È accaduto a Melzo, nel Milanese. In carcere un'operaia di 57 anni. “Non ce la facevo più. Ho fatto un disastro”, ha detto ai carabinieri
MILANO – “Non ce la facevo più. Ho fatto un disastro”. Rosa Fabbiano, operaia di 57 anni che vive con il marito e due figli a Madiglia, in provincia di Milano, è stata interrogata per ore, giovedì scorso dagli inquirenti che indagano su un caso agghiacciante venuto alla luce nelle ultime ore. Poche parole e poi il silenzio. Non ha nemmeno provato a spiegare perché ha ucciso sua madre, Lucia Cipriano, pensionata di 84 anni nell’appartamento in cui l’anziana viveva a Melzo, un comune della cintura milanese. Secondo le prime ricostruzioni, Rosa avrebbe sezionato il corpo della madre tenendolo nascosto per settimane.
Secondo il pubblico ministero Elisa Calanducci ci sono elementi sufficienti per il fermo per omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere. Elementi contenuti in quelle poche parole: “Non ce la facevo più. Ho fatto un disastro” e in un cenno del capo con cui avrebbe in sostanza confermato la ricostruzione degli ultimi momenti passati con l’anziana madre.
Quando i carabinieri sono entrati nella palazzina di Melzo sono stati investiti da un odore di morte che Rosa aveva tentato di nascondere riempiendo la stanza di profumatori. Nella vasca da bagno hanno trovato il corpo sezionato della 84enne. A terra, in un sacco, i suoi vestiti bruciacchiati, risultato di un assurdo tentativo di cancellare le tracce. Sopra la vasca c’era una lama seghettata e in cucina una sega da falegname, strumenti che la donna avrebbe usato per sezionare il cadavere. Per gli inquirenti è morta così: accompagnata dalla figlia in bagno, adagiata nella vasca, è stata asfissiata in una plastica sigillata con del nastro adesivo. Il corpo è rimasto lì per due mesi. Per gli investigatori la data del delitto è stimata verso la fine di marzo e l’inizio di aprile, ultimo periodo in cui la 84enne è stata vista. Il 12 aprile una vicina di casa chiamò Rosa lamentandosi per l’odore “stomachevole” e il fumo che usciva dalle finestre, spalancate da giorni. Lei rispose che c’era un problema con la lavatrice.
Rosa Fabbiano è anche riuscita a depistare in questi due mesi anche la sorella Loredana, 46 anni, che da anni si è trasferita a Trento, preoccupata per la salute della madre. Le racconta che l’anziana è ricoverata in una casa per anziani. Ma a un certo punto, Loredana vuole capire la situazione della madre e parlare con i servizi sociali. Così, giovedì sale in auto e in mattinata arriva a Melzo. S’incontra con la sorella sotto la casa della madre e quando entra nell’appartamento nota le finestre aperte. Quando si dirige verso il bagno, ha raccontato ai carabinieri, “Rosa mi ha subito fermato, dicendomi “No, non andare in bagno”. Sono rimasta impietrita. Le ho chiesto il perché, lei mi ha solo ripetuto di non andare. Ho provato una sensazione di paura”. Poi, mentre le due sorelle escono dall’appartamento, Rosa le confessa di “aver fatto un disastro” e le chiede di portarla in caserma. Ma durante il tragitto inizia a urlare, scende dall’auto, scappa tra i campi e minaccia il suicidio. Loredana cerca di fermarla, chiama il 112. Una pattuglia le trova in stato di agitazione e le segue sul luogo del delitto.
Diversi aspetti di questa terribile tragedia restano ancora da chiarire. Il primo è se Rosa sia stata aiutata da qualcuno ad uccidere la madre e ad occultarne il corpo. Poi il movente. Forse le sofferenze dell’anziana, che iniziava a mostrare segni di demenza senile. O quell’impegno ad accudirla diventato troppo pesante. Non sono esclusi nemmeno motivi economici perché dai conti dell’anziana negli ultimi due mesi sarebbero stati ritirati i soldi della pensione.