CRONACA
Le bombe di De Niro: "Trump è un gangster, meriterebbe la galera. È corrotto e rappresenta una vergogna per gli USA"
L'attore va giù pesantissimo: "Anche nella gestione della pandemia ha compiuto errori gravissimi, parlando per molto tempo di una bufala. Quando incontrò Putin, volle controllare personalmente le note prima di darle alla stampa"

NEW YORK – Lo vorrebbe malmenare, come minimo. Se possibile anche mandare in galera perché “non merita altro”. Robert De Niro, quando parla di Donald Trump, è parecchio agguerrito. E lo ribadisce in una bombastica intervista a La Repubblica.

“È un gangster, profondamente corrotto, che corrompe il tessuto del nostro paese. Inoltre ha dimostrato di essere un inetto e ha enormi responsabilità morali: anche nella gestione della pandemia ha compiuto errori gravissimi, parlando per molto tempo di una bufala. Mi chiedo quanti morti si sarebbero potuti evitare: è arrivato a dire "se siamo bravi moriranno 100.000 persone", e nel giorno in cui si è raggiunta quella tragica cifra si è fatto fotografare mentre giocava a golf. Rappresenta un' enorme vergogna per gli Stati Uniti, e ha fatto crollare la credibilità dell' intero paese, riuscendo a far rivalutare George W. Bush”, ha detto l’attore.

E quando gli vien fatto notare che gli USA l’hanno eletto: “abbiamo un sistema elettorale folle e antiquato: Hillary Clinton avrà pure commesso molti errori, ma nel conteggio del voto popolare ha ottenuto tre milioni di voti in più, la maggioranza degli americani non è con Trump. Mi rifiuto però di continuare a lamentarmi su quel risultato infausto: ora bisogna fare di tutto per vincere le prossime elezioni e gli ultimi sondaggi sono incoraggianti. Tuttavia, da gangster quale è, Trump farà qualunque gioco sporco pur di rimanere al potere: ci aspettano mesi difficili, ma speriamo di festeggiare anche noi la liberazione”.

Non si ferma qui, De Niro. “Mi è capitato di leggere un articolo a firma di Roxana Robinson, il cui titolo era "Trump e la cultura criminale". È un' analisi di come questo vergognoso presidente abbia in tutto e per tutto un linguaggio e una "cultura" criminale. C' è l' analisi del suo rapporto con il suo mentore Roy Cohn, avvocato di molti gangster. E poi il modo in cui costringeva Comey (poi licenziato perché disposto a giurare onestà ma non fedeltà, ndr), allora direttore dell' FBI, ad inchinarsi ogni volta che parlava con lui, come atto di sottomissione. Per non parlare dell' incontro con Vladimir Putin a Helsinki, dove, ignorando ogni protocollo, ha chiesto che non fosse presente nessuno tranne il traduttore e poi ha preteso di controllare personalmente le sue note prima che fossero date alla stampa: la prima regola dei gangster è quella di non avere testimoni e occultare le prove”.

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