Dopo Giovanna Viscardi: Guido Tognola candidato alla presidenza della sezione PLR. Un imprenditore che ama l'arte e i giudizi trancianti. Tipo: “Lugano: ieri pessimi banchieri, oggi semplici ladri”
La candidatura di Tognola ha sorpreso diversi esponenti del partito, trattandosi di una persona che non ha trascorsi politici, noto a Lugano soprattutto per essere vicepresidente dell’associazione culturale “Turba”
foto: dal profilo Facebook di Guido Tognola
LUGANO - Guido Tognola, 54 anni, di origini mesolcinesi ma residente a Lugano da oltre 50 anni, è il candidato alla presidenza della sezione cittadina del PLR. Dovrebbe dunque succedere a Giovanna Viscardi.
L’Ufficio presidenziale del partito, si legge in una nota, ha incontrato oggi la ‘Commissione cerca’, la quale ha riferito di aver svolto un lavoro di contatto e di ricerca molto approfondito e propone alla Direttiva e all’Assemblea sezionale il nome di Tognola.
In Direttiva verrà presentato martedì prossimo dalla Presidente della Commissione cerca Giovanna Masoni Brenni. “Saranno presentate anche le collaborazioni, discusse con la Commissione Cerca – conclude la nota del PLR -, sulle quali il candidato presidente vuole poter contare per guidare la Sezione verso le elezioni”.
La candidatura di Tognola ha sorpreso diversi esponenti del partito, trattandosi di una persona che non ha trascorsi politici, noto a Lugano soprattutto per essere vicepresidente dell’associazione culturale “Turba”.
Di sicuro, quello di Tognola è un profilo singolare e ‘poco politico’. Singolare per il modo in cui si propone (significativa la sua foto artistica in bianco e nero sul profilo Facebook), ma anche per le sue posizioni piuttosto critiche, che si incontrano sul social tra un evento e l’altro del Turba.
Giudizi trancianti tipo “Lugano: ieri pessimi banchieri, oggi semplici ladri”. O come il suo commento del giugno 2017 sull’esito dell’audit sulle irregolarità dei mandati gestiti dal LAC presentato dal sindaco Marco Borradori e dal municipale Roberto Badaracco: “... e continuiamo a parlare di democrazia, trasparenza... – scriveva il candidato alla presidenza - solito schifo: i contribuenti pagano per non sapere...”.