POLITICA E POTERE
"Rimborsopoli" irrompe in Gran Consiglio! Dopo il decreto di Noseda il PPD chiede una Commissione parlamentare d'inchiesta. Gli altri gruppi frenano. E alla fine tutti d'accordo: entro la prossima seduta la Gestione dovrà presentare un rapporto sul nuovo
Nel corso del dibattito durissimo l'intervento del capogruppo della Lega Daniele Caverzasio: "Qui siamo di fronte a una sagra del pressapochismo. Se qualcuno ha preso dei soldi dei ticinesi che secondo la legge non gli spettavano, sarà compito di questo Parlamento chiederli indietro!”
© Ti-Press / Gabriele Putzu
BELLINZONA - Il decreto d’abbandono firmato da John Noseda sulle indennità dei Consiglieri di Stato e del Cancelliere, ha fatto irruzione pesantemente dell’aula del Gran Consiglio.
. Se da un lato, infatti, Noseda non ha ravvisato elementi penali, la censura del magistrato per i comportamenti tenuti in senso all’Esecutivo nel corso degli anni, è stata netta che più netta non si poteva.

 

Impossibile per i deputati non tenerne conto. Il decreto del Procuratore Generale, infatti, porta in grembo tutti gli elementi di uno scandalo in grado di indignare nuovamente il Paese dopo il caso Argo. Si potrebbe battezzare “Rimborsopoli”.

 

In realtà oggi il Gran Consiglio sembrava doversi limitare a decidere se impugnare o meno il decreto di Noseda (tutti i gruppi si sono detti contrari a questa ipotesi, apprezzando l’inchiesta svolta dal PG e condividendone le conclusioni). E invece il dibattito è divampato improvvisamente a causa della proposta del PPD che ha chiesto l’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta.

 

“Il decreto di Noseda - ha detto il capogruppo Maurizio Agustoni - ci dice che siamo veramente sul filo del rasoio. L’unico motivo per cui non riteniamo che non si debba impugnare la decisione del Procuratore generale, è perché siamo convinti che i nostri ministri siano delle persone fondamentalmente oneste. Ma se dal profilo penale la vicenda è conclusa, non lo è affatto dal profilo amministrativo. Per questo il PPD ritiene che debba essere fatta la massima chiarezza”. E lo strumento adeguato, secondo gli azzurri, è proprio la Commissione parlamentare d’inchiesta: il gremio politico che, all’interno delle nostre istituzioni, ha poteri pressoché illimitati di indagine.

 

Scatta la pausa per permettere ai gruppi di consultarsi. Quando si torna in aula tutti gli altri gruppi frenano. Istituire su due piedi una CPI sarebbe una mossa affrettata allo stato dell’arte. Prima è necessario che la Commissione della Gestione approfondisca la questione e presenti, entro la prossima seduta, un rapporto per decidere i passi successivi. Il PPD, resosi conto di non avere i numeri, fa marcia indietro e sposa la linea degli altri partiti. E alla fine tutti d’accordo.

 

Prima di tutta questa sequenza di avvenimenti, durante il dibattito, il capogruppo della Lega Daniele Caverzasio c’era andato giù durissimo: “Molière diceva che si è responsabili per tutto quello che facciamo ma anche per quello che non facciamo. Qui siamo di fronte a una sagra del pressapochismo. Una sagra durata per molti anni. Se qualcuno ha preso dei soldi dei ticinesi che secondo la legge non gli spettavano, sarà compito di questo Parlamento chiederli indietro!”.

 

Il capogruppo del PLR Alex Farinelli si è detto d’accordo sulla necessità che vengano chiarite le responsabilità politiche ed amministrative. Il portavoce dei socialisti Ivo Durisch, dal canto suo, ha affermato che negli ultimi tempi “il popolo ticinese ne ha viste troppe. E la politica ha perso credibilità”.

 

Interessante infine notare come l’unico deputato che abbia menzionato il collega che ha scoperchiato il calderone, Matteo Pronzini, sia stato quello più politicamente distante dall’eletto dell’MPS: Paolo Pamini. “Credo - ha detto intervenendo a nome della Destra - che tutti noi dobbiamo un ringraziamento a Matteo Pronzini. Per quanto a volte possa apparire insistente, gli va riconosciuto il merito di aver sollevato con le sue battaglie queste ed altre problematiche”.

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