ANALISI
Lugano: alla squadra manca personalità? Non è ancora crisi ma se ne sente l'aria. Bravo Renzetti nel predicare calma e lucido nell'analisi dei problemi tattici
L'ANALISI - Otto punti in otto giornate sono pochi. E la sconfitta di ieri sera contro il Sion è stata pesante. A Pierre Tami spetta soprattutto il compito di rivitalizzare nella mente e negli attributi i suoi giocatori
KEYSTONE/Ti-Press/Samuel Golay
di Andrea Leoni

Otto punti in otto giornate sono pochi per questa rosa. Così come non è un risultato accettabile il penultimo posto in classifica, a soli due punti dall’ultima. Su questo non possono esserci dubbi. Il Lugano non è ancora in crisi ma avverte con chiarezza i venti minacciosi che l’annunciano.

 

Inutile girarci intorno: la sconfitta di ieri sera contro il Sion è stata pesante. Perdere in casa offrendo una prestazione scadente, contro una squadra che stava attraversando un periodo nero e con un allenatore mezzo esonerato, è preoccupante. Anche perché si inserisce in un quadro clinico che conferma una diagnosi emersa nelle ultime gare: il Lugano non sta bene.

 

Si può fare finta di no ma quella di ieri era una partita speciale, come lo sono sempre i confronti con gli ex allenatori con cui ci si è lasciati in malo modo. Molto spesso sono gare che si vincono più con la testa, con i nervi, con la personalità, con la fame, che con la tecnica e con la tattica. La squadra, in questi passaggi particolari, deve essere in grado di rappresentare i sentimenti della piazza. Il Lugano non ci è riuscito. Forse, come accaduto in Europa League, questa squadra non sa reggere certe tensioni. Almeno non ancora. Paolo Tramezzani, ieri sera, è stato più bravo di Pierre Tami. I bianconeri si sono infilati nel trappole annunciato e hanno perso una partita di quelle che bisogna vincere o perlomeno non perdere.

 

Angelo Renzetti, dal canto suo, è stato molto lucido a fine partita. Ha detto esattamente ciò che doveva dire. Calma, perché l’ansia nei passaggi delicati, può portare la squadra ad avvitarsi sulle proprie incertezze. E poi dal punto di vista tattico, e tecnico oseremmo dire, ha messo l’accento sul punto centrale: il Lugano dopo otto giornate non ha ancora trovato la quadratura del cerchio. Come giocare, con quali interpreti giocare. Bisogna darsi una mossa e spazzare via gli equivoci. Servono idee chiare e su quelle insistere. Senza però cedere alla tentazione sempre ingannevole di voler inventare l’acqua calda. In casi come questi la semplicità è un’arma potente per dare innanzitutto quelle certezze di base di cui nessuna squadra può fare a meno. A Pierre Tami quindi l’incarico di mettere sul campo una squadra più solida e meno confusa. All’allenatore bianconero spetta però soprattutto il compito di rivitalizzare nella mente e negli attributi i suoi giocatori.

 

Il calcio, nella sua essenza, è una cosa semplice: occupazione degli spazi, attraverso il continuo movimento della palla e dei calciatori, e tempi di gioco. Oppure un fuoriclasse al di sopra di questi principi. Il Lugano un campione che vince da solo le partite non ce l’ha, e quindi se non riesce a fare le altre due cose, inevitabilmente, perde. Ma per riuscire ad eseguire i due principi di gioco fondamentali, e qui ancora una volta Renzetti ha ragione, occorrono calciatori che non commettano troppi errori tecnici e che si assumano la responsabilità di produrre calcio rischiando le giocate e guidando i compagni. Anche a livello temperamentale. Non è solo dunque una questione di moduli, che pure sono importanti.

 

Il presidente bianconero ha indicato la strada: a suo dire si può giocare anche senza punte, ma con più giocatori offensivi di qualità. Su questo punto manteniamo qualche riserva. Perché comunque dell’uomo che fa tanti goal, che sia vero o finto 9, una squadra ne ha bisogno. Il Lugano ce l’ha un giocatore così? E poi c’è un discorso di gestione delle varie fasi della partita, che non è così evidente da sviluppare quando la palla non ce l’hai tu.

 

Inutile ribadire, infine, quanto la partita di domenica in casa contro il Grasshoper sia delicata e fondamentale. Non solo per togliersi dai chiari impicci di classifica, ma anche per affrontare il successivo incontro di Europa League senza che questo si trasformi in un cappio con pesanti ricadute sulla stagione. Come già ripetutamente accaduto in passato a piccole squadre catapultate sul palcoscenico europeo.

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