Durissime repliche da via Monte Boglia alle parole del parroco di Chiasso. Ma Jelmini lo difende: "Chissà se qualcuno ora oserà dire "je suis don Feliciani"
LUGANO/CHIASSO - La polemica è servita. Inevitabilmente. E con tutti gli accenti del caso. La Lega risponde per le rime al j'accuse contro il Mattino lanciato dall'arciprete di Chiasso Don Gianfranco Feliciani (leggi articolo correlato).
Le bordate dell'ex allievo Lorenzo Quadri
Tra i primi a replicare al parroco c'è il direttore del foglio leghista Lorenzo Quadri, per altro in gioventù allievo di religione di Don Feliciani: "Invitiamo i leghisti – scrive Quadri - a non entrare nella "sua" Chiesa, visto che non sono graditi. I preti che non trasformano la messa in un comizio politico non mancano di certo: quindi le alternative ci sono.
Don Feliciani se ne stia pure con i suoi amici della sinistra multikulti, quella che cancella l'ora di religione a scuola e spalanca le porte all'islam radicale. Con, oltretutto, evidenti vantaggi logistici: non avrà più nemmeno bisogno della Chiesa, per la funzione basterà una cabina telefonica. Poi ci si chiede come mai i fedeli spariscono...".
"Non solo il Don – aggiunge il direttore del Mattino - non capisce come mai tanti ticinesi votano Lega, ma nemmeno si sforza di capire. Forse pensa di essere anche lui infallibile come il Papa. Invece la mentalità è la stessa dei kompagni: chi non la pensa come noi è un populista, xenofobo, fascista e (new entry) volgare e senza Dio. Avanti così! Ammetto di non conoscere la Bibbia a menadito, ma con ragionevole sicurezza penso di poter dire che il divieto di leggere il Mattino e di votare Lega non figura in alcun Vangelo, Epistola, o altro".
Ma le parole di Don Feliciani hanno davvero fatto saltare la mosca al naso a Lorenzo Quadri che, in un successivo post, rincara la dose: "Le parole del parroco – scrive il direttore del Mattino – sono un allucinante concentrato di faziosità e intolleranza. Il tutto corredato da un'analisi politica a dir poco ridicola, in cui la realtà viene mischiata con le fantasie del prelato (la Lega si sarebbe "sgonfiata"?). Se questo è il livello di ciò che l'arciprete di Chiasso predica dal pulpito della sua (evidentemente solo sua) Chiesa, si raschia il fondo del barile. O Don Feliciani non sa di cosa parla, o siamo davanti ad un caso di religioso che racconta, di proposito, balle monumentali a scopo di propaganda partitica. Racconta frottole in malafede. Abusa della propria autorità spirituale (?) e della Chiesa per fare politica partitica e per denigrare il "nemico leghista". Non proprio un bell'esempio".
"Dica Don Feliciani – scrive ancora Quadri - invece di parlare a vanvera di "volgarità ed insulti" dove sarebbero, concretamente, le volgarità e gli insulti. Non lo fa. Preferisce inventarsi fanfaluche. E com'è che Don Feliciani non ha nulla da commentare sui suoi amichetti della sinistra multikulti insultatori di morti? Sui sedicenti "tolleranti" che invece seminano odio ed intolleranza nei confronti di chi la pensa diversamente? Ah già, è quello che fa anche lui... E su tutti i leghisti che vengono discriminati e denigrati solo perché leghisti? Silenzio? Ma figuriamoci, la sinistra non insulta mai, fa "raffinata satira". Don Feliciani vada a leggersi le pubblicazioni dei suoi pupilli, poi riparliamo di "volgarità ed insulti". Quando la morale a senso unico entra in una chiesa è un bruttissimo segno: vuol dire che è tempo che, dalla chiesa di Don Feliciani, escano i fedeli. Mi chiedo infatti cosa ci vanno a fare. Possono sentire le stesse identiche amenità antileghiste ad un convegno PS".
Bignasca e Frapolli rincarano la dose
Ma quella di Lorenzo Quadri non è l'unica voce critica che si leva contro il parroco di Chiasso da via Monte Boglia. "L’utilizzo della chiesa per arringhe politiche contro la Lega è vergognoso. Don Feliciani dimostra inoltre uno scarsissimo senso della democrazia", afferma il neo deputato e presidente dei Giovani Leghisti Boris Bignasca in una dichiarazione al Mattinonline.
Dello stesso tenore il pensiero affidato al sito leghista anche da un neo Gran Consigliere: Gianmaria Frapolli. "Dichiarazioni fuori luogo, in ogni senso. La Santa Messa – dichiara il deputato della Lega - non dovrebbe essere il luogo né il momento per fare comizi elettorali. E dimostra un’assoluta mancanza di rispetto verso i ticinesi che votano Lega e che, a differenza di quanto possa pensare Feliciani, sono molto attivi nel sociale e nel cercare di risolvere i problemi dei più bisognosi".
Roberta Pantani punta il dito sulla gestione dell'arciprete
Tra le reazioni non poteva mancare quella di Roberta Pantani, municipale leghista di Chiasso: "Non sono credente, non vado in chiesa e di quello che dice il feliciani poco mi importa. Le cose che mi disturbano in questa vicenda sono due: una, l'attenzione mediatica che costui riesce a calamitare (inversamente proporzionale alla sua importanza) e due, che è mio concittadino. Ricordiamo a tutti coloro che non sono di Chiasso invece le sue ultime gesta: una volta a Chiasso c'era un oratorio, al quale andavano tutti i ragazzi a giocare a pallone... oggi? trasformato in un parcheggio auto, i cui affitti entrano nelle casse della parrocchia. Una volta a Chiasso c'era una sezione Scout, intitolata a San Martino: i ragazzi avevano la sede in una sala sotto l'oratorio.. oggi? La sede scout a Chiasso NON c'è più, anche perché non c'è più un locale a disposizione. I locali servono ad altro. Ah, un'ultima cosa... il "gestore" dell'oratorio? una famiglia arrivata da oltre confine, recentemente ricompensata con il passaporto rosso... abitante lì e stipendiata pure... Se solo il Don Willy potesse vedere tutto ciò...".
Ma c'è anche chi difende il parroco
Don Feliciani, tuttavia, non riceve solo critiche. Il deputato PPD si schiera con il parroco di Chiasso: "Tutti – scrive Jelmini su Facebook - possono insegnare alla Chiesa cosa fare, anche i politici. Ma guai se la Chiesa si permette di giudicare cosa fanno gli altri, soprattutto i politici... Qualcosa non torna! Ma dov'è la libertà d'opinione? Chissà se qualcuno ora oserà dire "je suis don Feliciani" ".