Le riflessioni dell'editore sul libro François Garçon: "L'autore analizza le cause del successo del nostro Paese e, coniugando il rigore dello storico con la spietatezza del saggista, esprime un giudizio schietto e categorico: indebolita da una crisi dalla quale non sembra più uscire, è ora che l’Europa la smetta di disprezzare la Svizzera per trarne invece ispirazione"

LOCARNO – L’editore Armando Dadò firma l’editoriale dell’ultimo numero della sua rivista ‘Il Ceresio’, uscita nei giorni scorsi. E lo dedica a un libro di François Garçon, La Svizzera, il Paese più felice del mondo. Ecco le sue riflessioni.
di Armando Dadò
A chi credere? È la domanda che si fanno un po’ tutti dopo aver letto o ascoltato le opinioni contradditorie che ci arrivano quotidianamente da ogni parte e che si sentono continuamente ripetere. In che misura sono opinioni credibili e autorevoli? In quale percentuale sono interessate o pilotate? Non sono per caso il frutto di ideologie, di pregiudizi o della moda imperante e acritica? ‘Gli uomini di cultura quando si tratta di parlare della Svizzera, sono in generale sobri di parole, quasi introversi e sono molto reticenti a esternare la loro consapevolezza di vivere in un paese fortunato’.
Negli anni scorsi parlar male della Svizzera rappresentava la norma; anche grandi scrittori in voga si soffermavano sugli aspetti negativi del nostro Paese e i valori patriottici venivano considerati nostalgici retaggi del passato. Ovviamente gli scandali bancari e le ruberie di persone molto in alto nella scala sociale hanno contribuito non poco a offuscare l’immagine della Svizzera. D’altro canto, gran parte della popolazione non dispone di strumenti e di conoscenze sufficienti per farsi idee chiare, motivo per il quale vi è un’ampia fascia di persone quasi sempre in balia delle circostanze e delle opinioni dominanti.
Un’opera che rompe la tradizionale omertà
L’opera che è stata presentata all’Auditorium dell’Università della Svizzera italiana lo scorso mese di ottobre è il frutto delle ricerche e delle analisi di François Garçon, studioso di nazionalità svizzera e francese, dottorato a Ginevra e Oxford, docente presso la prestigiosa Sorbona di Parigi. È un lavoro che rompe di fatto la tradizionale omertà sui successi del nostro Paese.
Il libro dal titolo La Svizzera, il Paese più felice del mondo uscito in francese, ora tradotto e stampato in italiano nella collana “I Cristalli”, riflette il modo di scrivere dell’autore: frizzante, discorsivo, con tabelle non eccessivamente complicate, di facile lettura, che sa arrivare al cuore del problema e fa vibrare le nascoste corde di consapevolezza e anche di orgoglio del nostro essere confederati.
Garçon non trascura ovviamente i nostri punti deboli, gli scandali della finanza e dello sfruttamento e non esita a parlare dei banchieri canaglia.
Tutto questo, e molto altro, viene inserito in un contesto più ampio e veritiero della realtà elvetica.
Si parla della votazione del 9 febbraio contro l’immigrazione di massa, dell’industria nazionale, delle imposte, del debito pubblico, dell’IVA molto contenuta, del livello delle cure ospedaliere, della disoccupazione, di cosa servono i diritti popolari, delle lingue, dei temi che scaldano gli animi, del miglior sistema educativo del continente, del primato del Politecnico federale, dell’innovazione tecnologica, di chi comanda il Paese e di chi crea il consenso, di un popolo intelligente e operoso e si sofferma su molti altri temi rispondendo alla domanda: come mai gli studi internazionali indicano la Svizzera come il Paese più felice del mondo?
Quali sono le ragioni? Qual è la ricetta del miracolo svizzero? Come fa la Svizzera a eccellere in numerosi ambiti e a mantenere il suo posto di leader? Garçon ne analizza le cause e, coniugando il rigore dello storico con la spietatezza del saggista, esprime un giudizio schietto e categorico: indebolita da una crisi dalla quale non sembra più uscire, è ora che l’Europa la smetta di disprezzare la Svizzera per trarne invece ispirazione.
L’opera di Garçon è preceduta e arricchita da una introduzione di Mauro Baranzini. Sono quaranta pagine d’oro: chi non crede, legga. Baranzini è uno studioso di cui il nostro Cantone può andare fiero. Professore emerito di economia all’Università della Svizzera italiana, è socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei di Roma. È stato docente all’Università di Oxford, all’Università Cattolica di Milano e all’Università degli studi di Verona. Riassume in sé diverse caratteristiche: è autorevole giacché parla sempre in modo documentato e ha la capacità di esporre in modo chiaro i suoi concetti, senza ricorrere a tecnicismi o espressioni specifiche del mondo finanziario, comprensibili solo agli addetti ai lavori.
Accettando di preparare il testo introduttivo, Baranzini ha reso un gran servizio al Paese.
Un libro che tutti dovrebbero leggere
Alla presentazione del libro, era presente un folto pubblico, molto partecipe e interessato alla materia. Il dibattito e in parte la contrapposizione di tesi fra Baranzini e Alfonso Tuor hanno reso particolarmente vivace l’incontro. Tuor è un giornalista di spessore, che si ascolta sempre con gran piacere: sa andare alla concretezza dei temi trattati ed è abile anche nel fare “la parte del diavolo”…
L’opera è stata presentata da Amalia Mirante che ha successivamente condotto il dibattito. Lo ha fatto con ottima conoscenza della materia e con raffinata eleganza.
Grandi assenti: il mondo politico e gran parte degli intellettuali. Da segnalare comunque la presenza tra i politici di Beltraminelli, Borradori, Cattaneo, Respini e da tener presente che molti non sono potuti intervenire a causa di impegni concomitanti. Eppure ogni politico, ogni deputato al Gran Consiglio, consigliere di Stato, rappresentante a Berna, membro di un Municipio o di un Consiglio comunale dovrebbe farsi un dovere di leggere il libro di Garçon.
E altrettanto si dica per gli intellettuali e gli addetti all’informazione che hanno una precisa responsabilità verso il Paese.
Ovviamente questo testo è utile e interessante per tutti coloro che operano nell’economia, nella finanza, nel campo delle attività commerciali e della scuola. Confrontiamo la nostra privilegiata realtà con quella degli altri Paesi e avremo modo di capire e di riflettere.
Patriottismo, responsabilità e generosità
Nel chiudere la sua introduzione al libro, Baranzini scrive: “Sono dell’opinione che più che di felicità si può parlare di “positiva affermazione” della Svizzera e della sua società civile”. E aggiunge: “È il Paese più efficiente, efficace, equo”.
Certo, è così. Ma il discorso potrebbe essere ampliato: quante disuguaglianze ancora esistono, quanti disagi sociali, quante sofferenze dell’anima, quante depressioni, quanti suicidi.
E il senso di responsabilità? In quanti di noi sono realmente vivi lo spirito etico e il senso di responsabilità? Quanti sono consapevoli che tutto quanto si fa lo si deve fare per sé stessi ma anche per il prossimo? Non ha senso una vita che tende unicamente ad arricchirsi senza fine, non ha senso vivere solo per accumulare. Accumulare per che cosa? Per essere fra i più ricchi del cimitero?
In questo mondo in cui sembra diventare più flebile la distinzione fra il giorno e la notte, il bianco e il nero, il bene e il male, in cui tutto si equivale, è più che mai urgente proporre i valori veri del vivere civile: responsabilità e generosità sono sempre valori essenziali da perseguire.