Si infittisce sempre più il ginepraio del caso politico, amministrativo e giudiziario sui rimborsi spese e i benefit percepiti dai ministri nel corso degli anni
Il Corriere, innanzitutto, mette sul tavolo le cifre, anticipando il rapporto che il Controllo cantonale delle finanze ha inviato alla Sottocommissione delle finanze, chiamata a indagare sulla vicenda e che dovrà presentare un rapporto entro la prossima seduta del Gran Consiglio per decidere i prossimi passi.
Ebbene, riporta il CdT, dal 1999 al 2017, 19 anni, il costo complessivo di tutti i rimborsi spese versati a tutti i consiglieri di Stato che si sono via via succeduti (forfait, mensilità e doni di fine mandato) è stato pari a poco più di due milioni di franchi: in media 107 mila franchi all’anno per i 5 ministri insieme, 21mila franchi a testa. Per il Cancelliere, invece, nello stesso periodo, lo Stato ha speso 220’000 franchi.
L’altro nodo del caso, come sappiamo, riguarda la disputa giuridica in atto sulla legalità di una parte dei rimborsi percepiti dai ministri e dagli ex. Se c’era o no una base legale. La Regione si concentra in particolare su questo aspetto, rivelando i contenuti di un rapporto redatto dal segretario generale del Gran Consiglio Gionata Buzzini e dal consulente giuridico Tiziano Veronelli. Il parere, sempre richiesto dalla Sottocommissione finanze, afferma che vi sono gli estremi affinché il Parlamento possa dare avvio a una procedura civile di risarcimento contro il Consiglio di Stato in carica e i suoi ex membri.
Il rapporto, scrive la Regione, conferma la procedura negligente del governo messa in atto dal maggio 2005 al dicembre 2011, “avendo il Consiglio di Stato omesso di sottoporre all’Up, per approvazione, il regime di rimborso forfettario introdotto nel 1999”. Stesso discorso per le due note a protocollo 44/2011 e 103/2016. I due consulenti prendono anche in esame l’ipotesi secondo la quale la Gestione era stata comunque informata regolarmente dal Controllo cantonale delle finanze; ipotesi importante perché potrebbe spostare indietro nel tempo i termini di prescrizione della pretesa di rimborso. Orbene, “benché non escludibile a priori, tale ipotesi [la conoscenza dei fatti, ndr] appare tuttavia meno probabile, considerato il tenore sintetico dei rilievi del Ccf”.