Zero debiti e zero finanziamenti dal Cantone. I vertici del Cardiocentro fanno chiarezza sui conti. Giorgio Giudici: "Basta disinformazione". Tiziano Moccetti: "Stiamo combattendo per i pazienti"
Il vicedirettore sanitario Tiziano Cassina: “Abbiamo saputo da una recente riunione sindacale che circa 70 collaboratori in caso di passaggio all’Ente ospedaliero verranno ricollocati o tagliati. Quando chiediamo garanzie per i dipendenti non ci limitiamo ai contratti ma vogliamo che vengano assicurate anche in futuro le attuali posizioni”
LUGANO – Basta disinformazione sul Cardiocentro! È questo il messaggio che ha voluto mandare oggi la Fondazione che gestisce l’Ospedale del cuore. Un messaggio supportato da una lunga serie di cifre sulla situazione finanziaria del ‘Cardio’ messa in discussione nelle scorse settimane.
Ma il numero più importante è zero: zero come i debiti del Cardiocentro e zero come i soldi pubblici incassati. Insomma, l’istituto non ha mai chiesto un franco al Cantone per finanziare investimenti e ricerca.
Il che tra le righe significa che se la Fondazione non avesse attinto esclusivamente al proprio patrimonio l’ente pubblico avrebbe dovuto spendere negli ultimi tre anni qualcosa come 22 milioni di franchi per raggiungere questo livello di qualità.
Alla conferenza stampa svoltasi oggi nella sala Zwick – intitolata al donatore che consentì la nascita dell’istituto – c’era tutto lo stato maggiore del Cardiocentro: il presidente, Giorgio Giudici, i membri della fondazione Claudio Massa, Giovanni Jelmini e Boris Bignasca, il direttore e il vicedirettore sanitari, Tiziano Moccetti e Tiziano Cassina.
Giudici: “Siamo qui per informare in modo compiuto, per rimediare alla disinformazione in un momento molto delicato per il Cardiocentro. Chiediamo rispetto, non tanto per noi della Fondazione ma per i quattrocento dipendenti e per i pazienti. In queste settimane siamo rimasti disorientati e disarmati rispetto a certe informazioni che sono circolate sui media”.
“Vogliamo fare trasparenza totale – gli ha fatto eco Massa, l’uomo dei numero della Fondazione -. La premessa è che proprio in nome della chiarezza la gestione operativa e la ricerca del Cardiocentro sono separate. Mischiarle significa solo voler confondere le acque”.
E allora, il risultato di gestione ospedaliera nel triennio 2012-2015 è stato in attivo di due milioni e mezzo. Nel 2016 c’è stata una perdita di 600'000 franchi, l’anno successivo nuovamente un attivo di circa 50'000 franchi. Su questi risultati hanno un peso importante, come per tutti, le fluttuazioni delle tariffe delle casse malati. Mentre sul fronte della ricerca le cifre sono quelle esposte prima e rappresentano tra il 7 e il 9% del budget dell’istituto, una percentuale, è stato spiegato, in linea con quella di altri istituti paragonabili.
Massa ha spiegato anche la questione della rivalutazione dell’immobile e degli impianti, questione sollevata per criticare la gestione finanziaria del ‘Cardio’: la rivalutazione è tecnicamente una ripresa di ammortamenti eccessivi effettuati prima del 2015, che avevano portato a una diminuzione del patrimonio. Questa operazione contabile è stata fatta sulla base di una perizia indipendente che l’ha convalidata.
“Abbiamo ritenuto importante fare questa rivalutazione – ha aggiunto Massa – per evidenziale correttamente il patrimonio del Cardiocentro in vista del passaggio all’Ente ospedaliero”.
Per riassumere, le finanze del Cardiocentro sono sane e il risultato di gestione è in attivo, la Fondazione non ha debiti e il capitale circolante netto nel 2017 è stato di 7 milioni. La ricerca è un settore strategico sia per i pazienti sia per le relazioni nazionali e internazionali che l’Ospedale del cuore ha intessuto in questi anni.
C’è un ultimo dato importante: dal 2012 al 2016 il Cardiocentro ha generato un indotto di 365 milioni ridistribuito sul territorio nazionale e cantonale. E, grazie al Cardiocentro, il Cantone ha risparmiato dal 1999 al 2011 circa 250 milioni in ospedalizzazioni oltre Gottardo.
“Certe critiche fanno male, dopo 25 anni di lavoro che è sotto gli occhi di tutti - ha aggiunto Giudici -. Siamo un Paese straordinario, ma dove purtroppo qualcuno cerca sempre di smontare quello che vale per montare quello che non vale”.
Il presidente della Fondazione si è poi sfogato commentando i rilievi sulle statistiche degli interventi cardiologici. “Le statistiche per me possono andare nel cestino – ha detto -. Me ne frego delle statistiche e di come vengono artificiosamente interpretate. Noi siamo qui per salvare delle vite e le vite non si salvano con le statistiche. Chi usa questi metodi è solo un disperato senza argomenti. È una follia totale! Se qualcuno ha un infarto e abbiamo esaurito i margini statistici cosa facciamo? Lo rimandiamo a casa?”.
Su questo tema è intervenuto anche il professor Moccetti, con la stessa passione: “Il mio sogno è sempre stato quello di creare un centro che fosse il migliore possibile per ogni cittadino ticinese. Abbiamo dato tutto quanto potevamo e anche di più e non accetto che il nostro impegno venga infangato. Stiamo combattendo per i pazienti, per fare in modo che anche in futuro il Ticino non debba sentirsi secondo a nessuno in Svizzera nel nostro settore di cura. Combatterò fino a quando non avrò le garanzie che la qualità e il team del Cardiocentro saranno salvaguardati anche in futuro”.
A proposito del team, l’intervento del professor Cassina: “Abbiamo saputo da una recente riunione sindacale che circa 70 collaboratori in caso di passaggio all’Ente ospedaliero verranno ricollocati o tagliati. Quando chiediamo garanzie per i dipendenti non ci limitiamo ai contratti ma vogliamo che vengano assicurate anche in futuro le attuali posizioni. Abbiamo chiesto tra i 10 e i 15 anni di proroga al Governo per poter costruire quel centro cuore-polmoni condiviso sia dai primari dell’Ente che da quelli del Cardiocentro”.
Infine, l’augurio di Giovanni Jelmini: “Mi auguro che da qui in avanti ci si confronti sulle idee e sui progetti, anche in modo duro, ma che la si smetta con le bugie e la denigrazione verso un istituto e un team di professionisti per i quali non si può che provare ammirazione e riconoscenza”.