Il vicepresidente dell'UDC chiede “all'Islam moderato in Europa di prendere la situazione di petto”. Credo che loro chiederebbero lo stesso a noi, occidentali moderati (?). Dalla scoppio della guerra in Iraq l’opinione pubblica non si è più ribellata, ad esempio, per protestare contro una guerra di occupazione vergognosa che dura da 16 anni (Afghanistan), contro la barbarie dei droni, contro il conflitto in Libia, contro gli affari e la vendita di armi a Paesi che finanziano e proteggono il terrorismo….e la
Lo scrive Alain Bühler, vicepresidente dell’UDC ticinese, accompagnando il suo pensiero (tra gli altri) con l’hastag #Ultimatum.
Ciò che importa è che l’esponente democentrista considera praticabile, come extrema ratio, la provocazione di Magdi Allam, anche se il giornalista e scrittore insiste a definirla “una proposta razionale e realistica”. Per quanto ci riguarda continuiamo ingenuamente a definirla un’uscita provocatoria. Parole dette e scritte per “chiamare fuori”, per scuotere le coscienze, per accendere una discussione altrimenti ingabbiata dai tabù e dal perbenismo. È un compito imprescindibile dell’artista, dell’autore, dell’intellettuale e del giornalista. Oriana Fallaci ne è stato il più fulgido esempio recente. Ma la provocazione e l’invettiva, per l’appunto, servono a svegliare dal torpore una società dormiente, a innescare una riflessione, a segnalare pericoli sottovalutati o sottaciuti per ipocrisia. E lo si fa attraverso il paradosso, la semplificazione, la vis polemica, l’esasperazione dei concetti.
Ma la provocazione non è fatta per essere trasformata in proposta politica. E chi la formula non va mutato in qualche cosa d’altro da ciò che è e deve rimanere: un intellettuale nella migliore delle ipotesi. Va ascoltato, non preso alla lettera. E qui vorrei segnalare ad Alain Bühler, ragazzo serio e promettente della politica ticinese, alcuni spunti di riflessione sulla proposta di Magdi Allam. E sul perché è assolutamente impraticabile oltre che sbagliata.
Cominciamo dal lato pratico. Questo tipo di misura (che prevede la proibizione del Corano e la chiusura di ogni centro di aggregazione per musulmani, già di per sé una follia), sarebbe del tutto inutile se non accompagnata da un divieto replicabile anche per tutto quanto accade online e sui canali social. Vietiamo tutto anche lì? Concorderà che è impossibile e perfino sconveniente per il lavoro di polizia e intelligence. Chiudere siti e social produrrebbe un solo risultato: moltiplicarli. Seconda obiezione pratica: siamo sicura che per qualche milione di musulmano che vive in Europa (su una popolazione di 500 milioni), i cui terroristi e i loro “tifosi” sono una percentuale da microscopio, ci convenga scatenarci contro le ire di 1 miliardo e 600 milione di persone sparse per il Mondo? Così, su due piedi, non pare affatto un buon affare.
Anche perché di incendi nelle terre islamiche, noi occidentali, ne abbiamo già scatenati a bizzeffe. L’odio di milioni di persone ce lo siamo già ampiamente guadagnati, vediamo di non ingrossare ulteriormente le fila. Le nostre bombe, nelle guerre di aggressione a quel mondo, hanno provocato centinaia di migliaia di morti civili. È perciò del tutto giustificato il rancore nei confronti dell’Occidente che ha riempito lo stagno in cui i gruppi jihadisti sono proliferati, tra i quali lo Stato islamico. Organizzazioni criminali che con i loro atti di terrorismo ammazzano in larghissima misura musulmani. Hanno due buoni motivi per avercela con noi, insomma.
C’è grande giustificata indignazione per la vigliaccheria e la disumanità con cui i macellai islamici colpiscono sul suolo europeo. Si afferma perentoriamente che i terroristi combattano la sacralità e la dignità della vita, che sarebbe uno dei valori cardini dell’Occidente. Uso il condizionale di proposito perché non sono per niente convinto che la nostra Europa abbia così a cuore, al suo interno, la sacralità della vita come va blaterando (mi pare piuttosto che il finto progresso tecnologico e il consumismo ci stia portando ad un suo sostanziale stravolgimento). Ma di certo questo valore tanto sbandierato scompare quando usciamo dai nostri confini. Non c’è proprio nulla di meno vigliacco, in raffronto all’azione di un kamikaze, quando un pilota dalla base di Nellis (Nevada), chiuso nel suo container, sgancia bombe come stesse giocando alla Playstation a migliaia di chilometri di distanza. Spesso e volentieri ammazzando uomini, donne e bambini, che nulla hanno a che fare con i nostri nemici. Anche loro non sanno quando colpiremo e non possono difendersi. Questa pratica è indiscutibilmente terrorismo di Stato. E di certo loro ci odiano quanto noi odiamo i loro combattenti.
E tralasciamo, a proposito di sacralità e dignità della vita, cosa abbiamo combinato nelle varie guerre, con le prigioni segrete della CIA, con le torture e via di seguito. Di recente abbiamo anche appoggiato un colpo di Stato, in Egitto, contro i Fratelli Musulmani che avevano vinto legittimamente le elezioni. Siccome quei tipacci non ci piacevano, abbiamo sostituito, con motivazioni ridicole, il presidente Morsi non con un sincero democratico, ma con un sincero assassino, il generale Al Sisi.
Bühler chiede “all'Islam moderato in Europa di prendere la situazione di petto e di finalmente combattere ciò che dichiarano di aborrire, ossia l'Islam radicale”. Credo che loro chiederebbero lo stesso a noi, occidentali moderati (?). Dalla guerra in Iraq - che ha creato lo Stato Islamico e che ha ucciso, repetita iuvant, soprattutto musulmani, e per cui nessuno dei “nostri” è stato processato nonostante crimini evidenti - l’opinione pubblica non si è più ribellata, ad esempio, per protestare contro un conflitto vergognoso che dura da 16 anni (Afghanistan), contro la barbarie dei droni, contro il conflitto in Libia, contro gli affari e la vendita di armi a Paesi che finanziano e proteggono il terrorismo….e la lista potrebbe continuare all’infinito.
A voler essere puntigliosi, poi, si potrebbero ribattere a Bühler che non è vero che tutto il mondo islamico tace. Già nel 2014 oltre un centinaio di ulema e leader musulmani scrissero una lettera aperta, di stampo teologico, al Califfo Al Baghdadi (http://www.lettertobaghdadi.com/). E proprio l’altro giorno l’appena rieletto presidente dell’Iran Rouhani - il più grande paese sciita del mondo che combatte l’Isis sul campo al posto nostro (a proposito di concretezza sulla richiesta di Bühler) - commentando la visita di Trump in Arabia Saudita, ha affermato che “il problema del terrorismo non si risolve tenendo riunioni e versando denaro nelle tasche delle superpotenze certamente gli Usa non sarebbero disposti a scambiare le vittime degli attacchi dell'11 settembre con i soldi che si ricevono dalla vendita di armi”. Messaggio chiarissimo (e di cui mi sono occupato in questo articolo, chi è interessato clicchi qui). E non si contano più le condanne contro il terrorismo del Grande Imam di Al-Azhar, Ahmed Al Tayyib, la principale istituzione sunnita.
Facciamo richieste da innocenti senza esserlo neanche un pochino. E il problema principale è tutto al nostro interno. Come sarebbe possibile altrimenti che alcune decine di migliaia di uomini tengano in scacco polizie ed eserciti delle nazioni più ricche e tecnologicamente avanzate del mondo? Com’è possibile che queste poche decine di migliaia di uomini possano mettere in discussione un valore occidentale come la libertà di culto o addirittura la proibizione di un libro, il Corano? Com'e stato possibile che interi quartieri delle nostre capitali siano state colonizzate dai fanatici? Glielo abbiamo fatto fare noi eh, altrimenti non avrebbero potuto.
L’unica risposta sincera a queste domande è che siamo veramente deboli per essere arrivati a questo punto. E per fortuna che quel “in Europa siamo in guerra” - si vede proprio che non la viviamo da decenni la guerra, quella vera - è solo uno slogan propagandistico. Altrimenti, fosse vero, rischierebbe di finirebbe tanti a pochi. A loro vantaggio.
Tutto questo per dire che per venirne a capo bisogna fare qualcosa di molto più difficile che vietare l’Islam. Insieme al lavoro di intelligence e polizia, al rifiuto di commerciare e di venderci a Paesi che sostengono il terrorismo, alla cessazione di conflitti contro il mondo musulmano, va ricostruita un’orgogliosa identità europea fondata sui nostri valori storici (greci, romani, cristiani, illuministi). Un’identità forte e chiara - capace di scegliere e distinguere - da contrapporre all’ideologia islamista che, pur folle che sia, è attualmente molto più solida di questo nostro Occidente che si inchina solo al denaro e all’individualismo. Se non sappiamo più chi siamo come facciamo a dire agli altri cosa ci va bene e cosa no? La loro principale forza, come da anni ripete Massimo Fini, sta nelle nostra debolezza.