Un gruppo spara bordate contro il consigliere comunale leghista, tra i promotori dell'evento. Lui si dimette dal comitato per proteggere la manifestazione
LUGANO – Lo si può già chiamare il Festival della polemica. E no, non è Sanremo. Stiamo parlando del Punk Rock Weekend, in programma il 24 e 25 aprile nella sala concerti dello Studio Foce di Lugano. Polemica, dicevamo. Già, perché l’evento organizzato dalla neonata associazione Punk Rock Army non è visto di buon occhio da alcuni punk, skins e Hardcore Kids che per il tramite di un’ “operazione Mandrak” fanno sapere di voler boicottare l’evento che – citiamo dalla presa di posizione “nulla a che vedere con il punk, le sue idee e la sua voglia di libertà”.
Il motivo? La presenza del consigliere comunale leghista Rodolfo Pulino nel comitato organizzativo della manifestazione. “Non siamo nuovi – recita il volantino – a questo tipo di situazioni. Non è la prima volta che personaggi vicini a partiti di destra organizzano eventi punk in spazi gestiti dalle istituzioni locali. E fu così che un dì la Lega si fece la cresta”.
E ancora: “Non ci ingannino le varie prese di posizione di suddetta associazione che si dichiara libera da ‘ogni connotazione politica’ e ‘contraria a ogni forma di razzismo e discriminazione’. Non quando un membro, in qualità di consigliere comunale, della Lega dei Ticinesi, un locale partito populista di destra che fomenta razzismo, rimpatri coatti di persone meno abbienti, controllo sociale e maggior presenza di polizia sul territorio. Rodolfo ‘dexter’ Pulino non è molto contrario a condividere il suo percorso politico con colleghi dalle chiare posizioni fasciste, razziste e xenofobe”.
Ritenendo il punk “come una forma di espressione musicale in netta contrapposizione a queste forma di politica”, il gruppo dell’ ‘Operazione Mandrak’ si “rifiuta di partecipare a eventi organizzati da personaggi che collaborano con partiti politici razzisti e xenofobi.
Ma non è finita qui. “Ci chiediamo – si legge – se le altre band invitate siano a conoscenza della situazione e vogliono davvero contribuire a questa merda con la loro musica. O li combatti o sei complice loro”.
Presa di posizione – quella appena esposta – che ha mandato su tutte le furie Pulino, nel frattempo dimessosi dal comitato organizzativo perché – spiega a Liberatv – “il passaparola e la campagna denigratoria sul sottoscritto e soprattutto sul festival stava cominciando a crescere a dismisura sul web”.
“Non è la prima volta che incontro qualche difficoltà ad esercitare la mia passione di cantante per via della mia posizione politica. Qualche anno fa sono stato costretto ad annullare un concerto di un gruppo storico italiano. Altre volte, ho avute persino problemi con la mia band. Ogni qualvolta che abbiamo in programma di suonare all'estero, soprattutto se in un centro sociale ma anche all'interno di festival, può capitare che gli organizzatori ricevino email, spesso anonime, in cui mi si accusa di tutto e di più. Naturalmente poi la maggior parte delle volte per fortuna il tutto cade nel nulla, ma devo ammettere che alla lunga diventa stancante dover sempre ripetere le stesse cose e dover dimostrare di non essere né razzista né xenofobo. Cose che reputo dovrebbero essere scontate...”.
Ancora Pulino: “Le mie posizioni e la mia intensa attività politica a livello comunale penso che parlino da sé. In ogni caso il punk e la politica, non per forza devono essere separati. Vi sono bands molto attive politicamente con canzoni di denuncia sociale come pure bands assolutamente apolitiche. I Ramones ad esempio, anche se musicalmente erano estranei alla politica, è risaputo invece come fossero profondamente anticomunisti, così come lo sono gran parte degli americani. Questo non ha mai impedito ai comunisti di ascoltarli e rispettarli per quello che hanno fatto nella storia della musica.Vi sono valori imprescindibili, che normalmente accomunano chiunque ascolti punk rock, quali il rispetto e l'inclusione e che quindi escludono il razzismo e la xenofobia”.
Il consigliere comunale leghista sa “perfettamente quali persone ci siano dietro all’Operazione Mandrak. D’altronde, sono sempre le stesse. Vorrei che capissero che con il loro agire, oltre a perdere del tempo prezioso che potrebbero utilizzare differentemente, non danneggiano solo il sottoscritto, il mio lavoro e il mio impegno ma danneggiano tutto il festival e ciò che ci ruota intorno”.
Pulino torna sulle sue dimissioni dal comitato dell’evento. “Le falsità crescono e aumentano di volta in volta, di passaggio in passaggio. Si correva il rischio di dover decidere di annullare l’evento o di avere anche qualche defezione. Non si tratta di dargliela vinta. Ho semplicemente reputato e preso coscienza che l'unico modo per fermare quest'ondata negativa e salvare il festival fosse quello di fare un passo indietro. Il festival, l'organizzazione dell'evento, le bands, e le persone che vogliono partecipare all'evento, sono più importanti del sottoscritto e non devono pagare lo scotto di avere un esponente politico al suo interno”.
“Avevo – termina – il sogno di portare in Ticino un evento punk rock di respiro internazionale così come ce ne sono in altre parti del mondo e ce l'ho fatta. E se questo sogno per realizzarsi, debba farlo senza il sottoscritto, così sia. Sarò poi comunque felice e fiero di questo primo, e spero solo uno dei tanti, Punk Rock Weekend”.