Intervista al dottor William Pertoldi, responsabile del nuovo ambulatorio di Moncucco: "Alcuni pensano di poter gestire il 90enne come se fosse un adulto. Noi non dobbiamo solo occuparci del paziente ma anche delle famiglie. Da una parte la difficoltà maggiore è quella di non banalizzare certe problematiche, dall’altra dobbiamo essere capaci di far capire che determinate situazioni croniche, non possono essere risolte. L'obbiettivo è la qualità di vita"
“A noi - prosegue il nostro interlocutore - si rivolgono due tipi di pazienti. Quelli che ci vengono inviati dai medici (o vari Servizi) sul territorio per una consulenza. O quelli che si presentano di loro spontanea iniziativa, o spinti dalla famiglia, per una valutazione globale o specifica di un problema. Noi lavoriamo nell’ottica della geriatria moderna multidiscplinare. Cerchiamo quindi di fare una valutazione completa per poi proporre degli interventi molto mirati. Una volta terminata la nostra analisi, stiliamo un rapporto completo e lo inviamo al medico curante. Successivamente alcuni percorsi di cura vengono seguiti dal dottore di famiglia, altri da noi direttamente in ambulatorio”.
Un’altra componente fondamentale nella presa a carico di un paziente anziano, sono i problemi psicologici, come ci conferma il dottor Pertoldi: “Depressione e ansia sono patologie molto frequenti. Tanto che all’interno del team del nostro ambulatorio è presente anche una psicologa. E in futuro vorremmo avvalerci di una consulenza psichiatrica ancora più ampia. Tale presa a carico psicologica potrà avere valenza diagnostica, di supporto ed anche riabilitativa”.
“Rispetto al passato - prosegue il dottor Pertoldi nella sua disamina - noi geriatri siamo sicuramente più attenti e sensibilizzati rispetto ai sintomi delle malattie legate alla psiche. Patologie che possono derivare da diversi fattori, tra i quali la solitudine o l’assenza della famiglia e le perdite secondarie all’étà che avanza si fanno sempre più pesanti. Il nostro compito è quello di cercare di tamponare questo vuoto. Notiamo che anche fra i giovani c’è una crescita nell’utilizzo degli psicofarmaci e dunque delle malattie psicologiche. Ma la differenza sta nel fatto che un anziano, oltre al vissuto che si è portato indietro per tutta la vita, deve fare i conti anche con molteplici problemi organici e con un cervello senescente, detto in parole semplici. E quindi ansie e depressioni hanno un impatto molto maggiore sul suo stato di salute e si influenzano reciprocamente ”.
L’invecchiamento della popolazione - un fenomeno che in Ticino è particolarmente accentuato - è un tema fondamentale ma difficile da far passare nell’opinione pubblica. Eppure sarà decisivo per il futuro….
“A livello istituzionale - riflette il dottor Pertoldi - c’è una presa di coscienza maggiore rispetto al passato. Il Cantone ha già sviluppato diverse strategie per far fronte a questo fenomeno. Detto questo, forse l’invecchiamento della popolazione non viene ancora collocato nella dimensione corretta: in certi casi viene percepito come un fatto normale e invece non lo è in queste proporzioni. Sul punto segnalo una problematica che non sembra essere stata colta dalla popolazione. Noi come geriatri abbiamo a che fare con pazienti che presentano contemporaneamente molteplici problematiche fisiche cognitive e psicologiche. A fronte di questa evidenza il Consigliere Federale Berset ha pensato bene di modificare tutto il modello di fatturazione, fissando dei tempi limite alle consultazioni. Ha sostanzialmente quasi parificato gli adulti agli anziani impnendo limiti temporali di consultazione. Ma noi abbiamo bisogno di molto più tempo, sia per valutare i pazienti che per dialogare con le loro famiglie. E adesso questo tempo ci viene tagliato….”.
“Il risultato di questa scelta politica - prosegue Pertoldi - è che le assicurazioni malattia obbligano i medici a limitare la consultazione con il paziente. Ed è una metodo che può funzionare per uno specialista settoriale, ma non per noi che abbiamo a che fare con una miriade di problemi. È impossibile per un geriatra fare una valutazione completa e approfondita con un paziente anziano all’interno di questi paletti. Io sono molto preoccupato per il futuro. E penso che la popolazione debba conoscere questa problematica”.
Infine, al dottor Pertoldi chiediamo se oltre alle istituzioni, anche i cittadini comuni hanno compreso l’enorme sfida che dovremo affrontare con l’invecchiamento della popolazione: “Secondo me no. Alcune persone hanno raggiunto una certa sensibilità perché toccate direttamente, ma nella popolazione non è ancora passato questo concetto. Si pensa di poter gestire il 90enne come se fosse un adulto e con le stesse aspettative di guarigione di un adulto. È importante sottolineare in questo senso che noi non dobbiamo solo occuparci del paziente ma anche delle famiglie. Da una parte la difficoltà maggiore che riscontriamo è quella di non banalizzare certi sintomi e certe problematiche, dall’altra dobbiamo essere capaci di far capire che determinate situazioni croniche, non possono essere risolte. Il nostro obbiettivo principale è quello di mirare alla qualità di vita del paziente. Anche se questo significa accettare che non potrà guarire. E non è sempre facile far passare questo messaggio”.