Il presidente del PPD manda messaggi in vista della composizione delle liste e fissa l'obbiettivo: "Non voglio vendere illusioni, occorre realismo. Puntiamo a mantenere il seggio in Governo e i 17 seggi in Gran Consiglio conquistati nel 2015”
“Non nego l’evidenza e ne abbiamo parlato anche con lui”, argomenta Dadò. “Una volta che la Commissione cerca avrà presentato una lista di nomi, magari anche più del numero canonico, starà poi agli organi del Partito, la Direttiva e infine il Comitato cantonale, dire che tipo di lista vogliono”.
“E non dico nulla di strano - aggiunge - se affermo che a decidere in via definitiva sono gli organi democraticamente nominati dalla base del Partito. Paolo verrà sentito come altri dalla commissione cerca ed esprimerà a loro l’intenzione o meno di sollecitare un nuovo mandato. Sul caso Argo 1 c’è una Commissione parlamentare d’inchiesta, aspettiamo le sue valutazioni, anche politiche”.
Gli attuali rapporti con il Direttore del DSS, spiega Dadò al Corriere, “sono cordiali e di reciproca collaborazione, senza problemi particolari. Non nego che qualche divergenza c’è stata sul come ha gestito la questione Argo 1, in particolare per il fatto che non ha voluto aprire immediatamente e con decisione un’inchiesta amministrativa”.
E per le elezioni cantonali del prossimo anno, il presidente del PPD fissa un’obbiettivo chiaro: “Non voglio vendere illusioni, occorre realismo. L’obiettivo è mantenere il seggio in Governo e i 17 seggi in Gran Consiglio conquistati nel 2015”.