L'afroamericano ucciso il 25 maggio scorso urlò "I can't breathe" più di venti volte. Il poliziotto gli disse di "smetterla di urlare"
STATI UNITI – "I can't breathe, I can't breathe". Un grido di dolore e sofferenza diventato uno slogan nella lotta al razzismo. Sono state queste le ultime parole di George Floyd, l'afroamericano ucciso da un agente di polizia a Minneapolis lo scorso 25 maggio. Floyd – si apprende dalla trascrizione dei filmati della 'body camera' – ha ripetuto più di venti volta la frase "non posso respirare". Ma non è l'unica. "Smettila. Mi stai uccidendo", dice al poliziotto che risponde di "smetterla di urlare, ci vuole tanto ossigeno per parlare".
Il poliziotto che ha di fatto ucciso Floyd deve ora rispondere all'accusa di omicidio di secondo grado per aver schiacciato il collo di Floyd con il ginocchio per oltre sette minuti. Dalla trascrizione emerge anche che Floyd urlò "mamma ti voglio bene. Mi stanno uccidendo. Dì ai miei figli che li amo".