Una mozione firmata da 21 deputati chiede che il Cantone avvii immediatamente un piano d’azione per la gestione e la regolazione del predatore
BELLINZONA – Una mozione presentata oggi chiede che il Cantone avvii immediatamente un piano d’azione per la gestione e la regolazione del lupo. L’hanno firmata i deputati Sem Genini, Fabio Schnellmann, Omar Balli, Alessandro Mazzoleni, Mauro Minotti, Paolo Ortelli, Tiziano Zanetti, Andrea Sanvido, Alessandro Corti, Lea Ferrari, Eolo Alberti, Aron Piezzi, Roberta Soldati, Daniele Piccaluga, Michele Guerra, Giovanni Berardi, Sabrina Gendotti, Sara Demir, Andrea Censi, Omar Terraneo.
Ecco il testo
Premesse
La modifica della Legge federale sulla caccia approvata dalla Camere federali lo scorso dicembre, all’articolo 7a, paragrafo a, ha introdotto tra gli altri anche il seguente principio:
“Previo consenso dell’Ufficio federale dell’ambiente, i Cantoni possono prevedere una regolazione degli effettivi di:
a. stambecchi, dal 1 agosto al 30 novembre;
b. lupi, dal 1 settembre al 30 novembre.”
Il Consiglio federale, speriamo a breve, emanerà la relativa ordinanza che preciserà l’applicazione di suddetto articolo come pure tutte le altre disposizioni introdotte nella Legge, ma saranno necessari ancora alcuni mesi per cui la possibilità di regolare i lupi arrischia di non poter essere applicata prima del 1° settembre 2024.
Tuttavia il principio che la regolazione dei lupi è affidata ai singoli cantoni è chiara ed è logico che sia così in quanto le differenze tra i vari cantoni del nostro Paese sono notevolissime: da situazioni senza presenza di lupi a situazioni dove i branchi e i singoli lupi sono troppi e i danni agli animali da reddito in continuo aumento e molto preoccupanti. Senza contare anche l’avvicinarsi di molteplici lupi agli agglomerati e alle abitazioni.
Il Ticino è tra i cantoni più colpiti sia per diffusione di lupi (4 branchi accertati ai quali si aggiunge oltre una trentina di lupi vaganti, secondo le valutazioni del centro di monitoraggio KORA) sia per capi predati (nel 2022, in un confronto federale nel nostro Cantone si è verificata la peggior proporzione di capi predati in rapporto ai capi alpeggiati). Anche gli avvistamenti, quelli denunciati alle autorità competenti, in questi primi mesi dell’anno 2023 sono aumentati in modo preoccupante: il numero rispetto allo stesso periodo del 2022 è raddoppiato e si sono verificati casi in ogni distretto, Mendrisiotto compreso. Segno quindi che i lupi sono diffusi in modo capillare anche nelle zone più antropizzate e quindi un rischio di attacchi ad animali domestici o a persone con esiti più o meno gravi non può più essere escluso.
D’altra parte le misure di protezione suggerite dalle autorità federali (cani da protezione, recinzioni, personale ausiliario) sono ben conosciute dagli allevatori, dove è possibile sono state messe in pratica e godono del sostegno finanziario della Confederazione e del Cantone anche se molto si potrebbe ancora fare per intervenire sui limiti attuali, in particolare la disponibilità di cani da protezione e di personale ausiliario. La morfologia del nostro territorio, molto impervio, formato da alpeggi molto piccoli, le dimensioni delle aziende (dovuto alla frammentazione delle superfici agricole) e una pratica tradizionale che assicura il maggior benessere possibile degli animali (pascolo libero) e anche una cura del territorio capillare non permettono di fare di più di così (secondo lo studio di Agridea del 2017, il 70% degli alpeggi esaminati erano classificati come “non proteggibili”). Uno studio cantonale dove vengono analizzate tutte le aziende d’allevamento del Cantone è attualmente ancora in corso e permetterà una visione completa del nostro territorio e della situazione attuale in Ticino.
La situazione come visto nella difficile annata 2022, dove diversi allevatori hanno deciso di smettere la loro attività, è nettamente fuori controllo e bisogna fare qualcosa urgentemente, altrimenti per il nostro allevamento sarà veramente la fine.
Inoltre, il Consiglio di Stato stesso, nel corso del 2022, aveva rimarcato come il proprio margine di azione fosse limitato dalle disposizioni federali. Ora può far seguire i fatti alle parole.
Richieste
Sarebbe quindi più che necessario non attendere l’emanazione dell’Ordinanza da parte del Consiglio federale, ma iniziare già ora a realizzare un piano d’azione per la gestione e la regolazione del lupo che tenga conto in particolare, oltre alle leggi, di altri elementi fondamentali ossia:
- il numero di branchi e lupi già presenti in Ticino nonché gli aumenti prevedibili dovuti alla posizione del nostro cantone, a confine con regioni con una forte densità di lupi;
- le peculiarità della pastorizia del nostro Cantone e la necessità di conservare un numero di capi e di aziende che possano continuare ad avere cura del vasto e frammentato territorio montano e che possano continuare a produrre prodotti locali di qualità sia a favore dei residenti sia dei turisti;
- trovare delle soluzioni attuabili per le aziende maggiormente in difficoltà, cioè quelle classificate come non proteggibili, che vengono trascurate e messe da parte anche negli aiuti previsti dalla Confederazioni per l’alpeggio, sebbene contribuiscano in maniera essenziale alla cura e al mantenimento del nostro paesaggio nelle zone più discoste ed impervie.
Di conseguenza, i sottoscritti deputati chiedono al Consiglio di Stato, sulla scorta di quanto già approvato anche dal Parlamento del Canton Vaud:
a) che venga realizzato un piano cantonale d’azione efficiente e coraggioso, che dimostri la visione del Cantone per una gestione e una regolazione del lupo;
b) il piano d’azione deve tener conto delle considerazioni descritte e avere come obiettivo, tra gli altri, quello di prefissare il numero di lupi singoli e di branchi che il Cantone ritiene e stima sopportabile e gestibile affinché il nostro sistema di allevamento tradizionale possa continuare a esistere senza restrizioni inaccettabili come raccomandato dalla Camere federali e dalla Strategia Lupo Svizzera;
c) il piano d'azione deve mirare altresì ad alleggerire il carico mentale degli allevatori, ad aumentare i risarcimenti per i danni o addirittura rafforzare le forze di guardia della fauna selvatica / guardiacaccia oltre alle corrispondenti misure attive di allontanamento e dissuasione. Tutto ciò, nei limiti concessi dalla Legge, coinvolgendo e responsabilizzando anche e soprattutto allevatori e cacciatori per una maggiore efficacia e capillarità delle misure di intervento;
d) il piano d’azione deve servire, oltre a ridurre drasticamente il numero di animali predati, anche a diminuire la percentuale di bestiame da reddito che sopravvive ad un attacco predatorio, ma che però poi vive nella paura ed è traumatizzato e tra le altre cose non produce più come prima;
e) il piano d’azione deve inoltre rispondere alle ansie crescenti della popolazione in merito alla presenza dei lupi nelle zone antropizzate, con la definizione di misure di intervento chiare volte a modificarne il comportamento, prima, e di prelievo nel caso non funzionassero;
f) il piano d'azione dovrebbe pure includere riflessioni e conclusioni sulle responsabilità dello Stato in caso di attacco ad animali domestici o a persone. Questo, tenendo conto che i pericoli supplementari citati e le relative restrizioni della libertà personale sono la conseguenza di scelte legislative che sono sempre meno condivise dalla popolazione.