POLITICA E POTERE
Svizzera: dopo oltre 50 anni tornerà l'alcol in autostrada. Il promotore della proposta Fabio Regazzi: "Questo divieto era un'ipocrisia: eravamo gli unici in Europa"
Dopo il Nazionale anche gli Stati hanno dato luce verde alla proposta che prevede la possibilità di vendere alcolici anche nelle stazioni di servizio autostradali. Il Consigliere Nazionale PPD: "È chiaro che, come sempre, quando si aumenta un po’ la libertà, di conseguenza aumentano un pochino anche i rischi. Ma le persone sono tenute ad essere responsabili e a rispettare le leggi, indipendentemente dai divieti che lo Stato decidere di mettere o no”
BERNA - Le bevande alcoliche torneranno ad essere acquistabili in Svizzera nelle aree di servizio autostradali. È una decisione a suo modo storica quella presa oggi dal Consiglio degli Stati, considerato che il divieto vigeva nel nostro Paese da oltre 50 anni.

 

Il Senato ha dato il via libera dopo che in precedenza lo aveva fatto il Nazionale, accogliendo una mozione presentata dal deputato PPD Fabio Regazzi, insieme ai colleghi Nadja Pieren (UDC) e Kurt Fluri (PLR). Ora toccherà al Consiglio Federale elaborare un progetto di legge.

 

La proposta, appoggiata anche dal Governo, ha suscitato numerose reazioni. Polemiche inevitabili quando il Parlamento affronta temi legati alla sicurezza stradale. Ne abbiamo parlato con Fabio Regazzi.

 

“Innanzitutto - dichiara a Liberatv il Consigliere Nazionale PPD - osservo che la proposta è passata abbastanza agevolmente nei due rami del Parlamento. Il che dimostra che questo divieto risulta oggi davvero di difficile comprensione. Basti pensare a quanto sia semplice acquistare dell’alcol a ridosso di qualsiasi uscita autostradale. Vietarlo solo in autostrada rappresenta dunque un’ipocrisia. Se si volesse davvero andare fino in fondo in ambito di sicurezza stradale, allora bisognerebbe vietarlo ovunque”.

 

“A questa prima motivazione - prosegue Regazzi - se ne collega un’altra: quella della parità di trattamento, in ambito commerciale, per chi gestisce una stazione di servizio all’interno o appena fuori dall’autostrada. Oggi la discriminazione è evidente. Infine, personalmente, tengo molto al discorso della responsabilità individuale. Se pensassimo di dove regolamentare tutto con dei divieti, diventeremmo uno Stato di polizia. E non mi sembra il caso. È chiaro che, come sempre, quando si aumenta un po’ la libertà, di conseguenza aumentano un pochino anche i rischi. Ma le persone sono tenute ad essere responsabili e a rispettare le leggi, indipendentemente dai divieti che lo Stato decidere di mettere o no”.

 

Regazzi contestualizza il quadro politico in cui è maturata questa decisione: “Il Consiglio Federale, solitamente molto prudente quando si tratta di sicurezza stradale, ha appoggiato la nostra proposta. Così come ha di recente presentato un rapporto su Via Sicura in cui ha ripreso molte delle obiezioni che avevo fatto su quella legge per migliorarla. La sensazione è che si siano resi conto di essere andati un po’ oltre e che ora vogliano fare qualche passettino indietro".

 

Al deputato PPD, infine, formuliamo l’obiezione che diversi contrari hanno esposto rispetto all’alcol in autostrada. Ad esempio: come la mettiamo con gli autisti dei camion, per i quali non è così evidente abbandonare il tratto autostradale per rifornirsi di alcol al di fuori della strada veloce? “Per i camionisti - ribatte Regazzi - vale lo stesso discorso che vale per tutti. Un autista sconsiderato può rifornirsi di tutto l’alcol che desidera prima di partire…in generale non sopravvaluterei le conseguenze di questa decisione: ricordo che noi siamo l'unico Paese d'Europa ad avere questo divieto. Secondo me cambierà poco o nulla. E se poi dovessero verificarsi delle problematiche specifiche, in Svizzera nessuna legge è scritta nel marmo. Si potrà eventualmente correggere là dove lo si riterrà opportuno, anche se non credo che se sarà necessario”.

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