Il vicedirettore sanitario del Cardiocentro, per la prima volta, prende posizione duramente dopo il comunicato diramato ieri sera dall'Ente Ospedaliero sul futuro dell'ospedale del cuore: "Tutto si traduce in una grande delusione, con un approccio da parte dell’Ente che già definisce quello che dovrebbe essere il futuro del Cardiocentro. Io credo invece che questo lavoro non possa essere realizzato nell’ambito di un’ottusità amministrativa e politica”
All’interno dell’istituto, il dottor Cassina, alla sua professione di primario delle Cure intense e dell’anestesia, abbina anche un ruolo importane e delicato: è infatti il trait d’union tra il personale, la direzione e il Consiglio di Fondazione. Oltre agli incarichi al Cardiocentro è anche professore all'Università di Ginevra ed è stato presidente per due mandati della Società di Anestesiologia Svizzera.
“Il mio sentimento di frustrazione - spiega Cassina - deriva dal fatto di sentirmi una persona che ha contribuito, negli anni e con tanto lavoro, a realizzare qualcosa di importante. Qualcosa di importante che oggi, in qualche modo, viene ritenuto futile. Questa almeno è stata la sensazione personale che ho provato leggendo la nota del Consiglio d’Amministrazione dell’EOC”.
Il vicedirettore del Cardiocentro parla di “muri” di “porte chiuse” da parte dell’Ente ospedaliero. “Gli stessi muri e le stesse porte chiuse che ho trovato durante le nostre riunioni per le trattative con l’EOC”. Cassina, infatti, è stato uno dei negoziatori che negli ultimi mesi ha lavorato intensamente per arrivare a un accordo tra le parti.
“Tutto si traduce - prosegue nella sua analisi il medico - in una grande delusione, con un approccio da parte dell’Ente che già definisce quello che dovrebbe essere il futuro del Cardiocentro. Io credo invece che questo lavoro non possa essere realizzato nell’ambito di un’ottusità amministrativa e politica”.
Cassina è stato anche coinvolto nel tavolo misto - con i primari di EOC e Cardiocentro - che ha portato alla redazione di un documento che tratteggiava un futuro indipendente per l’ospedale del cuore, sia dal profilo medico che amministrativo. “Abbiamo fatto un grosso lavoro medico-tecnico. Un lavoro che oggi appare quasi inutile. Forse perché i risultati non sono piaciuti all’Ente…”.
Eppure, ribattiamo al nostro interlocutore, l’Ente si richiama con forza proprio a quel documento nel comunicato pubblicato ieri: “A parole sì ma a fatti molto meno….”, risponde lapidario.
Un altro argomento che l’EOC ha messo sul tavolo è quello del “modello IOSI e Neurocentro”. Due eccellenze che fanno parte dell’Ente. Perché per il Cardiocentro questa impostazione non funzionerebbe?
“È molto semplice. Il Neurocentro e lo IOSI sono due realtà di eccellenza ma cresciute in maniera differente rispetto al nostro istituto. Entrambe, infatti, sono nate e si sono sviluppate all’interno dell’EOC. Il Cardiocentro, invece, è sempre stato una struttura indipendente, autosufficiente e di qualità, con una sua filosofia nata e cresciuta all’esterno dell’EOC. Si tratta di centri impossibili da paragonare fra loro”.
L’ospedale del cuore, nelle scorse settimane, ha messo sul tavolo anche una proposta di nuova governance per il futuro dell’istituto. Una proposta che prevede da un lato il passaggio del Cardio nel perimetro dell’EOC ma, dall’altro, la garanzia anche per il futuro di quell’indipendenza e di quell’autonomia alla base di un modello riconosciuto da tutti come di successo. Nella presa di posizione dell’Ente, tuttavia, non fa neppure cenno a questa ipotesi.
“Non prendere neanche in considerazione questa proposta - riflette Cassina - è solo l’ultima dimostrazione dell’assenza di volontà da parte dell’EOC di aprire un dialogo con il Cardiocentro. Con quel progetto di nuova governance noi abbiamo fatto un gesto di grande apertura e di disponibilità al confronto. Abbiamo detto: vogliamo rispettare i patti, entrare a far parte dell’Ente, ma con delle garanzie sulla continuità della nostra filosofia a beneficio dei pazienti. Purtroppo siamo stati semplicemente ignorati”.
Al professor Cassina c’è un altro punto del comunicato dell’EOC che ha dato particolarmente fastidio: il passaggio dedicato al futuro del personale. “Il fatto che l’EOC si rifugi sempre dietro questa falsa promessa non fa altro che sminuire il nostro lavoro. Ci fa sentire come se fossimo delle merci. Si tratta di un’ipocrisia perché in realtà non garantisce affatto le nostre future posizioni. Non sapremo se lavoreremo per il Cardiocentro e, soprattutto, per quale Cardiocentro. Si tratta, lo ribadisco, di una falsa garanzia. Non abbiamo nessuna certezza sul fatto che questo istituto venga diluito o addirittura smobilitato nei prossimi anni. Non viene data nessuna assicurazione sul fatto che la qualità che offriamo oggi - attraverso la nostra filosofia delle cure, il nostro modello, e di conseguenza il nostro attuale modo di lavorare - venga mantenuto”.
“Il personale - prosegue il primario - è un po’ preoccupato e sta soffrendo per questa diatriba. Si sentono un po’ come presi in ostaggio. E l’Ente è responsabile di questa situazione perché non offre nessuna apertura. Solo un muro per proteggersi dietro la falsa promessa dei contratti”.
C’è un altro aspetto di questa intricata vicenda su cui il vicedirettore sanitario del Cardiocentro desidera mettere l’accento: “In questo periodo di transizione, dobbiamo considerare che la gerarchia all’interno del Cardiocentro sta cambiando. Nelle discussioni ci si focalizza sempre sulle stesse persone, quando invece bisognerebbe considerare la futura generazione di medici, che ha una gran voglia di continuare quello che noi abbiamo iniziato e sono già operativi qui da noi. L’EOC, invece, si impunta su uno scontro quasi personale con la vecchia generazione, dimenticandosi volutamente di confrontarsi con la futura leadership del Cardiocentro. Non è con una semplice e miserabile promessa di contratto che possiamo mantenere in Ticino questi professionisti”.
Il dottor Cassina, in conclusione, esprime una speranza per il futuro: “Il mio sincero auspicio è che prevalga un po’ di buon senso politico, tale da permettere a una struttura di eccellenza, e collaudata, di poter continuare a curare il paziente cardiopatico ticinese come lo facciamo oggi”.
E l’ultimo pensiero, il vice direttore sanitario del Cardiocentrto, lo rivolge con gratitudine al gruppo di sostegno Grazie Cardiocentro nato nelle scorse settimane: “Questo gruppo, che riconosce la qualità delle cure del Cardiocentro, ci permette di sperare in una soluzione positiva”.