POLITICA E POTERE
"Salario minimo: ecco perché sono contrario alla proposta del Governo". Manuele Bertoli spiega le ragioni del suo dissenso: "Lo stipendio deve essere dignitoso"
Il presidente del Consiglio di Stato, che oggi ha disertato la conferenza stampa di presentazione della proposta governativa, essendo in disaccordo, spiega tramite Facebook: "Il sistema di calcolo a mio avviso è sbagliato. Il salario minimo è una necessità, ma deve essere dignitoso e permettere ad una famiglia di vivere con qualcosa in più di quanto non eroghi il sistema sociale"
© Ti-Press / Chiara Zocchetti
di Manuele Bertoli*

 

Il progetto di legge sul salario minimo fissa in una forchetta tra 18.75 franchi e 19.25 franchi all’ora i salari minimi in Ticino. Il calcolo fatto per arrivare a queste cifre considera quanto una persona sola potrebbe aver diritto in base ai vari sistemi di prestazioni sociali in vigore, segnatamente quello retto dalla Legge sull’armonizzazione delle prestazioni sociali e quello retto dalla Legge federale sulle prestazioni complementari AVS/AI.

 

Dal mio punto di vista questo calcolo è errato, perché si tiene conto del fabbisogno del solo lavoratore e non della sua famiglia.

 

Se è chiaro che il salario remunera una prestazione lavorativa indipendentemente dal carico familiare del lavoratore, è altrettanto chiaro che il sistema sociale conta le bocche da sfamare ed eroga importi diversi a dipendenza del numero delle persone che compongono l’economia domestica. Una modalità per trovare un punto di convergenza tra questi due sistemi diversi tra loro potrebbe essere un ragionamento sul fabbisogno dell’economia domestica media (oggi ca. 2.2 persone) da soddisfare mediante un salario a tempo pieno.

 

Con un simile parametro i dati della forchetta si alzano ed arrivano al minimo a poco meno di 21 franchi all’ora.

 

La distanza tra quanto proposto e quanto da me auspicato era troppa per poter condividere la nuova legge così come presentata. Il salario minimo è una necessità, ma deve essere dignitoso e permettere ad una famiglia di vivere con qualcosa in più di quanto non eroghi il sistema sociale.

 

La prima ridistribuzione della ricchezza avviene pagando correttamente il lavoro prestato; il sistema sociale interviene dopo in caso di difficoltà, disoccupazione, anzianità, invalidità ecc., non a sostegno di un’economia che non riesce a pagare salari adeguati per poter vivere.

 

Se 21 franchi all’ora sono troppi, alternativamente si abbassino i costi, per esempio quelli degli affitti, scandalosamente alti in periodi di tassi bassissimi, o quelli della cassa malati, divenuti insostenibili perché ostaggio di un “mercato” al rialzo dove nessuno pilota il sistema: due battaglie sacrosante da continuare a condurre accanto a quella del salario dignitoso.

 

*Presidente del Consiglio di Stato

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