Assieme a una delegazione del Gran Consiglio ha incontrato gli accademici ticinesi dell'Università di Friborgo. "Due terzi di chi va via dal Ticino a studiare non torna entro cinque anni. Abbiamo discusso del tema"
FRIBORGO - Negli scorsi giorni una delegazione del Gran Consiglio ticinese, composta dal Presidente Nicola Pini, dalla prima Vice Presidente Gina La Mantia e dai deputati Stefano Tonini (Lega) e Cristina Gardenghi (I Verdi), accompagnata dal Segretario generale Tiziano Veronelli, dal Consulente giuridico Roberto Di Bartolomeo e dall'usciere Sergio Thoma, si è recata in visita a Friborgo, dove è stata accolta dal Parlamento cantonale in occasione della seconda sessione autunnale.
Gli studenti ticinesi costituiscono una presenza essenziale per l'Università (all'incirca 1000 iscritti su un totale di 10500 unità) oltre che un notevole arricchimento dal profilo della multiculturalità, che da sempre caratterizza l'Ateneo romando. C'è stato un incontro con gli studenti, presso l'Aula Magna, che hanno potuto confrontarsi con la delegazione parlamentare e discutere del Ticino di oggi e di domani.
I temi? Nicola Pini li racconta a La Regione. Le loro preoccupazioni sono in primis quelle legate al loro futuro. Non a caso il tema principale scelto dalle due associazioni studentesche coinvolte – Uga e Circolo Giuristi Friborgo – è stato quello della cosiddetta ‘Fuga dei cervelli’, in particolare per gli studenti oltre Gottardo, dei quali, a cinque anni dalla laurea, circa un terzo resta fuori dal Ticino, mentre due terzi tornano nel nostro Cantone". I motivi? Non solo "l’offerta di posti di lavoro all’altezza delle loro aspettative", ma anche "un’offerta culturale e ricreativa ancora insufficiente o poco accessibile finanziariamente" e "la necessità di sviluppare più laboratori condivisi e innovativi in ambito tecnico e artistico".
"In termini di priorità, per me restano centrali la creazione di posti di lavoro e la qualità di vita: i giovani, ma anche i meno giovani, vanno – o restano – dove è facile lavorare e bello vivere", ha detto Pini, il quale vede nell'interesse dei giovani per la politica "un vero e proprio antidoto alla paura e al catastrofismo. Sono attenti a cosa succede in Ticino e alla gestione della cosa pubblica, propositivi e aperti al confronto. Ascoltarli, dando così più sostanza, ma anche un volto, a cifre e problemi, motiva a lavorare ancor di più per favorire la ricerca di soluzioni".