Intervista al papà dell'ospedale del cuore: "Questa campagna denigratoria contro il Cardiocentro è stata di certo innescata, e forse addirittura orchestrata, dai piani alti dell’Ente ospedaliero e in particolare dal presidente Paolo Sanvido. Ecco perché: manderemo al Governo tutte le carte"
“Voglio intenderla come un primo approccio per innescare una nuova discussione di merito. E ringrazio il Governo che ha messo in atto questo sforzo in pochissimo tempo. Ma, nei termini in cui è stata presentata, si tratta di una proposta irricevibile, sia dal punto di vista della forma sia della sostanza. In pratica, da un lato viene dato seguito a tutte le richieste dell’EOC, mentre dall’altro viene ripresa integralmente l’impostazione che il DSS ci aveva fatto pervenire informalmente alcune settimane fa e alla quale avevamo già manifestato la nostra ferma contrarietà. DSS ed EOC, insomma, ancora una volta dimostrano non solo di essere allineati, ma addirittura sovrapponibili, quasi fossero ormai la stesso ente. Questo è dovuto al fatto che il ministro della sanità Paolo Beltraminelli sieda anche nel CdA dell’EOC, incarnando uno dei più colossali conflitti di interesse attualmente in vigore in Ticino. Lui dovrebbe essere indipendente rispetto a tutti gli attori della sanità ticinese, dovrebbe essere come un arbitro, e invece gioca con la casacca di una delle squadre”.
Ma perché la proposta governativa non va bene nella sostanza?
“Perché a fronte della nostra richiesta di trovare una soluzione innovativa che tuteli la qualità delle cure per i pazienti, i nostri piani di sviluppo e, soprattutto, tutti i nostri dipendenti, viene proposta una proroghetta di cinque anni. In sostanza ci viene detto: voi venite completamente assorbiti dall’EOC, agli ordini di Giorgio Pellanda e del CdA dell’Ente, e in cambio diamo cinque anni al vostro direttore, mio figlio Dante. Francamente la trovo una soluzione pasticciata e anche un po’ offensiva per la mia dignità. Una soluzione capestro perché, se il Cardiocentro deve essere semplicemente disciolto nell’EOC, allora che si assumano fino in fondo la responsabilità di condurlo. Pensare di comprarmi offrendo a mio figlio cinque anni in più da direttore, è un piatto di lenticchie avvelenato che la mia storia personale e professionale mi impone di rifiutare. Voglio bene a Dante come padre, ma il bene del Cardiocentro, dei suoi dipendenti e dei nostri pazienti, viene prima del suo posto da direttore. Molto prima. Siccome però anch’io ho fatto politica per qualche anno la tattica mi pare abbastanza chiara”.
Ovvero?
“Si vuol fare come è stato fatto con le Officine. Ci danno un contentino per poi soffocarci a poco a poco. Quando la politica è in difficoltà e non sa che pesci pigliare, pesca dal mazzo la parolina magica: proroga. Ma noi chiediamo una soluzione strutturata e duratura, non un rinvio. E non è una questione di anni. Potrebbero essere anche 50, per dire. Quando il Cardiocentro ha proposto una proroga di 15 anni, lo ha fatto vincolandola ad un modello di conduzione che possa salvaguardare l’autonomia medica e gestionale del nostro istituto. Un approccio completamente diverso”.
E allora cosa manca di concreto nella proposta governativa per garantire quell’indipendenza e quell’autonomia che reclamate?
“Manca tutto. L’organo che avrebbe potuto garantire continuità al Cardiocentro, cioè una nuova governance, è stato semplicemente cancellato dal tavolo della discussione. Desidero spiegare bene questo aspetto, ovvero il legame stretto tra la conduzione dell’ospedale e la cura dei pazienti. Senza una governance indipendente e autonoma praticamente si distrugge il Cardiocentro. Perché senza questa entità non avremo più la possibilità di fare rapidamente gli investimenti necessari, ad esempio per l’acquisizione di macchinari all’avanguardia per curare gli ammalati. Non vi sarebbero più certezze sulla ricerca, dove invece stiamo portando avanti progetti avveniristici con le cellule staminali. Non potremmo più tutelare i nostri dipendenti come abbiamo sempre fatto fino ad oggi. Non potremmo più attirare i miglior medici da tutto il mondo. Non potremmo più sviluppare in libertà, e con dinamismo, la nostra cultura clinica e la nostra curiosità scientifica. Non potremmo più garantire ai pazienti quell’attenzione particolare nelle cure che nel nostro ospedale, a differenza di altri, non li fanno sentire numeri ma persone. Quindi ripeto: sarebbe la fine del Cardiocentro”.
Però il Governo assicura la ripresa di tutti i contratti dei dipendenti. E quindi?
“Li assicura “di principio” da un punto di vista contrattualistico ma non ad esempio nelle funzioni. E lo fa per appena cinque anni, quando noi lo facciamo da 25 e potremmo garantirlo tranquillamente per altri 25 anni, almeno. Inoltre questa tutela non vale per tutti i collaboratori. Per gli amministrativi, per esempio, si paventano già trasferimenti in altri ospedali del Cantone, il che fa ben comprendere quale potrebbe essere il futuro anche degli altri dipendenti fra cinque anni. Al Cardiocentro non ci sono dipendenti di seria A o di serie B. Siamo una squadra unica e unita: dai primari a chi si occupa delle pulizie. E poi, al di là delle distinzioni di ruolo: perché solo per cinque anni? Se si vogliono davvero tutelare i nostri dipendenti, si dovrebbe procedere a un rinnovo a tempo indeterminato, come da contratti in essere. Il sospetto è che scaduto quel termine temporale si potrebbe procedere allo smembramento dell’ospedale, così come mi era stato prospettato in una delle riunioni con i vertici dell’EOC.”
Quindi trattative interrotte anche con il Governo?
“Assolutamente no, ci mancherebbe altro! Noi vogliamo continuare a discutere con il Consiglio di Stato e anzi colgo l’occasione per ringraziare il presidente Claudio Zali per il lavoro che ha svolto in queste settimane. Forse siamo noi che dobbiamo fare un ulteriore sforzo per spiegarci meglio: noi non vogliano difendere rendite di posizione, a cominciare dalla mia, ma difendiamo un’idea di medicina e di cure. Vogliamo quindi continuare a discutere con il Governo ma non con il DSS, perché negoziare con Beltraminelli significa, de facto, negoziare con l’Ente. Credo inoltre che su questa prima bozza del Governo abbia pesato la campagna diffamatoria scatenasi in queste settimane contro il Cardiocentro”
Cosa intende?
“È del tutto evidente che il ragionamento di fondo della proposta governativa si basa sulla così detta volontà del fondatore, il dottor Zwick, che attraverso la sua generosa donazione ha consentito al Cardiocentro di nascere contro l’iniziale parere dell’Ente ospedaliero. Ebbene, nell’atto della Fondazione c’è effettivamente scritto che l’istituto deve passare all’EOC alla fine del 2020. Ma che questa fosse la volontà di Zwick è una clamorosa fake news. La verità è che siamo strati costretti a sottoscrivere quelle carte con il coltello puntato alla schiena, altrimenti semplicemente non ci avrebbero fatto costruire il Cardiocentro. E in quel periodo sono andato io da Zwick - che era un mio amico e infatti i soldi li ha dati a me e non all’EOC, come avrebbe potuto tranquillamente fare se quella fosse stata la sua volontà - ad implorarlo di accettare quelle condizioni assurde, perché la mia priorità in quel momento era quella di fermare il prima possibile lo scandaloso treno per Zurigo che tutti i ticinesi cardiopatici erano costretti a prendere. Confidavo ingenuamente che con il nostro lavoro avremmo successivamente convinto l’ente pubblico a trovare una soluzione più equa e rispettosa della volontà del dottor Zwick. E invece, nonostante i successi conseguiti in questi due decenni, le migliaia di vite salvate in tutto il Cantone, veniamo solo ricoperti di fango. Ma sarà mia premura spiegare nel dettaglio questa clamorosa balla nel corso dell’intervento che terrò lunedì alla serata di Grazie Cardiocentro al capannone di Pregassona. E dirò anche dell’altro…”.
Vale a dire?
“Per esempio che questa campagna denigratoria contro il Cardiocentro è stata di certo innescata, e forse addirittura orchestrata, dai piani alti dell’Ente ospedaliero e in particolare dal presidente Paolo Sanvido”.
E da cosa trae questa convinzione?
“Mi riferisco alla lettera farsa, firmata da Sanvido, nella quale l’EOC scrive al Governo dicendosi “preoccupato” per le finanze del Cardiocentro. E che è stata utilizzata da certa stampa come una catapulta per cospargerci di fango. L’attuale presidente dell’Ente si dimentica infatti di essere stato parte per 10 anni del Consiglio di Fondazione del Cardiocentro. E così facendo finge di non averne condiviso ogni scelta, di non esserne stato parte attiva, di non averne addirittura incoraggiato le più dure strategie. Non molto tempo fa scriveva, nell’ambito delle trattative con l’EOC, che il Cardiocentro doveva continuare ad essere gestito come “negli ultimi 25 anni con la stessa autonomia decisionale”. Ed elencava altresì i motivi per convincere l’Ente ad accettare. Ma questo è solo un esempio, abbiamo un sacco di carte a disposizione. E non è tutto. Paolo Sanvido è stato infatti anche membro della FCRE, la fondazione che fu creata, anche su suo suggerimento, per ottimizzare il lavoro e gli investimenti nella ricerca – in modo che la sua gestione ne fosse nettamente e in modo trasparente separata dalla attività clinica dell’ospedale – e che oggi viene presentata al Governo come funzionale a chissà quale torbida manovra. Dirò di più, ci sono documenti che dimostrano come Sanvido, anche dopo aver assunto la presidenza dell’Ente, sia stato sempre puntualmente informato e coinvolto sui dossier di comune interesse, come ad esempio quello del Mizar. E ora, invece, scrive al Governo di essere preoccupato. A questo punto sarà nostra premura inviare quanto prima all’Esecutivo tutta questa documentazione. In questo modo i ministri potranno aggiungere altri elementi alle loro valutazioni. Noi non abbiamo niente da nascondere, lui spero altrettanto”.
Professor Moccetti, con il passare delle settimane le turbolenze attorno al Cardiocentro aumentano, come vive a livello personale questo momento?
“Ho le spalle larghe e sono abituato al confronto, anche aspro, ma non nascondo che provo dispiacere per le falsità che leggo e che sento. Sono ferito dal protrarsi di una campagna denigratoria e diffamatoria, che ormai ha preso di mira la mia stessa persona, oltre che il Cardiocentro, i suoi dipendenti e i suoi pazienti. Si è attivata la macchina del fango, si punta la lente su dettagli marginali, si fanno le pulci ai nostri conti (che sono in ordine, come abbiamo dimostrato cifre alla mano con la massima trasparenza possibile), o si sollevano dubbi su quanti interventi facciamo (non uno in più di quelli che servono) e si omette regolarmente di citare le cose importanti. Noi siamo fieri di quello che abbiamo fatto in questi 20 anni, siamo orgogliosi di essere un centro riconosciuto ai vertici della cardiologia mondiale, siamo fieri di tutti i nostri oltre 360 collaboratori, siamo fieri, soprattutto, di offrire un servizio pubblico grazie alla nostra vocazione pubblica. Lo sottolineo, vocazione pubblica: prestiamo cure di qualità a tutti, indistintamente. E invece no. Fango. Se il Cardiocentro è messo tanto male, come mai l’EOC ha questa voglia famelica di assorbirlo? Per 20 anni abbiamo ricevuto solo lodi per il nostro lavoro, mentre dall’approssimarsi della scadenza della convenzione sono cominciati questi attacchi violenti. Come mi ha detto un mio paziente qualche giorno fa, è proprio vero che nella vita c’è chi sa costruire e chi invece sa solo seppellire….”.
Quindi la sua battaglia continua?
“Assolutamente sì. Come ho detto l’altro giorno continuerò a combattere per i pazienti e per il team del Cardiocentro, fino a quando non ci saranno tutte le garanzie che, quanto abbiamo costruito in 25 anni, con tanta passione e tanta fatica, non vada disperso. Perché noi siamo assolutamente convinti della bontà di un modello gestionale che ha consentito di raggiungere risultati eccezionali in un arco temporale brevissimo. Siamo il Cantone che ha il più basso tasso di mortalità sugli infarti e quello più alto nei salvataggi da arresto cardiaco. Questi sono i fatti! E siamo preoccupati perché non vogliamo che questo modello virtuoso venga stravolto. Quindi ribadisco: difendiamo il modello Cardiocentro, difendiamo i collaboratori del Cardiocentro”.
E se non ci dovesse riuscire attraverso la trattativa che farà?
“Io resto fiducioso, nonostante tutto, di poter trovare una soluzione. Ma se non sarà possibile, come ho già avuto modo di dire, vox populi, vox dei”.
Vale a dire? “
Non mi faccia dire altro. Il resto lo dirò a Pregassona questa sera”