Dopo l'articolo di Liberatv, e l'intervista a Norman Gobbi, i due deputati presentano una serie di domande e di proposte al Consiglio di Stato: "La mafia mette radici in Ticino: Berna se ne renda conto! Perché il Governo non si fa promotore dell'istituzione di un gruppo di lavoro che coinvolga le differenti forze di polizia e magistratura: cantonale e federale?”
“Poche settimane fa - scrivono Bignasca e Fonio - il Consigliere nazionale Fabio Regazzi ha sollevato la tematica dell'infiltrazione delle organizzazioni criminali di stampo mafioso nel tessuto sociale ed economico elvetico e cantonale, nella fattispecie negli appalti pubblici. Molte indagini recenti hanno svelato come i tentacoli siano arrivati anche nel settore della ristorazione, dei commerci nonché nelle fiduciarie (il caso Pulice con la costituzione di società per riciclare oltre 45 milioni ne è un esempio). Regazzi chiede di inserire nella Legge federali sugli acquisti pubblici ancora in discussione, una norma di esclusione o revoca per quelle ditte che hanno manager coinvolti in procedimenti penali gravi come ad esempio reati mafiosi. Come valuta il Governo la proposta di inserire nella LF sugli acquisti pubblici una norma di esclusione o revoca d’aggiudicazione per dirigenti di ditte sospettate di infiltrazioni mafiose?”.
Quindi i due deputati si concentrano sull’intervista a Norman Gobbi, pubblicata ieri da Liberatv (leggi qui), in cui il ministro delle istituzioni ha risposto alle obiezioni e alle problematiche sollevate nel nostro articolo “La mafia addosso” (leggi qui). In particolare, Fonio e Bignasca, riprendono nella loro interrogazione il passaggio in cui Gobbi afferma che per "per contrastare il crimine organizzato la collaborazione in questi casi è fondamentale. Oltre che a livello politico anche tra addetti ai lavori si potrebbe intensificare gli scambi: Besso (polizia federale) e via Bossi (polizia cantonale) distano poche centinaia di metri, ma talvolta la comunicazione è difficile. Su questo ne abbiamo recentemente parlato con la direttrice di Fedpol Nicoletta Della Valle, e si conviene che si possa fare meglio". E si chiedono: “Come intende muoversi in questo senso il Consiglio di Stato? Perché non si fa promotore dell'istituzione di un gruppo di lavoro che coinvolga le differenti forze di polizia e magistratura: cantonale e federale?”
“Sempre in tema di collaborazione - concludono i due Gran Consiglieri - alcuni mesi fa su decisione del procuratore capo del MPC Michael Lauber, le indagini relative alle organizzazioni mafiose sono state centralizzate a Berna. Allontanando di fatto dal territorio gli inquirenti che lottano contro la mafia. Anche il capo dell'unità della Fedpol di Lugano è stato spostato di fatto a Berna dal 1° gennaio 2017. Il procuratore capo della Procura ticinese aveva chiesto una maggiore organizzazione e coordinamento tra autorità inquirenti e amministrative, soprattutto maggiori competenze a livello regionale”.
Quindi le domande finali: “Non valuta il Consiglio di Stato che queste misure di centralizzazione, distanti dalle competenze territoriali, siano controproducenti per la lotta alla mafia? Non intende sia necessaria una decentralizzazione a livello regionale per le inchieste relative alla lotta alla mafia? In linea generale come valuta il Governo il fenomeno delle organizzazioni criminali di stampo mafioso in Ticino, alla luce delle numerose inchieste giudiziarie e articoli di stampa che hanno messo in luce la problematica?”.