Al Coordinatore dell'MPS non piace la tendenza ad avere sempre più procedure scritte durante le sedute di Gran Consiglio. "Noi ingenuamente pensavamo che si volesse dibattere su temi di attualità"
BELLINZONA – Che senso ha recarsi in aula se non si discute e si lavora con procedure scritte? Tanto vale rimanere a casa e lavorare per email. È la provocazione (ma forse non tanto) del Coordinatore dell’MPS Pino Sergi sul Corriere del Ticino di oggi, con l'accusa ai deputati dei partiti maggiori di voler solo incassare la diaria, infastiditi dall'attivismo del Movimento per il Socialismo.
Il problema del Parlamento cantonale non è il fatto che i deputati e le deputate dell’MPS facciano troppe interpellanze: ma che i partiti maggiori convochino le sedute del Gran Consiglio solo per prendere atto di discussioni già decise, con il vantaggio, naturalmente, di incassare la diaria. Prendiamo la seduta di questa settimana (venti punti all’ordine del giorno). I primi quattro sono di funzionamento (comunicazione del presidente, presentazione messaggi, presentazione di atti parlamentari, risposte ad atti parlamentari); seguono poi i punti veri e propri, in tutto 16. Ebbene, di questi ben 12 sono stati messi all’ordine del giorno con la «procedura scritta»”, scrive. Sono molti a sbuffare, più o meno apertamente, per i tanti atti parlamentari messi sul tavolo dal Movimento per il Socialismo. D’altra parte, è un suo democratico diritto.
La procedura scritta significa che si vota quanto già discusso nelle Commissioni, senza un dibattito in aula. Commissioni a cui, ricordiamo, piccole forze come l’MPS non hanno accesso. “Uno scenario, questo del prevalere della «procedura scritta», che ormai imperversa in tutte le sedute del Gran Consiglio. E che illustra molto bene quale sia la concezione della democrazia parlamentare oggi vigente in Ticino, con il Gran Consiglio ormai ridotto ad una semplice scatola di registrazione che evita accuratamente di discutere”, attacca Sergi, che propone di raccogliere pareri e voti per email.
Tona poi sul discorso delle interpellanze del suo movimento sottolineando che, in modo “ingenuo”, esso credeva che i deputati fossero disposti a discuterne. Si andava dal rispetto delle procedure nelle nomine degli alti funzionari del Cantone agli investimenti nella centrale di Lünen, dalle case per anziani alle responsabilità del caso di contagio di epatite all’EOC, dagli orari non rispettati di Coop ai licenziamenti dell’aeroporto.
“Ma evidentemente i deputati dei maggiori partiti non vogliono parlare di queste cose. Sono più appassionanti le discussioni sull’uso e sul divieto dello smartphone a scuola; oppure quelle sulla regolamentazione delle scuole private (ben tre rapporti, dopo mesi e mesi di discussione in commissione: bella prova di efficienza e capacità di sintesi; loro sì che sanno come e di cosa discutere!). Per questi temi il dibattito viene allargato (da procedura scritta a dibattito «ridotto»: non sia mai che si discuta e si approfondiscano troppo le questioni decretando una discussione libera)”, continua Sergi, parlando di “una classe politica ormai allo sbando, che va alle sedute del Parlamento solo per incassare il gettone di presenza e il cui obiettivo è finire in tempo per godersi l’aperitivo di fine seduta; e che prova fastidio per quei parlamentari, come quelli dell’MPS, che vogliono fare il proprio lavoro e guadagnarsi quel gettone di presenza”.