
A casa di un indagato, residente in Lombardia, è stato trovato un fucile a pompa: per lui è scattato l'arresto. In altre abitazioni sono stati sequestrati fucili per il softair, balestre, coltelli, cazzottiere, e materiale inneggiante al fascismo e al nazismo. È saltato fuori anche il programma del Movimento nazionalsocialista dei lavoratori, che già aveva fatto la sua comparsa nel 2002 e si è presentato diverse volte ad alcune elezioni amministrative
I contatti internazionali
La rete puntava ad accreditarsi a livello internazionale. Erano stati avviati contatti con "Aryan Withe Machine - C 18" (C sta per combattenti, 1 e 8 indicano la prima e l'ottava lettera dell'alfabeto, le iniziali di Adolf Hitler), gruppo che è espressione del circuito neonazista inglese "Blood & honour". Sono emersi contatti anche con il partito d'estrema destra lusitano "Nova Ordem social".