Il primo testa l'efficacia di un farmaco usato contro i tumori della prostata su pazienti con alto rischio di complicazioni ma ancora a domicilio, l'altro mira a comprendere perchè alcuni decorsi sono asintomatici e altri gravi: fattori genetici?
LUGANO - In tutto il mondo si studia il Coronavirus, per trovare un vaccino che permetta di fermare la pandemia o un farmaco che quanto meno la curi. Il Ticino non è da meno: sono stati avviati diversi studi, articolati su temi diversi.
Il Dottor Ricardo Mestre Pereira sta partecipando a diversi di essi. Uno di essi è volto a cercare di capire se un farmaco usato contro il tumore alla prostata possa essere efficace anche sul virus, in particolare su pazienti a alto rischio di complicazioni ma ancora al proprio domicilio. Qualche mese fasi era partiti da un presupposto: gli uomini hanno più di frequente complicazioni a causa del virus. Il motivo potrebbe risiedere, anche se sono ipotesi, nel fatto che “gli uomini abbiano più comorbidità ma non spiega completamente questi dati. Un’altra possibilità, era che il decorso Covid-19 possa essere dipendente dagli androgeni (ormoni maschili)”. Il virus, “per entrare nella cellula e potersi replicare, necessita di due “porte d’entrata”, una di queste si chiama TMPRSS2, una proteina presente sulla superficie cellulare. TMPRSS2 è regolato proprio dal recettore degli androgeni”, aveva spiegato il Dottore.
Esso può essere controllato con diversi farmaci, dunque. E in questi giorni è partito il progetto COVID_ENZA è uno studio che prevede l’uso di un farmaco contro il tumore della prostata (Enzalutamide): il razionale è che questo farmaco blocca il recettore androgenico che è il regolatore di una proteina che si chiama TMPRSS2 (un fattore molto importante per l’entrata del virus nella cellula, si potrebbe dire, come visto nell’altro studio, che è una delle principali porte d’entrata). Lo studio promosso dallo IOSI viene condotto in collaborazione con IOR (Istituto di ricerca in oncologia), IRB (Istituto di ricerca in Biomedicina), Cardiocentro, ordine dei medici del Canton Ticino e prevede anche l’uso del tele monitoraggio al domicilio.
Il secondo progetto invece vorrebbe cercare di capire se ci sono dei fattori genetici che possano spiegare perché ci sono pazienti che si ammalano gravemente e altri invece in modo poco sintomatico o addirittura asintomatici. Dunque si parte dal materiale biologico d’archivio, lo studio composto da due sottostudi. In uno viene usato in particolare l’RNA estratto dai tamponi naso faringei per valutare se le “porte d’entrata del virus” questo TMPRSS2, l’ACE2, ecc sono più espressi in pazienti che hanno decorso più grave.
Il secondo sottostudio invece valuta in tessuto istologico d’archivio una variante genetica (polimorfismo) che possa essere all’origine delle differenze tra chi si ammala gravemente e chi invece fa una infezione asintomatica o poco sintomatica.
Il progetto è promosso sempre dallo IOSI e realizzato in collaborazione con l’istituto cantonale di Patologia, lo IOR, EOC e Clinica Luganese Moncucco
L’impatto scientifico di questi studi potrebbe essere molto alto se le teorie fossero confermate e a livello scientifico internazionale c’è un grosso interesse per questo argomento, è convinto Mestre Pereira, che coordinatore/investigatore principale in tutti e due i progetti.