POLITICA E POTERE
Le "sentenze" di Ducry: "Sul 9 febbraio la penso come Bertoli. Nel PL metodi indegni"
Intervista al candidato indipendente sulla lista PS per il Gran Consiglio: "Sostengo e firmerò l'iniziativa che chiede di cancellare gli articoli dell'iniziativa UDC. E tra Lega e liberali per il secondo seggio vedo in vantaggio..."

di Andrea Leoni

BELLINZONA - La notiza ormai è della scorsa settimana. E del passaggio di Jacques Ducry al PS si è già detto e scritto molto. Con il candidato indipendente sulla lista al Gran Consiglio dei socialisti abbiamo dunque voluto fare un passo avanti. Parlando di temi, 9 febbraio in primis, ed entrando più nello specifico su alcune sfumature, personali e politiche, di questa scelta. 

Jacques Ducry, perché dopo 4 anni lontano dalla politica e, spesso, lontano dal Ticino, ha deciso di tornare in scena ricandidandosi per un posto in Parlamento?
"Conclusa la mia esperienza politica a livello cantonale quattro anni fa credevo che fossero sufficienti otto anni di Gran Consiglio. Poi però mi sono accorto che non si può estirpare così facilmente l'interesse verso la società e la cosa pubblica. Un interessse che da sempre mi accompagna. Quando mi trovavo all'estero sentivo meno il richiamo emotivo di questa passione, ma quando tornavo in Ticino si riaccendeva la fiamma e mi tornava la voglia di partecipare in modo più attivo. Con Manuele Bertoli, che con me ha fondato Incontro Democratico, diversi mesi fa si scherzava sull'ipotesi che io potessi presentarmi come indipendente sulle liste del PS. Poi per un po' non se ne è più parlato. E solo pochissime settimane fa Bertoli e Saverio Lurati mi hanno chiesto ufficialmente la disponibilità, mettendomi positivamente con le spalle al muro. E dopo una ventina di giorni di riflessione ho deciso di accettare e di farlo con molto entusiasmo". 

Ha prevalso la passionaccia per la politica?
"Direi la passionaccia per la cosa pubblica che è interpretata dalla politica. Ma quel che tengo a dire è che non sono cambiato. Ho lasciato il partito liberale anche perché non c'era più l'altro appellattivo, quello radicale. Come in tutte le scelte della mia vita anche in questo caso hanno prevalso i miei valori, quelli che voglio che mi accompagneranno fino alla morte e che non mi lascerebbero dormire tranquillo qualora dovessi sacrificarli". 

Ha avuto un peso sulla sua decisione il trattamento che il PLR ha riservato a Laura Sadis negli ultimi due anni?
"Io sono uscito da tutti gli organi di partito prima di che quel che lei giustamente chiama il trattamento subito da Laura Sadis. Ovviamente mi ha fatto male come il presidente, il vicepresidnete e il capogruppo hanno fatto in modo che la Consigliera di Stato uscente non si ripresentasse. E questo ha senza dubbio avuto un ruolo emotivo sulla mia scelta. Ho visto quali sono stati i metodi utilizzati per cercare di farla desistere dal ripresentarsi. Metodi indegni. E questo, ben inteso, senza nulla togliere ai difetti rispetto all'emotività politica della ministra che, tuttavia, ha lavorato per il bene del Paese e del partito con onestà, dedizione e serietà".

Attilio Bignasca ha addirittura definito "mobbing politico" il trattamento che la direzione del partito ha riservato a Sadis...
"È un sinomino che ci può stare. Questo è quello che è parso anche a me in maniera indiretta, da cittadino che ha preso atto dalla stampa qual era l'opinone della dirigenza del PL sulla Consigliera di Stato. Se avesse trovato più solidarietà e conforto nel suo partito forse un pensierino in più l'avrebbe fatto sulla ricandidatura. Il trattamento che i vertici del partito hanno riservato a Laura Sadis è uno dei tanti elementi che mi fanno giudicare come poco liberale, poco oggettiva e poco intellettualmente onesta, l'attuale conduzione del partito. E i motivi sono chiari: c'è chi vuole andare in Governo. E la lista è stata costruita su misura".

Perché candidarsi con il PS ma con la dicitura di "indipendente"?
"Nel PLR non c'erano tessere e lo statuto non prevede la possibilità di essere candidato con quella qualifica. Tuttavia, anche in quel partito ho sempre manifestato la mia indipendenza, basti ricordare che già nel 1979 diedi le dimissione per il trattamento che una certa parte del PLR aveva riservato ad Argante Righetti nell'ambito delle elezioni al Consiglio Nazionale. Le mie posizioni su temi cantonali e federali sono sempre state molto vicine a quelle del PS svizzero. Io non sono assolutamente un marxista. Ma mi sono sempre sentito di appartenere a un radicalismo di sinistra del quale ad esempio il compianto sindaco di Biasca Giovannini fu interprete straordinario in Ticino, ovviamente senza dimenticare Righetti. Il PS continua a battersi per i principi di giustizia e libertà che sono i miei. Principi che si traducono in proposte quali un riequilibrio della distribuzione della ricchezza, un carico fiscale più equo (non è possibile che in certi comuni i cittadini paghino la metà delle imposte rispetto agli altri), ridare un senso alla bellezza del territorio, essere ancora più efficaci contro l'evasione e la frode fiscale, eccetera". 

Come cercherebbe di convincere l'elettorato radicale a votare scheda socialista?
"Ai miei amici e alle mie amiche radicali dico: ritrovate i vostri valori, voi stessi, e la società che abbiamo sempre immaginato e voluto. Poi, decidete con scienza e coscienza, anche nel segreto dell'urna, cosa votare. Io mi espongo ma posso capire che qualcuno nel farlo potrebbe avere spiacevoli conseguenze a livello professionale, o di appalti e mandati, o ancora di rapporti personali. Guardate dove la vostra anima radicale potrebbe star meglio e votate di conseguenza, partiti o persone che vi potrebbero rappresentare meglio". 

Veniamo al 9 febbraio. Lei pensa come Manuele Bertoli che una nuova votazione sia l'ipotesi migliore per uscire dall'impasse?
"A mio avviso la soluzione migliore è una nuova votazione, questo è sicuro. Se come prevedibile non si troverà un accordo con l'UE senza rivotare, considerato che l'Unione Europea è inflessibile sulla Libera circolazione, credo che tornare davanti al popolo sia l'unica soluzione onesta e percorribile politicamente. E questo lo dico con tutto il rispetto per quelli che hanno sostenuto l'iniziativa UDC. Io resto contrario ai contingenti, non ho cambiato idea, e rivendico il diritto di essere minoranza, tanto quanto le persone che hanno vinto rivendicano il diritto di essere maggioranza. Io non approvo questa Europa dei banchieri, del Fondo monetario e dell'austerità ma rompere i rapporti con l'UE sarebbe una catastrofe per la Svizzera". 

Ma se dopo 3 anni non si trovasse una soluzione con l'Europa l'iniziativa costituzionale dovrebbe essere applicata sine die. Un nuovo voto non sarebbe dunque una forzatura democratica?   
"Per nulla. Se ad esempio l'iniziativa popolare per cancellare gli articoli approvati il 9 febbraio, che io sostengo e firmerò, dovesse riuscire, sarebbe un iter assolutamente trasparente e democratico. Anche il Governo o il Parlamento, se hanno i numeri, possono indire una nuova votazione senza violare alcunché. Non possiamo dire che il voto del 9 febbraio sia stato un voto contro la Libera circolazione o i bilaterali. Ma contro certi aspetti di questi trattati. Per questo una nuova votazione farebbe finalmente chiarezza. E credo che chi ha vinto il 9 febbraio non dovrebbe avere timore di confrontarsi nuovamente con il popolo. Del resto è già successo diverse volte che si tornasse a votare su alcuni temi. Dopodiché se i cittadini voteranno a favore dell'autorchia in Svizzera ne prenderemo atto e torneremo a zappare la terra, sarà un po' dura, però lo faremo….".

Che tipo di elezioni si aspetta?
"Sarà un'elezione decisiva per il futuro del nostro Cantone. Abbiamo un partito liberale che vuole riconquistare il secondo seggio, la Lega che vuole mantenerlo, il PPD che con una lista tosta prova il colpaccio, e il PS che giustamente vuole conservare il seggio dell'attuale presidente del Governo, cosa che evidentemente io auspico. Oltre a questo c'è il coordinatore dei Verdi che vuole entrare in Consiglio di Stato con un modo tutto suo di far politica. Si tratta di ambizioni tutte legittime e credo che la partita si giocherà su poche schede. Per quanto più nello specifico riguarda il PS credo che bisogna stare molto attenti perché nulla è scontato. Sarà una campagna elettorale durissima, appassionata, e spero onesta e non violenta. Il mio auspicio è che soprattutto ci si concentri su programmi e contenuti". 

Tra Lega e PLR chi vede in vantaggio per il secondo seggio?
"Aspetto la lista della Lega per un pronostico definitivo. Oggi, però, senza il Nano, Pantanti, Salvadé, i voti di Borradori, la presenza della lista UDC e l'incognita Savoia, vedo i liberali leggermente in vantaggio per il secondo seggio. Oggi, però. Credo che in passato la Lega abbia dimostrato di avere fantasia, uomini e capacità per ribaltare diverse situazioni. Aspettiamo dunque la lista".   

È escluso che all'ultimo momento lei si candidi per il Governo?
"Non mi candiderò per il Governo, lo escludo. Anche perché non mi è stato proposto, non ci ho mai pensato, e il PS ha già presentato una lista magari non di battaglia ma capace di essere plurale e di attrarre consensi. Il mio impegno sarà a sotegno di questa lista e soprattutto in favore della rielezione di Manuele Bertoli che è una persona coraggiosa, trasparente, e che ha dimostrato di essere un ottimo Consigliere di Stato". 

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