POLITICA E POTERE
Rusconi: "Vi devo dire la verità? Il Ticino non aveva nessuna possibilità di entrare in Consiglio Federale con Norman Gobbi. Ecco perché"
L'ex Consigliere Nazionale, tra riflessioni e retroscena, rilegge in maniera critica la corsa del Consigliere di Stato leghista al Governo svizzero: "E in futuro è inevitabile il partito unico Lega-UDC, attraverso una fusione de facto"

LUGANO – Non che quando fosse in carica si risparmiasse in giudizi fuori dai denti, politicamente scorretti ed estranei agli schemi istituzionali e partitici. Grazie a quella sua vena un po' anarcoide e un po' cazzona, Pierre Rusconi qualche lampo di fastidiosa realtà l'ha regalata nel corso degli anni. Svelando episodi, ritagli di vita, vizi, eccessi e qualche miseria del mondo politico ticinese e svizzero, spesso celati da una densa coltre di ipocrisia. I suoi compresi. 

Lo ha sempre fatto e oggi che è un ex ha un ulteriore margine di manovra per dir quel che pensa e per svelare qualche piccolo retroscena. E allora, adesso che la polvere calda delle emozioni e dei commenti si è posata, abbiamo pensato di rileggere insieme a lui in chiave critica la corsa di Norman Gobbi al Consiglio Federale. Mettendo sotto la lente cose buone ed errori dell'esercizio e gettando uno sguardo sul futuro.  

Prima però due parole sul nuovo ministro Guy Parmelin, che Rusconi ha avuto a Berna come vicino di banco: "È sicuramente la persona con cui ho legato di più al Consiglio Nazionale. Ci siamo sentiti molto in questi giorni, compresa la mattina dell'elezione e anche il giorno seguente. Sono dispiaciuto che non sia stato eletto Gobbi, ma al contempo sono contento che l'Assemblea Federale abbia scelto lui. Mi ha detto che prossimamente forse verrà in Ticino e andremo a cena insieme. Lo aspetto con immenso piacere. Intanto mi ha rassicurato sul fatto che potrò continuare ad acquistare il vino dalla sua azienda….".

"Sono convinto che Parmelin potrà diventare un buon Consigliere Federale. Più di Ueli Maurer, che è stato un ottimo presidente di partito e invece come ministro fa fatica. Guy è uno che ragiona con la sua testa, all'interno del partito non deve favori a nessuno ed è un leader tra i romandi. Per l'UDC svizzera non era probabilmente in assoluto il Consigliere Federale dei sogni. Ma tra le opzioni disponibili in svizzera francese – che fa fatica ad esprimere nomi all'altezza così come il Ticino - era di gran lungo il migliore. Farà molto bene, vedrete". 

Ma torniamo al punto. Alla mancata elezione di Gobbi. "Vuole la verità? - chiede retoricamente Rusconi – E allora la verità è che l'UDC voleva sin dal principio eleggere un romando. Il Ticino, al di là degli indubbi meriti di Gobbi che si è fatto grande onore, non ha mai avuto una possibilità concreta di entrare in Consiglio Federale. Il calcolo politico è abbastanza semplice. L'unica regione della Svizzera dove l'UDC può guadagnare importanti consensi è la romandia, dove si veleggia in media tra il 18 e il 20%. In Svizzera tedesca l'apice è già stato più o meno raggiunto e anche in Ticino, se fa la somma tra la Lega e UDC Ticino. Per attaccare questo unico margine di crescita era dunque necessario dare alla Svizzera francese un Consigliere Federale, il primo tra l'altro della storia per i democentristi romandi. E così è stato fatto. Il resto sono chiacchiere".

Più nel dettaglio: "È evidente che la candidatura di Aeschi al posto di Heinz Brand era un chiaro segnale in questa direzione. Il candidato di Zugo, infatti, era in questo momento ineleggibile: vuoi perché senza esperienza, vuoi perché è il delfino di Blocher, un peccato originale stampato nel dna dell'Assemblea Federale. Quella di Gobbi è stata una buona operazione di marketing e nulla più. Almeno per il presente. Per quanto riguarda invece il futuro è stato un primo passo verso ciò che ritengo inevitabile: una fusione, nei fatti, tra Lega e UDC". 

In questo senso c'è un retroscena importante di cui tener conto. "L'idea del tricket, ovvero di un candidato per regione linguistica, non nasce certo nelle ultime settimane. Almeno un paio di mesi prima delle elezioni, il capogruppo alle Camere Adrian Amstutz mi prospettò l'ipotesi di una candidatura. Gli risposi che non avevo l'età, non ero all'altezza e soprattutto non avevo voglia di imbarcarmi in un'impresa del genere. Gli feci però i nomi di Marco Borradori e Norman Gobbi come alternative. Lui fu molto netto nel ribattermi che l'ipotesi non entrava minimamente in linea di conto. Dopo aver per anni attaccato Widmer Schlumpf per essere la ministra del 5%, non si poteva proporre esponenti di un partito che rappresentavano meno dell'1% a livello nazionale. Poi invece qualcosa è cambiato e Gobbi è stato proposto. Ma questo naturalmente non ha risolto il problema di fondo. Infatti negli altri partiti questo fattore, nei termini che mi aveva espostoAmstutz, è stato dominante. D'altra parte a Berna la Lega e il Mouvement dei citoyenne sono vissuti fondamentalmente come dei partiti folkloristi e un po' rompiballe. Non vengono presi sul serio". 

Cosa ha ottenuto e cosa deve imparare la Lega da questa vicenda? "Sicuramente la Lega ha dimostrato di essere molto più importante per l'UDC nazionale rispetto ai democentristi ticinesi, che non hanno e non avranno in futuro né il peso politico né il personale per contare più di quello che contano oggi. E questo dato di fatto, come dicevo poc'anzi, può effettivamente portare a una fusione de facto: una sorta di partito unico Lega-UDC. La convenienza c'è per entrambi. Blocher potrà infatti avere un megafono in Ticino e un'adeguata rappresentanza a Berna, che è l'unica cosa che gli interessa, mentre i leghisti potranno consolidare la loro leadership nel nostro Cantone e trovare con il tempo una dimensione nazionale e probabilmente anche qualche risorsa finanziaria. È insomma la miglior soluzione per tutti, dopo la scomparsa di Giuliano Bignasca. E poi, parliamoci chiaro: l'unico interlocutore per Blocher in Ticino è Antonella Bignasca, e l'unico interlocutore per Antonella Bignasca a livello nazionale è Christoph Blocher. È semplice, se ci pensa".   

"Quanto alle cose da imparare – prosegue Rusconi – credo che la Lega abbia capito di non poter per il momento ambire a posizioni nazionali rilevanti. È una grandissima squadra ma di serie B. Non si può per vent'anni scrivere pesta e corna del Consiglio Federale, arrivando anche ad ipotizzare la secessione del Ticino, e poi candidarsi per un posto nel Governo svizzero. Credo che in via Monte Boglia, soprattutto se si svilupperà questa intesa con l'UDC nazionale, dovrà partire una riflessione su che tipo di campionato si vuol giocare da grandi. Se rimanere in serie B o ambire alla Champions League".

Il nodo del Mattino rimane la chiave di volta del leghismo di ieri e di oggi. "È chiaro che se il Mattino non avesse fatto quel che ha fatto negli ultimi vent'anni, la Lega non sarebbe diventato il primo partito in Ticino e non sarebbe potuta arrivare a proporre un candidato ufficiale per il Consiglio Federale. Questo è certo. Ma il prezzo che ha pagato a questo giro è stato una chiara vendetta politica, al di là delle strategie dell'UDC che miravano a un'elezione di un romando. Non solo da parte dei socialisti, che almeno lo hanno detto chiaro e tondo con coerenza, ma anche degli altri partiti storici che hanno colto l'occasione di togliersi una soddisfazione che aspettavano da vent'anni. E tra questi, tanto per essere chiari, sicuramente ci sono anche dei ticinesi. E più di quelli che si pensa. Che ne sarebbe stato in Ticino di PLR e PPD se la Lega, oltre a due Consiglieri di Stato e al sindaco di Lugano, avesse avuto anche un Consigliere Federale? Oltre a ciò, ribadisco, la tempistica per un'operazione politica del genere non era per nulla favorevole. Ci vorrà del tempo per far digerire la Lega come una parte integrante dell'UDC nazionale. Non era una cosa fattibile in due o tre settimane. Lei si immagina cosa sarebbe successo se il PS avesse proposto un comunista per sostituire un suo Consigliere Federale?".

La strada del matrimonio sarà lunga ma Rusconi si dice convinto che sia quella giusta, anche se non mancheranno le difficoltà. "È chiaro che ci saranno dei mal di pancia. Gli esponenti dell'UDC rischiano di venir cancellati dallo strapotere leghista per i posti che contano". E sull'elettorato della Lega che effetti potrebbe avere? C'è chi parla di abbraccio mortale…"No, io non credo. La Lega è l'unico partito che nella base non ha elettori ma tifosi. Persone cioè che continueranno a votar Lega qualsiasi cosa accada. E lo abbiamo visto di recente dove sono riusciti a far digerire di tutto e di più alla tifoseria: dai radar, alla tassa di collegamento, fino all'aumento delle imposte. Per molti elettori leghisti, la Lega non è un partito ma una squadra di calcio o di hockey. E nella vita, si sa, si può cambiare di tutto tranne la mamma e la squadra del cuore".

AELLE

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